La questione, così posta, è al limite del patetico. Mentre un siciliano che vuole rientrare a casa per le feste, dovrà pagare 400 euro un Torino-Catania (o dovrà fare doppio scalo a Varsavia e Kiev – sì, avete capito bene – per risparmiare più della metà), un turista che arriva nell’Isola, grazie al programma SeeSicily, potrà acquistare un biglietto aereo al 50%, a patto che si rivolga a un’agenzia di viaggio convenzionata e presenti contestualmente la prenotazione per l’albergo. Dove, se gli va di lusso, potrà anche pernottare una notte gratis. Sembra una presa in giro, e in effetti lo è (per i siciliani): da dicembre, infatti, entra a regime l’ultima parte della misura pensata dal prode Manlio Messina in sede di Finanziaria 2020, quella di cartone, e costata alle casse della Regione 75 milioni fra voucher e sconti vari.

Ai voli calmierati ne sono destinati quindici. Sarà palazzo d’Orleans, in pratica, a farsi carico del 50% del prezzo del biglietto (fino a un massimo di 100 euro per i voli continentali e di 200 per quelli intercontinentali). Anche sulle navi si paga la metà.  Bella, la vita. La misura, però, è pensata solo ed esclusivamente per i turisti. Non potranno beneficiarne studenti e lavoratori fuorisede, ad esempio, che per Natale (come sempre) saranno sottoposti al salasso delle compagnie aeree. Messina, ovviamente, gode a metà, altrimenti finirebbe per aumentare il disprezzo nei confronti di un governo che sulla continuità territoriale non fa un solo passo avanti. E che manco per sbaglio riesce a tutelare centinaia di migliaia di siciliani costretti a spostarsi: non solo in estate o per le feste. “Il mio assessorato si occupa di questo – si è schernito l’assessore al Turismo, nella dichiarazione raccolta da ‘Repubblica’ – Per i residenti stiamo cercando di spingere sul riconoscimento dell’insularità e sulle rotte sociali, ma non è compito mio”.

Verrebbe da credere che non è compito di nessuno. Ieri Musumeci ha incontrato il boss di Ryanair – la lowcost che in alta stagione impone prezzi da capogiro, al netto dei bagagli (considerati a parte) – ma l’unica cosa che è riuscito a garantire è una discussione con Draghi per abolire la detassazione sui diritti d’imbarco. Ma che ne sanno i siciliani. Loro non possono improvvisarsi i turisti, ma nemmeno viaggiare per esigenze di lavoro. Armao va sciacquandosi la bocca coi calcoli sull’insularità, ma non ha mosso un dito quando la nuova compagnia di bandiera, Ita Airways, nel subentrare ad Alitalia ha ‘cancellato’ la continuità territoriale da Comiso. Che per questo rimarrà senza voli su Roma fino al 17 dicembre (quando torna Ryanair). Mentre le rotte sociali sono state appena ripristinate: ma si potrà godere del 30% di sconto, per quattro di categorie di viaggiatori, su prezzi di partenza per lo più improponibili. L’assurdità regna sovrana.

La Regione, anziché – cordialmente – garantire un sostegno economico a malati e disabili che volano verso il continente per ricevere assistenza e cure, si limita a una scarna esultanza (almeno un po’ di continenza) per aver concesso uno sconticino ai turisti in transito. Ben venga lo sconticino, per carità. Qui non c’entra il provincialismo, ma la sostanza delle cose. C’entra il destino di un popolo rassegnato alla sua emarginazione. E una classe politica che non muove un dito. E se lo fa, finisce spernacchiata.