“Musumeci non si fida più di Armao. Il presidente della Regione ha dichiarato stamane in conferenza stampa che il governo vuole dare incarico a una società terza per andare a vagliare i conti della Regione e fare quindi un’operazione-trasparenza. Questo vuol dire che sta commissariando di fatto l’assessore all’Economia”. Il Movimento 5 Stelle, attraverso il suo capogruppo Francesco Cappello, insiste sui conti e mette a nudo le pecche del governo.

Ieri in commissione cultura il presidente dell’Ars Miccichè ha comunicato che il maxi collegato non si farà. “Ho scritto una lettera al presidente della Regione per capire se ci fossero o meno le coperture. Il presidente mi ha risposto scrivendomi che l’eredità trovata dal governo della Regione è più grave del previsto e così con l’aggravio del nuovo disavanzo rende impossibile trovare le coperture per i collegati in esame. Dopo avere letto la lettera – ha concluso Miccichè – mi sono recato in quinta Commissione e ho chiesto un cambio di rotta e cioè di stralciare tutti gli articoli che avessero previsione di spesa. Poi faremo una riunione del capogruppo e decideremo cosa fare”. Stop, quindi. Addio ai contributi – una quarantina di milioni quelli promessi – che sarebbero serviti a far respirare alcuni teatri siciliani, fra cui il “Bellini” di Catania, le associazioni antimafia e antiracket, la fondazione Whitaker e il museo del Vino e del Nero d’Avola, che era fra i numerosi enti destinatari delle “mance”.

Il Movimento 5 Stelle, dopo aver rispedito in quinta (assieme al Pd) la riscrittura del “collegato” a cui avevano lavorato in estate Miccichè e Savona, non l’ha presa bene: “Non ci sono le coperture finanziarie per andare avanti con la riscrittura del collegato. Cittadini e lavoratori sono stati chiaramente ingannati. Affermiamo da luglio che mancano i soldi per coprire tutti gli articoli del ‘collegato’ della V commissione. L’ipotesi di far lavorare l’Ars durante le ferie estive era finta. La verità è che ci siamo trovati tutti dentro a un grande, reiterato gioco dell’oca fatto di collegati, poi di collegati ai collegati e poi di maxi-emendamenti catapultati nelle commissioni per un’approvazione impossibile, visto che mancano le risorse”.

E ora i grillini rincarano le dose: “Il presidente Musumeci aveva detto che i collegati e la riscrittura del maxi-emendamento – ricordano i deputati della commissione cultura (Di Paola, Di Caro, Schillaci e Trizzino) – erano prerogativa solo dell’Ars e dei parlamentari. Invece è ormai chiaro che i collegati provenissero dal governo regionale. La prova è che oggi in V commissione erano presenti ben cinque assessori regionali: Scavone, Turano, Cordaro, Bandiera e Messina, schierati per difendere norme presenti all’interno del collegato ed a trattare gli emendamenti, evidentemente stretto interesse dei loro assessorati. Noi come Movimento abbiamo fatto comunque il massimo, riuscendo a rimuovere moltissime norme dal chiaro profilo clientelare, le cosiddette ‘marchette’ che difendono interessi di parte penalizzando il bene comune di tutti i siciliani”.

Armao ieri aveva provato a giustificarsi: “Abbiamo approvato il rendiconto che è stato frutto dell’interlocuzione con la Corte dei conti e fino a quella data, e cioè al 9 agosto la situazione era un’altra. Le comunicazioni che dovevamo fare invece le abbiamo fatte nei primi giorni utili”.“Nelle quote vincolate extraregionali il rendiconto dava importi negativi anche se è impossibile – aveva proseguito l’assessore all’Economia – Sono emerse imputazioni inappropriate prima per 2,7 miliardi e per fortuna siamo riusciti a riconciliare 1,3 miliardi e così si è avuto l’importo del maggiore disavanzo di 400 milioni di euro. Il disavanzo del 2018 – ha concluso l’assessore all’Economia – sarebbe pari a 800mila euro, sarebbe quindi in una situazione di sostanziale equilibrio di bilancio, ma con l’eredità del passato la cifra del disavanzo è peggiorante”.

Contro l’assessore, nel frattempo, si è scagliato anche Cracolici del Partito Democratico: “Qui ogni giorno ce n’è una – ha detto il deputato regionale dem – ieri il dibattito sul buco nei conti oggi sollevo quello che le vostre carte definiscono il fallimento della Cuc, malgrado, da quello che mi risulta, ogni anno il Mef ha riconosciuto alla nostra centrale unica di committenza una premialità per il suo funzionamento. Se l’assessore Armao che è politicamente competente per questa questione non riesce a fare l’assessore e organizzare l’assessorato allora si dimetta o se vuole lo aiutiamo noi con una mozione di sfiducia”.

LA CONFERENZA STAMPA DI MUSUMECI

“Se nel 2015, il governo in carica quell’anno, avesse adeguato il bilancio al decreto legislativo 118, quella che è una riforma della contabilità pubblica, oggi non saremo nelle condizioni in cui siamo”. Lo ha detto il presidente della Regione Nello Musumeci, in un incontro con la stampa. In cui ha attaccato i suoi predecessori, che non avrebbero vigilato abbastanza sui conti della Regione: “Qualcuno da carnefice vuole farsi vittima. Forse – ha affermato Musumeci – ho fatto fin troppo il presidente istituzionale. Sono cattolico ma ho due sole guance. Da questo momento non faccio più sconti a nessuno”.

“La politica – ha affermato presidente della Regione – nei momenti di difficoltà deve sapere offrire soluzioni e non tentare vergognose speculazioni mentre ho sentito notizie terroristiche. Stiamo portando avanti un’operazione verità e man mano emergono le responsabilità di tutti. Qualcuno, però, tenta di buttare il pallone dall’altra parte: se nel 2015 si fosse fatto quanto era dovuto oggi non saremo nelle condizioni in cui siamo. Noi non sostenevamo quel governo che avrebbe dovuto cancellare tutte le entrate presenti sulla carta e avrebbe dovuto spalmare in trent’anni il disavanzo accertato”. “I residui ora accertati – ha aggiunto – non possono essere più spalmati in trent’anni salvo un nuovo accordo da raggiungere con lo Stato. E cioè un accordo con quelle forze politiche che oggi sparano a zero sul governo”.

“La Corte dei conti – ha svelato inoltre Musumeci – ha chiesto la ricongiuntura dei capitoli di bilancio dall’inizio degli anni ’90. Oggi il disavanzo finale è di 7 miliardi e 300 milioni, il frutto di circa trenta esercizi finanziari. Con la delibera dell’8 agosto abbiamo risposto ai rilievi della Corte dei conti e abbiamo accertato un maggiore disavanzo di 400 milioni di euro. Principalmente sono debiti del settore sanitario”.

Il governatore ha poi parlato degli interventi realizzati. “Abbiamo nominato un esperto di caratura nazionale per riuscire ad accertare tutti i residui non accertare e avviare un piano di risanamento che occorre immaginare nel tempo. Il decreto legislativo 118 – ha continuato Musumeci – è una specie di tac che serve a vivisezionare il bilancio. La nostra però è stata una gestione finanziaria sana e così si è registrata una inversione di tendenza rispetto alla passata gestione. Tanto che come saprete le tre agenzie di rating hanno accertato la regolarità della gestione. Il nostro obiettivo è completare la legislatura con un bilancio che non abbia più numeri alterati”.