Nino Di Matteo fa la voce grossa al Csm. Assieme al collega Sebastiano Ardita, infatti, il procuratore della Trattativa Stato-Mafia, da poco eletto al Consiglio Superiore della Magistratura, ha contribuito al rinvio del voto del plenum che avrebbe dovuto decidere sui tre nuovi sostituti alla Procura nazionale antimafia, l’ufficio giudiziario diretto da Cafiero De Raho, in cui Di Matteo ha già lavorato. I rapporti fra Di Matteo e De Raho non sono mai stati facili, soprattutto dopo l’estromissione del primo dal pool sui mandanti delle stragi. L’iniziativa a sorpresa è stata la presentazione, con il consigliere Sebastiano Ardita – che difese di Di Matteo nel procedimento disciplinare da cui fu assolto quando indagava sulla Trattativa – di una proposta alternativa alle due già approvate dalla Terza Commissione, che vedevano un accordo sostanziale su due nomi: quello di Roberto Maria Sparagna, il pm che a Torino ha condotto diverse inchieste sugli anarchici, quello di Giuseppe Gatti, magistrato della Dda di Bari. Ma non sul terzo. E così sia per l’iniziativa di Di Matteo e di Ardita, sia per alcuni dubbi sorti tra i consiglieri sulle modalità del voto di proposte simili, si è preferito rinviare tutto al plenum del 6 novembre prossimo.