La pratica è infima, ai limiti del disonesto. Eppure, da qualche giorno, avvocati e studi legali offrono prestazioni volte a incoraggiare azioni giudiziarie nei confronti dei medici e dei professionisti sanitari impegnati in prima linea nell’emergenza Covid-19. Una pratica sleale e del tutto inopportuna, che è stata segnalata dal Consiglio Nazionale Forense, l’istituzione che rappresenta l’intera avvocatura italiana, in seguito alle preoccupazioni palesate dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, che avevano chiesto “l’attenta e forte vigilanza di tutte le istituzioni forensi nell’individuare e sanzionare i comportamenti di quei pochi avvocati che intendono, speculare sul dolore e le difficoltà altrui, nel difficile momento che vive il nostro Paese”.

Così il Cnf, riunito in seduta straordinaria, ha condannato fortemente le iniziative, “per fortuna limitate e marginali” da parte “di alcuni iscritti – si legge nella delibera del Consiglio nazionale forense – che minano così anche l’immagine dell’avvocatura tutta, che invece, anche e soprattutto in queste circostanze, ancora una volta, sta dimostrando piena consapevolezza del ruolo sociale a cui è chiamata e a cui non intende sottrarsi”. La delibera “censura e condanna con forza e convinzione ogni comportamento che in qualsiasi forma e modo integri grave violazione di principi etici condivisi, principi etici che informano e non possono non informare la professione di avvocato”. E al personale sanitario italiano, il Consiglio nazionale forense “esprime in maniera forte e incondizionata la propria gratitudine a tutti i medici, ai professionisti sanitari e ai tanti volontari quotidianamente impegnati nella cura e nell’assistenza dei cittadini colpiti dal contagio e la propria vicinanza a tutti i dottori, operatori, volontari, che sono stati contagiati dal Covid-19 nell’esercizio della loro opera di cura”.