Luca Zingaretti mette la parola fine a vent’anni di Montalbano. La pandemia è stata la pietra tombale sulla fiction prodotta da Carlo Degli Esposti, che la Rai ha mandato in onda ininterrottamente dal ’99. “Montalbano non è mai stato un problema di soldi – ha confermato Zingaretti a ‘Repubblica’ -. Diciamo che per me è stata una avventura professionale e umana meravigliosa. Adesso mi sembra conclusa. L’autore non scrive più e anche il mio amico regista, Alberto Sironi, se ne è tristemente andato. Ha senso terminare la saga filmando gli ultimi due romanzi inediti anche in segno di rispetto verso di loro? Oppure è proprio la loro mancanza a suggerire un rispettoso silenzio? Propendo per la seconda ipotesi”.

La scorsa primavera è andato in onda ‘Il Metodo Catalanotti’, tratto dal terz’ultimo romanzo di Camilleri. Con Zingaretti alla regia. Ma la scomparsa del maestro di Porto Empedocle, oltre a quella di Alberto Sironi e dello scenografo Luciano Ricceri, ha anticipato la fine di questa meravigliosa avventura, che ha rappresentato un volano economico di eccezionale portata per gli Iblei. Sebbene, nei mesi scorsi, Angelo Russo, alias Catarella, aveva sussurrato di aver firmato assieme agli altri attori un’opzione per tornare sul set e filmare gli ultimi due episodi. Non accadrà. Zingaretti, prossimo al congedo, parla di come ha interpretato quel ruolo per anni. In Montalbano c’è “un attore introverso, con una educazione antica e una tecnica e una formazione solida che applica a una passione e a una sensibilità che gli derivano dal suo modo di approcciare la vita”.

Poi un giudizio su Camilleri: “Un uomo intelligentissimo, con una modernità di pensiero straordinaria, forse dovuta al suo mestiere e alla sua frequentazione con i giovani, e una educazione ottocentesca fatta di storie, di letteratura, di poesia e filosofia”. L’attore romano ha da poco terminato le riprese per Sky della serie “Il Re”, otto episodi nel quale è un direttore di un carcere che usa metodi perlomeno discutibili.