Il primo weekend in quarantena scorre lento. Ma dando un’occhiata alla cronaca, anche le certezze più consolidate sembrano distorte dal tempo trascorso in casa e dal rimbombo mediatico di questo maledetto virus. Un fatto nuovo c’è: la Lombardia ha quasi terminato i posti letto di terapia intensiva (“Siamo al collasso” ha detto l’assessore Gallera). E si guarda in giro per chiedere aiuto. A questi ritmi non riuscirà a contenere il contagio e garantire cure ai pazienti gravi. Persino Angela Merkel, cancelliera tedesca, si è offerta di dare una mano (“La ringrazierei a vita”, è stato il commento del governatore Fontana in un’intervista a “Repubblica”). Ma la cosa davvero strana e sorprendente, e di per sé bellissima, è che ad alleggerire il peso della sanità lombarda sia anche la nostra “povera” Sicilia dal cuore grande: due pazienti bergamaschi, nella provincia che al momento rappresenta il focolaio più caldo, sono stati accolti al “Civico” di Palermo perché su al nord non c’era praticamente posto.

Sono stati ricoverati in Rianimazione, purtroppo in gravi condizioni, dopo aver sorvolato con un aereo militare i cieli spenti di un Paese svampito dalla paura. La Sicilia ha ancora posti letto a disposizione: sono soltanto dieci le persone intubate per le complicanze da Covid-19. “L’Italia è una e non dobbiamo mai dimenticarlo” ha detto l’assessore Ruggero Razza, che non dorme praticamente più per consentire all’emergenza un atterraggio morbido nella nostra Isola. Fin qui abbiamo retto. Ma di fronte a una “stortura” simile, in cui un’eccellenza della sanità viene a chiederci una mano, perché non regge più il peso della malattia, una domanda sorge spontanea: se Codogno fosse stato un qualunque paesino nell’entroterra siciliano, come sarebbe andata a finire? Male, senz’altro.

Gli incroci fra Milano e la Sicilia sono frequentissimi anche ai tempi del Coronavirus. Quando, nei giorni scorsi, Musumeci ha quantificato in ventimila unità il controesodo dal Nord Italia, si disse che quasi la metà di loro proveniva dalla Lombardia, e addirittura in seimila dalla provincia di Milano, dove i ragazzi si fiondano, terminate le scuole dell’obbligo, per continuare a studiare o apprendere un mestiere. Vanno a scoprire l’Europa e vengono accolti. Talvolta, di fronte alle sparate orbe dei politici, si cancella di colpo un vissuto che ci accomuna e che ci ha accomunato, impolverando la gratitudine con facili isterismi. In queste fasi tutto torna a galla, ma i sentimenti buoni prevalgono.

Ora la Lombardia ha bisogno di noi, anche se è quasi un ossimoro. Un ragionamento ribaltato in un mondo che sembra non appartenerci a fondo, dal quale prendiamo le distanze e al quale vorremmo ribellarci (forza della disperazione: cosa non si farebbe per una domenica stirnicchiati al sole di Mondello). I problemi, però, sono altri, e la Lombardia li rappresenta tutti. Non ci sono più posti letto e per ovviare, oltre ai due malcapitati “importati” nell’Isola, si sono inventati una cura tipo Wuhan: un ospedale da campo al Portello, in zona Fiera, dove – per intenderci – ogni anno milioni di turisti si accaparrano un posto per il Salone del Mobile et similia.

L’economia piegata all’emergenza, che ci fa precipitare sul pianeta del bisogno. Il governatore Fontana aveva trovato una sponda nella Protezione civile nazionale, “ma ora i ventilatori (polmonari) non si trovano e i medici mancano. Noi abbiamo già il progetto di massima per due padiglioni in fiera e stiamo cercando di andare avanti lo stesso”. Ha chiamato il re delle emergenze, Guido Bertolaso, che “ci aiuterà a realizzare questo ospedale da campo” al prezzo simbolico di un euro. Non vogliamo trovarci impreparati di fronte al peggio”.La curva del contagio non ha ancora fatto registrare il picco, che potrebbe arrivare nelle prossime settimane. Così, anziché presentarsi disarmati di fronte al peggio, meglio fiondarcisi contro.

Un altro esempio virtuoso, stavolta nella sanità privata, arriva dal San Raffaele di Milano, dove alcune donazioni milionarie (avviate, fra gli altri, dal cantante Fedez e della moglie Chiara Ferragni) hanno permesso di realizzare un reparto di terapia intensiva nuovo di zecca in una tensostruttura che già copre l’ex campo sportivo dell’Università Vita – Salute San Raffaele. Ci sarà da aspettare qualche altro giorno per allestirlo e riempirlo di pazienti, ma aiutare è una cosa bellissima, e stringersi nell’emergenza pure. La Sicilia – che in queste ore ha cominciato ad attrezzare, più o meno allo stesso modo, i Covid Hospital – lo sa fare bene, e ogni tanto vale la pena sottolinearlo.