E’ notizia di qualche settimana fa: Giovanni Ardizzone, ex presidente dell’Assemblea regionale in quota Udc, non dovrà risarcire l’Ars dei 130 mila euro che la magistratura contabile lo aveva condannato a pagare in primo grado. Ardizzone è stato assolto dall’accusa di danno erariale, rilevato inizialmente dalla Corte dei Conti, per aver affidato consulenze e incarichi illegittimi durante la sua permanenza a Palazzo dei Normanni, fra il 2013 e il 2017. Difeso da Giampiero D’Alia, potentissimo dell’Udc se ce n’è uno, Ardizzone una volta per tutte regola i conti con quel palazzo che l’ha visto nel ruolo di massimo inquilino durante la legislatura (e i governi) Crocetta. Fu eletto con 46 voti.

L’ultima uscita di Ardizzone a Sala d’Ercole, nel 2017, per l’insediamento del suo successore: Gianfranco Miccichè. “Finalmente sono un uomo libero”, disse. Il politico messinese, infatti, ha fallito la rielezione con i Centristi a sostegno di Fabrizio Micari, candidato del centrosinistra: la lista si è fermata al 5%. Da quel momento il suo impegno si è proiettato altrove. Il 18 marzo 2019, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il suo decreto di nomina a componente del Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione siciliana, sezione Giurisdizionale. “Il mio grazie – disse all’epoca Ardizzone, riferendosi anche all’avallo di Musumeci – va a chi mi consente di continuare il mio impegno nelle istituzioni”. Il Cga (Consiglio di Giustizia Amministrativa) è il secondo grado – dopo il Tar – della giustizia amministrativa in Sicilia. Una sorta di Consiglio di Stato ‘isolano’. Ne fanno parte alcune vecchie glorie della politica, tra cui Nino Caleca, ex assessore regionale all’Agricoltura. E altri, come l’ex deputato An Nino Lo Presti, o Michele Cimino (attuale presidente dell’Amat) sono seri candidati per il futuro.

Ardizzone, che nel corso della precedente legislatura ha vietato il ritorno all’Ars di Cuffaro per un convegno (l’ex presidente della Regione aveva scontato la sua pena a Rebibbia, ma la politica decise che non era ancora il momento di riabilitarlo) e rimproverato l’assessore Battiato per aver messo piede in aula senza la cravatta, aveva vissuto sulla cresta dell’onda un altro paio di legislatura prima di guadagnarsi lo scranno più alto. Poi ha deciso di dedicarsi ad altro. Senza clamore e senza spunti. Una cellula dormiente.

 

PUNTATA 1 – FRANCESCO CASCIO