Se le opposizioni si guardassero allo specchio, farebbero fatica a riconoscersi: mentre a mezzo stampa preannunciano una mobilitazione di piazza, il prossimo 15 giugno, “per dire no allo sfascio della sanità e per imporre a Schifani un cambiamento drastico di rotta”, in aula si comportano da stampella e permettono al governo di portare a casa la manovrina da 50 milioni senza la benché minima resistenza. Il vecchio ostruzionismo parlamentare? Anch’esso bandito.

Ci sono volute appena tre ore per approvare un testo di una quindicina di articoli, in cui Pd e Cinque Stelle non hanno toccato palla. Certo, non si è discusso del “tesoretto” (per quello ci sarà tempo nelle prossime variazioni, a luglio); ma colpisce che sia bastato un piatto di lenticchie – i 5 milioni destinati ai Consorzi di Bonifica di Agrigento e Ragusa e il milioncino di bonus per le misure anti-povertà – per evitare il ricorso al ‘voto segreto’. Cioè l’unico strumento parlamentare capace di far venire a galla i malumori del centrodestra.

Ci hanno rinunciato, a tutti gli effetti. Emanuele Lauria, nel suo fondo per l’edizione palermitana di Repubblica, parla di “un’opposizione tutta ormai condannata al discredito per le pratiche di spartizione che anche in questi giorni si stanno consumando in Assemblea”. Anche Schifani ha preso atto della situazione, non più una novità, sottolineando il “clima costruttivo”, “anche da parte dell’opposizione”, nelle dinamiche di Sala d’Ercole. Quello che si preannunciava come un confronto spietato, si è rivelata una farsa. Una pratica cavalleresca, alias inciucio, che svilisce la politica e sgonfia di significato le proteste. Di quelli bloccati in autostrada, di quelli in attesa al Pronto soccorso, di quelli che non hanno più acqua per irrigare i campi.

L’opposizione, che fino a poche ore prima gridava “al lupo, al lupo” puntando sull’effetto tragicomico dell’ennesimo sondaggio – Schifani ultimo tra i presidenti di regione – si è rivelata per quello che è: una nullità (politica). In questo scenario, in un completo ribaltamento di prospettiva, guadagna punti Cateno De Luca. Almeno aveva fatto coming out ed è riuscito a ottenere un fiume di contributi (tranne un paio di milioncini da recuperare più avanti) per il pezzo di Sicilia che gli sta più a cuore: “Ringrazio il Governo regionale per avere rispettato gli impegni assunti con la città di Messina”, ha detto Scateno. Limpidamente. Forse il sindaco di Taormina ha capito che non serve più nascondersi. Che dichiararsi sostenitore, se non addirittura alleato del centrodestra, servirà a smorzare prima del tempo le proteste di una fan base apparsa oltremodo critica per le recenti capovolte. E comunque ha trovato il coraggio di ripudiare un’opposizione a tutti i costi, per trasferirsi armi e bagagli nella maggioranza.

Cosa che il Pd e i Cinque Stelle continuano a rimandare. I dem, anche alla vigilia delle operazioni di voto, avevano preferito rimarcare le differenze al proprio interno che non la distanza dalle proposte del centrodestra: “Nessuna riunione è stata fatta all’interno del gruppo Pd all’Ars – aveva detto l’on. Dario Safina, vicino al segretario Barbagallo – per dettare la linea da tenere rispetto alla manovrina: non esiste alcuna direttiva che preveda il non ricorso al voto segreto. Non deporremo le armi, non è nel nostro stile farlo”. Eppure nessun granello è finito negli ingranaggi della maggioranza di governo.

Anche il M5s, tanto acido quanto combattivo fuori dalle stanze del potere, ha risparmiato energia in vista dei prossimi appuntamenti. “Apprezziamo – ha detto il capogruppo, Antonio De Luca – l’impegno preso dal presidente Schifani a presenziare al più presto alla seduta speciale d’aula sullo sfascio della sanità che chiediamo da tempo”. Intanto, il 15, sfileranno in piazza con le bandiere. “Questa manifestazione è non solo protesta, ma anche, e soprattutto, proposta – ha aggiunto il coordinatore regionale, Nuccio Di Paola -: abbiamo caricato e stiamo caricando numerosi disegni di legge, come quello che prevede di affidare la gestione delle liste d’attesa ai Nas, per tamponare almeno qualche falla in questo settore disastrato (la sanità, ndr) in attesa che Schifani distolga lo sguardo dalle poltrone per i suoi fedelissimi e guardi finalmente ai bisogni dei cittadini”.

La protesta, però, non è più rovente ma di facciata. L’opposizione costruttiva potrebbe avere senso qualora esercitata. Ma di questa opposizione non è rimasto nulla, al netto delle derive sbirresche e un tantino populiste di Ismaele La Vardera. Il quale, dopo aver denunciato che qualcuno vorrebbe fargliela pagare solo per aver fatto il suo dovere da parlamentare, è riuscito nell’intento più nobile: “Fare pronunciare a Re Schifani la parola genocidio. Si l’ha fatto davvero, ma soprattutto – sottolinea l’ex Iena – ha sposato una mia proposta che chiede alla Regione siciliana di aprire dei corridoi umanitari per i minori che stanno affrontando le pene atroci di una guerra spaventosa”. Ci manca solo la richiesta di attivare l’esercito siciliano per ristabilire la pace in Palestina. Ma per essere utili basterebbe anche un’iniziativa, una riforma legata ai problemi di questa terra.

Invece sentite cosa succederà da qui in avanti: l’opposizione continuerà a dichiarare la propria contrarietà a tutto, assegnando le pagelle a Schifani e mettendo in evidenza le pratiche occulte per la spartizione del sottogoverno; poi arriverà la manovra di luglio e tutti, di nuovo, siederanno al tavolo per spartirsi le mance (ballano già una quarantina di milioni). Se questo istinto collaborazionista reggerà, e da parte del governo non mancheranno le aperture, andranno in vacanza a braccetto. Fino alla prossima protesta sui giornali.