Ci sono voluti cinquecento anni perché le opere del siciliano Antonello Da Messina fossero riunite in unico sito, che custodisce già da tempo e in modo permanente quello che è l’emblema della sua attività artistica: l’Annunziata. A Palazzo Abatellis a Palermo approda Antonello Da Messina dopo un viaggio lungo cinque secoli rimanendo fino al 10 febbraio 2019 prima che l’esposizione venga presentata al Palazzo Reale di Milano.

L’esposizione a cura di Giovanni Carlo Federico Villa arriva a conclusione di un anno per cui il titolo di Capitale Italiana della Cultura per Palermo ne rafforza l’identità per il patrimonio che questa città e la Sicilia tutta possiedono. Una grande ricchezza, una meravigliosa bellezza che confermano il richiamo internazionale di un artista diventato l’emblema del Rinascimento italiano del ‘400.

Terremoti, catastrofi, l’incuria e l’ignoranza degli uomini non hanno potuto sconfiggere la bellezza di questo grande artista, noto per i suoi ritratti pieni di luce, incanto e mistero. Antonello è considerato infatti il più grande ritrattista del Quattrocento. Vasari lo descriveva nelle sue “Vite” come colui che aveva ricevuto il segreto della pittura a olio. Il testamento di Antonello è datato febbraio 1479 prima che un’alluvione potesse disperdere le sue ossa e i terremoti distruggere prove documentarie rinvenute a Noto e in altri paesi siciliani.

Tra i ritrovamenti saranno in mostra a Palazzo Abatellis una “Crocifissione” che Voll nel 1902 suggerisce di Antonello, parte della collezione del barone Samuel von Brukenthal a Hermannstadt. Sempre in mostra la scoperta fatta al convegno messinese del 1981 da Federico Zeri di un’opera giovanile, una tavoletta devozionale di 15 centimetri per 10, consumata dai baci del fedele che se la portava al seguito in un astuccio di cuoio: “Ecce Homo” con “San Gerolamo nel deserto” al recto. Dagli Uffizi di Firenze arriva il trittico con la “Madonna con Bambino”, il “San Giovanni Battista” acquistati da quello che era allora Ministro dei Beni Culturali, Antonio Paolucci nel 1996 e il “San Benedetto” che la Regione Lombardia acquista tramite Finarte nel 1995, oggi in deposito nel museo fiorentino.

Dalla Pinacoteca Malaspina di Pavia arriva il “Ritratto di giovane gentiluomo” (a lungo considerato il suo vero volto) trafugato dal museo, nella notte fra il 10 e l’11 maggio 1970 e recuperato sette anni dopo dal nucleo di Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri.

E ancora il “Ritratto d’uomo” detto “Ritratto d’ignoto marinaio”, la Pietà del Museo Correr, l’Annunciazione di Siracusa, il Polittico di San Gregorio, commissionato dalla badessa del Monastero di Santa Maria extra moenia a Messina ad Antonello, nel 1473. La mostra “Antonello Da Messina. Il ritorno in Sicilia” è visitabile dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19 (chiusa lunedì, 25 dicembre e 1 gennaio) con un ticket di 13 euro.