Dopo Totò Cuffaro, rimasto senza invito, anche Saverio Romano marca visita. Il vertice del centrodestra in programma lunedì a Palermo, utile a gettare le basi in vista delle Amministrative di primavera, perde un altro protagonista. Il leader del Cantiere Popolare, che non ha apprezzato l’esclusione dell’ex governatore, non manderà nessuno a rappresentare il suo partito. Dopo aver scritto una lettera per denunciare l’ipocrisia dei “nani senza meta”, Romano mette le cose a fuoco: “Cuffaro può essere criticato per ciò che propone – esordisce l’ex Ministro, attuale vicepresidente nazionale di Noi con l’Italia –, ma nessuno ha il diritto di escludere a priori la possibilità che lui possa fare politica. Perché comunque la farà e saranno gli elettori a decidere se premiarlo oppure no. Che questo atteggiamento provenga da una classe dirigente che nel passato si è nutrita delle sue membra, è una cosa da stigmatizzare”.

Chi sono i “nani senza meta”?

“Coloro i quali riconoscono una sola prospettiva: cioè la salvaguardia della loro posizione. Questo è lontano dalla mia visione politica. Si sta in politica per costruire un progetto e offrirlo alla valutazione degli elettori”.

Evidentemente non si trovano a proprio agio con un profilo così ‘ingombrante’.

“Io sono convinto che ci si possa dividere, avere un confronto serrato, o anche litigare. Ma sulle cose, sulle scelte, sui programmi. E non utilizzando il pretesto della mistificazione o della confusione. Lo trovo il modo migliore per conseguire un insuccesso. Mi spiego meglio: per il suo modo di essere, ci sta che Cuffaro abbia simpatie e antipatie, amici e nemici. Non ci sta, invece, che ci sia qualcuno che gli bussa alla porta per avere un endorsement per una candidatura, e che magari in altri convivi o occasioni ne prende le distanze, o si volta dall’altra parte. Per questo pretendo chiarezza. Del resto, il modello di coalizione a cui guardo è inclusivo: al tavolo non deve essere invitata soltanto la Dc, ma anche Italia Viva, che ha dato disponibilità a intraprendere un percorso comune”.

Qui, però, sforiamo il perimetro del centrodestra.

“Trattandosi di Amministrative non bisogna per forza parlare di centrodestra tout court, bensì di una coalizione che è in grado di fare una proposta alternativa all’Amministrazione uscente, quella di Orlando. Con il quale non condividiamo nulla”.

Parteciperete al vertice di lunedì anche senza Cuffaro?

“No”.

Ci sarà un secondo giro…

“Prima serve chiarezza. Siccome non c’è un regista, e gli inviti ce li facciamo tra di noi, non può esistere un padrone di casa. Siamo tutti padroni di casa. Con pari dignità. Non si può iniziare un ragionamento dove c’è qualcuno che si arroga il diritto di dire ‘questo sì, questo no’. Noi siamo stati disponibili, abbiamo detto di non avere pregiudiziali verso nessuna delle candidature in campo. Fra l’altro siamo l’unico partito che non ne ha avanzate di proprie…”.

Lei esclude un coinvolgimento in prima persona per la città di Palermo?

“Al momento lo escludo. E sottolineo ‘al momento’ perché siamo alla fase iniziale di un processo che deve portarci a individuare chi meglio può interpretare questo ruolo difficile e complesso”.

Non sarà un processo facile, ma certamente deve essere veloce.

“Volevamo presentarci a questo tavolo con una proposta che entrava nel merito delle dinamiche. Pur sapendo che il centrodestra non ha mai adottato questo metodo, ma poiché tutti i partiti hanno già un candidato, avremmo potuto mettere in moto il meccanismo delle primarie. Sarebbe stato utile. Purtroppo, però, siamo in una fase in cui più che mettere tutte le risorse in campo per trovare la soluzione migliore, c’è qualcuno che di queste risorse vuole farne a meno”.

C’è qualcuna delle candidature già uscite che le piace più di altre?

“Sono persone che conosco e che farebbero bene se coadiuvate da una coalizione che dà loro sostegno, sia da un punto di vista elettorale che amministrativo. La nostra disponibilità vuole essere un elemento di convergenza e non di divisione e di rottura. Se qualcuno invece comincia a distinguere fra buoni e cattivi, anche noi – che siamo moderati, pazienti e disponibili – diciamo ‘no, grazie’”.

Facciamo un passo indietro. Si attendeva questo risultato della Dc alle Amministrative?

“Non mi sento di dare alle Amministrative un giudizio politico. A mio avviso il progetto portato avanti da Cuffaro – di rinnovamento della classe dirigente attraverso la formazione politica e il radicamento sul territorio – ha incontrato un’esigenza che altri non hanno raccolto. E che lui, invece, è stato capace di mettere insieme. Per questo è stato premiato. E’ nella capacità dell’uomo intercettare un bisogno e trasformarlo in proposta. Avrebbe potuto chiamarlo anche con un altro nome…”.

La vostra presenza nella coalizione di centrodestra è conciliabile con quella di Lega e Fratelli d’Italia? Anche in Sicilia sembra andare in scena l’isolamento degli estremi…

“Per la mia lunga militanza, conosco ad uno ad uno i personaggi politici che si muovono sulla scena di Palermo. Compresi quelli iscritti a partiti che non agiscono nel solco della mia storia, cioè Lega e Fratelli d’Italia. Al loro interno non trovo gente che abbia comportamenti estremisti tali da farmi prendere le distanze. Qui, fra l’altro, parliamo di amministrare una città. Vogliamo farlo con persone che si conoscono fra loro e che, per tanti anni, hanno condiviso battaglie elettorali. Sciupare questo patrimonio mi sembra un’idiozia”.

Qual è il suo giudizio su ‘Forza Italia Viva’?

“Si tratta di due partiti che a livello nazionale convergono in uno spazio che accomuna pure Noi con l’Italia, Coraggio Italia, Udc. Cioè lo spazio dei centristi. Anche se l’esperienza cui accenna lei, come ha sottolineato Matteo Renzi, riguarda solo l’aspetto locale: cioè le Amministrative di Palermo e al massimo le Regionali. Quando ci sarà un accordo fra Berlusconi e Renzi, allora potremo parlare di un fatto politico. Mi dispiace solo che non siamo riusciti noi a organizzare un’ampia convergenza centrista, ma non per questo ho invidia per chi fa un passo avanti e si muove in questa direzione”.

Viste le frizioni su Palermo, non è il caso di cominciare a stabilire un criterio per la scelta del prossimo candidato alla presidenza della Regione? O Musumeci parte già in vantaggio?

“I conti si fanno nel momento in cui questa esperienza di governo porterà dei risultati definitivi. Solo allora si vedrà se c’è la disponibilità di tutte le parti in causa a trovare le ragioni per continuare lo stesso percorso oppure no. Poiché non c’è ancora stata alcuna possibilità di confronto reale né sui risultati né sulla prospettiva futura, non mi sento di dire alcunché. Il presidente della Regione ha tutto il diritto di ripresentare la propria candidatura al tavolo della coalizione, e di farlo prima di chiunque altro”.