Ci sono due siciliane – Catania e Siracusa – nella lista delle dieci città italiane dove il contagio fa più paura. Il virus, complici le temperature autunnali, ha ripreso a correre. Anche se gli ospedali tengono, e questa è l’unica consolazione. Ma con le terze dosi a rilento, bisogna stare attenti. Il Cts ha confermato tutte le misure di sicurezza adottate fin qui: dall’utilizzo della mascherina nei luoghi al chiuso, passando per l’obbligo del Green pass. E ha negato, ad esempio, la deroga richiesta dalla Nazionale di Roberto Mancini di poter disputare la gara con la Svizzera, valida per la qualificazione al Mondiale, con il 100% di capienza.

Su Repubblica, questa mattina, è apparsa la lista delle dieci città più a rischio. Ne fanno parte Trieste, il feudo dei no Vax (dove le rianimazioni sono piese quasi al 10%), Bolzano, Rieti, Padova, Siena, Gorizia, Forlì, La Spezia, ma anche le due siciliane. A Catania, si legge sul quotidiano, “i cittadini vaccinati con doppia dose non arrivano al 75 per cento”. Quella etnea è la provincia siciliana messa peggio, con un’incidenza di casi doppia rispetto alla media nazionale, a quota 102 (per centomila abitanti). La città ha fatto segnare, come effetto del Green Pass, un aumento di tamponi del 30 per cento. Anche negli ospedali la situazione si fa critica: Al Cannizzaro i posti letto sono praticamente finiti, al San Marco quasi. Non va molto meglio a Siracusa, ove l’incidenza settimanale di nuovi positivi individua 93 casi per 100 mila abitanti. E dove “a contagiarsi, e a finire in ospedale, sono persone over 60 che non hanno voluto vaccinarsi e interi nuclei familiari”.

Nell’Isola sono tornate ad aumentare anche le ospedalizzazioni: ieri c’erano 367 ricoverati, di cui 43 in Terapia intensiva. Siamo ancora molto lontani dalle soglie critiche (rispettivamente il 15% di occupazione nei reparti di area medica e il 10 in Rianimazione) che determinano il passaggio in zona gialla. Da febbraio tutti i cittadini dovrebbero poter ricorrere alla terza dose che nel frattempo, in Sicilia come altrove, è aperta ai soggetti fragili e a tutti gli over 60 (senza prenotazione). “Pensiamo di coinvolgere maggiormente i medici di famiglia e affidarci in modo ancora più massiccio al porta a porta – ha detto l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, come riportato da Repubblica -. Per la terza dose sarà necessario andare dalle persone. Stiamo anche studiando la possibilità, proprio con i medici di famiglia, di somministrare la terza dose insieme al vaccino antinfluenzale. Abbiamo già emanato due circolari in tal senso perché è necessario che anche la campagna vaccinale anti Covid esca dal regime di emergenza e diventi prassi. Perché a mio parere ci dovremo fare i conti almeno per altri due anni”.

“Negli ultimi giorni – ha aggiunto l’esponente della giunta Musumeci – abbiamo avuto un incremento delle terze dosi e anche fra il personale sanitario dopo un certo rallentamento si è avuta una ripresa. Ma serve una grande campagna di informazione. Solo la terza dose ci potrà assicurare un Natale tranquillo tenendo basse le ospedalizzazioni. Nel resto d’Europa la situazione è molto grave: abbiamo avuto come le altre regioni la richiesta di mettere a disposizione della Romania letti in reparti Covid e in Intensiva perché gli ospedali romeni sono saturi”.