Stop agli stipendi dei regionali, alle prenotazioni delle visite mediche, al 118, al mondo dell’università: in una parola, paralisi totale. Il cataclisma per la Sicilia potrebbe essere dietro l’angolo, se i server di Sicilia Digitale. il cuore informatico della Regione, dovessero essere costretti a spegnersi per mancanza di soldi. E l’ipotesi potrebbe essere tutt’altro che remota, visto che la società che dal cuore di Palermo tiene in vita le connessioni della Regione non è quasi più in grado di pagare le bollette della luce e canoni di locazione anche per utenze non sue, come fa ormai dal lontano 2007, accumulando crediti nei confronti di terzi che rischiano di mandare in tilt i propri bilanci.

“Sicilia Digitale – afferma il deputato regionale M5S, Nuccio di Paola, che sulla vicenda sta indagando da tempo – è ormai con l’acqua alla gola, tanto che è in grosse difficoltà pure poter pagare gli stipendi. Figurarsi per quanto riuscirà a pagare le bollette e le locazioni delle altre società regionali cui da anni ha subaffittato i locali senza averne in contropartita il becco di un euro, nonostante i ripetuti solleciti di cui l’assessore Armao è a conoscenza, e per i quali nessuno, finora, ha mosso un dito. I crediti ormai sfiorano i 5 milioni di euro e a Sicilia Digitale non nascondono la loro viva preoccupazione, come scrivono gli stessi vertici in una nota indirizzata agli assessorati dell’Economia e delle Autonomie locali e inviata per conoscenza pure all’assessore Armao”.

Che il rischio stop sia tutt’altro che impossibile è messo nero su bianco dai dirigenti di Sicilia Digitale Colombo e Canonico, che alla Regione scrivono che se Sicilia Digitale non sarà messa nelle condizioni di provvedere al pagamento dei costi per i consumi di energia elettrica ascrivibili alla Regione Siciliana…non si riterrà responsabile dei danni che potranno essere arrecati per l’impossibilità di mantenere sotto tensione i sistemi attualmente gestiti. “La vicenda – racconta Di Paola- risale al 2008, quando Sicilia Digitale subaffitta a società regionali locali per i quali anticipa pure il costo del consumo energetico. Si arriva ad un totale di somme anticipate di quasi 5 milioni di euro durante i quali si è assistito ad un indecente e infinito rimpallo di responsabilità da un ente regionale all’altro che non solo non ha portato a nulla, ma ha pure fatto lievitare i debiti e i relativi interessi provocando un probabilissimo danno all’erario. Per questo abbiamo segnalato la vicenda alla Procura della Corte dei Conti”. Sulla vicenda il M5S è comunque determinato ad andare a fondo, per questo ha chiesto alla Commissione Bilancio di convocare l’assessore Armao a riferire.

L’ALTRA QUESTIONE APERTA CON LA CORTE DEI CONTI

Che la Regione non possa più spendere un euro è un modo di dire. In realtà, durante la pre-adunanza pubblica di ieri, la Corte dei Conti ha comunicato che Palazzo d’Orleans ha 3 miliardi di fondi vincolati, cioè di soldi che non si possono spendere in presenza di un disavanzo con lo Stato. Disavanzo che, secondo le stime fatte emergere in estate dagli uffici dell’Assessorato al Bilancio, ammonta a oltre 700 milioni di euro. In realtà la Regione ha già smesso di spendere da mesi: da quando, cioè, comunicando all’aula la gravissima situazione finanziaria dell’Ente, il presidente dell’Assemblea Gianfranco Micciché ha bloccato tutte le leggi di spesa contenute nell’ultimo collegato della saga, quello della V commissione.

A sbloccare la situazione, o a ingarbugliarla del tutto, sarà il giudizio di parifica che la Corte dei Conti emetterà il prossimo venerdì. Ieri è stato solo un assaggio. I magistrati contabili hanno rilevato che rispetto ai 314 milioni presenti nelle casse siciliane alla fine del 2018 – cifra comunicata dall’assessore Armao – il saldo sarebbe negativo di 110 milioni, attesi i vecchi debiti di tesoreria. E che inoltre ci sarebbero 6 miliardi di saldo di cassa negativo a valere sui fondi regionali, anche se i magistrati hanno rilevato che “a più riprese questa sezione ha tentato di ottenere riscontro da parte dell’amministrazione, non ottenendo alcuna risposta. Abbiamo dovuto operare una ricostruzione con i dati ufficiali in nostro possesso e si è pervenuti a una quantificazione di un saldo in cassa da fondi regionali negativo pari a 6 miliardi e 5 mln”. Ma è la conclusione del procuratore Maria Rachele Aronica a far tremare i polsi: “C’è da recuperare parecchio disavanzo, una buona parte secondo me già va recuperata sul bilancio di quest’anno. Spero che la Regione non ne produca di ulteriori”.

Cominciare a coprire questo ingente disavanzo con delle maxi rate da esaurire in un triennio (anziché in dieci anni, come richiesto dalla Regione), produrrebbe una manovra – la prossima – lacrime e sangue. Armao, da par suo, minimizza: “Quella di ieri è stata una udienza di pre-parifica che ha valenza istruttoria, nel corso della quale sono state acquisite dalla Corte, in contraddittorio con la Regione ulteriori riscontri. Resta comunque il fatto che eventuali risultanze, pesante eredità del passato, verranno gestite con il minor impatto sul bilancio” ha detto all’Ansa l’assessore all’Economia.