Caro Direttore,

ho letto il suo pezzo nella rubrica ‘Operette Immorali’ su Miccichè e Caruso (Caruso mi vorrà perdonare se non rispetto l’ordine alfabetico) e non fatico molto a comprendere cosa sia accaduto. Miccichè avrà scoperto una cosa che era già nota e cioè che Marcello Caruso, diciamo, non è un genio.

Un giorno mi lamentavo con un mio caro amico del perché un nostro comune conoscente si comportava in una maniera che definirei impropria e lui imperturbabile mi disse: caro Diego, si è vista una aquila reale schiantarsi improvvisamente a terra, ma hai mai visto un pollo volare alto?

Devo, però, farle una confessione prima di andare avanti. Io adoro Gianfranco Miccichè. Ne conosco a fondo i difetti ma anche i pregi senza i quali molti di quelli che ne contestano i difetti sarebbero a passeggiare la scimmia. Capisco pure che è fortemente impopolare affermarlo perché Gianfranco è una di quelle persone che ama farsi nemici e naturalmente fa di tutto perché questo accada con una propensione naturale che non ha pari.

Questa volta, devo dire, che ha esagerato, non foss’altro per il danno causato al partito in termini di voti per la decisione di Caruso di lasciare la guida del coordinamento provinciale. Però, io gli voglio bene lo stesso.

Mi creda Direttore, è molto meglio di tanti fenomeni che ho conosciuto e che credono che non si possa fare a meno di loro. Direttore, lei non mi crederà ma Miccichè non è uno che ama il potere né ama esercitarlo.

In Sicilia ed in Forza Italia però in realtà, e questo non è in contrasto con quanto detto prima, non ha mai comandato nessuno tranne lui. Quelli che hanno avuto potere nel partito, lo hanno avuto derivato oppure hanno approfittato delle deleghe che ha dato loro, talvolta anche improvvidamente.

Forza Italia negli anni è stata piena di questi scienziati e molti di questi che, a mala pena, potevano fare i soldati, sono invece diventati colonnelli lamentandosi poi di non essere diventati generali. Certo, in questo caso le avvisaglie c’erano tutte.

Io stesso ero rimasto vittima di questa ansia di Caruso.

Direttore, forse è un po eccessivo scomodare Schopenhauer per Marcello Caruso ma per lui la vita è come il pendolo che oscilla tra la noia e il dolore, noia per il traguardo appena raggiunto e il dolore per quello che ancora non ha. Naufragato spesso, miseramente è fuggito e ha cambiato partito sempre carico però di nuovi desideri.

Non vedo ragione quindi di tanto clamore. Io non conosco il merito della questione e non sono neppure interessato a conoscerlo ma mi sarei meravigliato se fosse andata diversamente. La domanda non è infatti perché è sorto questo contrasto ma per quale imponderabile ragione Marcello Caruso è potuto diventare coordinatore provinciale di Forza Italia e presidente della SAS?