Chapeau. Giorgia Meloni ha ripreso in un twitter il “canto in memoria di chi non c’è più” scritto da Pietrangelo Buttafuoco e pubblicato da questo giornaluzzo con un titolo marcatamente romantico e all’un tempo politico: “Una storia di famiglia, la destra”. Inutile negarlo: la sensibilità della leader di Fratelli d’Italia e, soprattutto, la sua gentilezza nei confronti di una testata che di certo non le è stata vicina in questa campagna elettorale, offrono un’immagine opposta alla volgarità di certe faccette nere siciliane, sguaiate e impresentabili. Ricordate il Balilla, quel ridicolo padroncino dell’assessorato al Turismo che insultava a colpi di “suca” chiunque si azzardasse a criticare le sue spese pazze, le sue sbracature da parvenu al festival di Cannes, le sue fittissime relazioni con l’editore della Gazzetta dello Sport, le sue genuflessioni a Mediaset, le sue goffe apparizioni nei talk-show di Veronica Gentili, le sue scempiaggini ai danni dell’Orchestra Sinfonica? Il twitter di Giorgia Meloni lo dedichiamo a lui, a Manlio Messina, meglio conosciuto come il Cavaliere del Suca, fortunatamente cacciato dalla Regione e pietosamente ricoverato per intercessione di Francesco Lollobrigida, suo padrino politico, in un seggio di Montecitorio. Per un cinico capriccio del destino il seggio gli verrà assegnato dopo la rinuncia di Giorgia Meloni, prima degli eletti in quel collegio della Sicilia orientale. A una persona che ha stile, intelligenza e senso delle istituzioni – il twitter di ieri sta lì a dimostrarlo – subentrerà un neofascistello di scuola catanese, rozzo, arrogante, spregiudicato, presuntuoso, molto amato dalle lobby. Ma pazienza: un altro puntino nero sul volto di questa bellissima e sventurata terra di Sicilia.