I conti, stavolta, non quadrano davvero. Tra il governo della Regione e l’approvazione della Finanziaria ballano 995 milioni. E un paio di settimane per trovare la quadra. Sarà difficilissimo. Alla riunione di giunta che ieri sarebbe dovuta servire all’approvazione della manovra, Musumeci – che aveva già disertato il via libera al Bilancio perché impegnato al Vinitaly – si è collegato da remoto. Assieme a Ruggero Razza. E’ stato l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, a illustrare la situazione da Palermo: “Abbiamo registrato minori entrate a causa della pandemia che valgono 925 milioni – sono le sue parole, riportate dal Giornale di Sicilia -. In più c’è una quota di cofinanziamento dei programmi europei da garantire che vale altri 70 milioni”. Lo Stato, però, “ci ha già garantito la disponibilità di 780 milioni ma prima di poterli utilizzare serve una intesa che ancora non è arrivata”.

E qui casca l’asino. La prossima Finanziaria, come è già avvenuto negli ultimi due anni, rimarrà scritta sulla sabbia. Le somme mancanti, cioè, saranno accantonate con un apposito provvedimento, ma non potranno essere utilizzate finché non arriverà l’autorizzazione da parte di Roma. Le chiamano clausole di salvaguardia. Molti settori che si apprestano a beneficiare dei trasferimenti– dai Comuni ai precari, passando i trasporti – dovranno pazientare. Anche il fondo per la disabilità è a rischio. E non c’è ancora contezza delle misure a valere sui fondi extraregionali, cioè di quelli che necessitano di un iter parallelo di autorizzazione. La lunga attesa prospettata da Armao per la conclusione di questa benedetta trattativa con lo Stato è risultata vana. Dato l’accordo non è ancora quagliato, i documenti contabili si sarebbero potuti predisporre anche un paio di settimane prima, evitando un inutile tour de force a cavallo della scadenza del 30 aprile. Cioè la data in cui si esaurisce l’esercizio provvisorio, con l’inevitabile blocco della spesa (anche in dodicesimi).

Però l’assessore ha preferito esibirsi in queste piroette preparatorie, lasciando credere – grazie ai suoi buoni uffici nei ministeri competenti – che l’intesa fosse questione di ore, di giorni al massimo. Bugia. E nel frattempo, tra una smentita di dimissioni e una chiacchierata con Dell’Utri sul futuro di Forza Italia, è sceso in campo nel teatrino della politica, partecipando alla kermesse romana di Berlusconi e annunciando la propria disponibilità a candidarsi al Consiglio comunale di Palermo per “risanare i conti”. Lui, i conti di Palermo.

Ma torniamo alla Regione. Qualche settimana fa il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, aveva palesato il rischio “deragliamento”, dicendosi pronto a sciogliere l’Assemblea se i documenti contabili non fossero stati trasmessi in tempo utile (“Poi non c’è premura che tenga…”). Un’ipotesi estrema che rende bene il clima generale. All’orizzonte c’è una Finanziaria di cartone che Armao avrebbe provato a rendere “sobria e snella”: ma di fronte a queste ipotesi gli assessori, molti dei quali interessati alla riconferma, avrebbero fatto muro. E’ nell’interesse di ognuno dei membri della giunta, a pochi mesi dalle elezioni, aprire il portafogli e dare risposte al territorio, alle imprese, agli elettori. Non ci si accontenta delle briciole. L’accordo, pertanto, va raggiunto anche sul contenuto del provvedimento e non soltanto sulla copertura finanziaria. Che, fra l’altro, non è neppure garantita. Per arrivare a 995 milioni, fermo restando l’impegno di Roma a scucire 780 milioni come compensazione per le minori entrate, restano in ballo i 211 della rata del disavanzo che la commissione paritetica avrebbe acconsentito a posticipare (ma il Consiglio dei Ministri deve fare propria la proposta con una legge ad hoc).

L’universo attorno alla Regione siciliana è paralizzato. Più che in passato. La cifra sub-judice – un miliardo di euro – è consistente e fa tremare i polsi. Il testo della manovra verrà limato nei giorni di Pasqua, ma toccherà alla giunta, martedì prossimo, chiudere una volta per tutte la questione. E trasmettere in Assemblea i documenti per un rapido dibattito nelle commissioni di merito e in aula. Poi sarà compito di Micciché aprire una seduta entro il 30 aprile, e lasciarla aperta fino al termine delle operazioni. Cioè il 2 maggio, dato che dal 3 al 6 palazzo dei Normanni sarà occupato da un convegno internazionale sulla giustizia. Andare oltre sarebbe una mossa incomprensibile, senza precedenti. Intanto il Pd si mobilita: “Notizie della Finanziaria? Saremo costretti a chiamare ‘Chi l’ha visto’ – esordisce il segretario regionale Anthony Barbagallo -. Siamo a metà aprile, la Regione è in esercizio provvisorio fino al 30, ma della manovra non c’è nessuna traccia. Silenzio assoluto da palazzo d’Orleans dove c’è però un presidente che non si risparmia le passerelle in giro per l’Italia, dalla Bit al Vinitaly, pensando solo alla sua ricandidatura mentre il centrodestra è dilaniato da faide interne che paralizzano anche l’attività parlamentare. Tutto questo è inaccettabile”. E ancora: “Ci sono mille emergenze da affrontare: forestali, lavoratori Esa, consorzi di bonifica, i precari della sanità e non solo, enti locali in difficoltà finanziarie. E’ tutto fermo. Mancano pochi giorni alla fine dell’esercizio provvisorio e all’Ars non abbiamo ancora uno straccio di Finanziaria su cui lavorare, discutere, emendare, nelle commissioni di merito e in Aula”.

La tensione sul Bilancio è solo una faccia del fallimento acclarato del governo. E mentre Musumeci sfodera con convinzione la parabola del contadino – “Abbiamo seminato e abbiamo diritto a raccogliere” – a destra e a manca giungono richieste di dimissioni. Da Cateno De Luca (“Di fronte alla balcanizzazione del Parlamento Siciliano si abbia il coraggio di andare subito al voto”), ai Cinque Stelle, tutti chiedono la testa del governatore. Che secondo una ricostruzione spifferata da Ignazio La Russa, starebbe pensando di smontare le tende prima della scadenza naturale del mandato e andare a elezioni anticipate. Addirittura prima dell’approvazione del Bilancio, secondo qualcuno: ma ci si può spingere a tanta pavidità?