Calogero Pumilia

Calate il sipario su Agrigento capitale della cultura

Fermiamoci qui. Evitiamo un inutile accanimento, un ulteriore spreco di risorse finanziarie. Non diamo altri motivi per danneggiare l’immagine della città, per identificare i suoi cittadini con gli incapaci e gli improvvisatori impegnati in una sorta di promozione alla rovescia. Prendiamo atto che l’obiettivo originario di «Agrigento capitale della cultura» è stato mancato e che si può solo tentare di mettere insieme un accrocco che alla fine provocherebbe ancora pesanti polemiche. Il presidente della Regione abbia consapevolezza di una situazione ingovernabile e si sottragga al rischio di finire coinvolto in un clamoroso, forse inevitabile fallimento. Ha tentato di metterci una pezza quando già era troppo tardi. Ha immaginato che la nomina della dottoressa Cucinotta potesse imprimere una svolta. Non è successo. Probabilmente non c’erano più le condizioni perché succedesse. La..

Domani andrò in piazza. Contro la “sindrome di Comiso”

Sabato andrò in piazza e sarà un’esperienza nuova e inconsueta anche per la mia età. Quando avevo quella giusta, le piazze erano di coloro che contestavano la Democrazia cristiana, e definivano i suoi aderenti servi dell’imperialismo. Sventolavano la colomba di Picasso e ritenevano l’Unione Sovietica e i Paesi del socialismo reale luoghi di libertà, di giustizia e di progresso. Erano anche in buona fede e impiegarono parecchio per ammettere di sentirsi più protetti sotto l’ombrello della NATO piuttosto che sotto quello del Patto di Varsavia. In modo paradossale a quel tempo gli eredi dei veri costruttori di pace, di coloro che avevano voluto la nascita dell’Europa per eliminare le ragioni dei ricorrenti conflitti, dei democristiani Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer e Robert Schuman, venivano considerati guerrafondai. Tutto questo appartiene ad..

Pd, Lega, Fratelli d’Italia: partiti traditi, partiti perduti

Solo i pochi volenterosi che si ostinano a partecipare alle riunioni del Partito democratico sanno che Anna Maria Furlan, genovese, ex segretaria della CISL, rappresenta Palermo in Senato. Neppure quei pochi saprebbero comunque indicare una sola iniziativa che trovi un interesse, un’attenzione della ignota senatrice per la città e per la Sicilia. È arrivata qui catapultata dalla direzione nazionale del Partito democratico, ha sottratto il ruolo ad uno dei dirigenti locali che aveva lavorato per anni a sostenere quella forza politica, è stata accolta con generosità, votata da tutti, specie dal gruppo guidato da Giuseppe Lupo, al quale non fece velo la pretestuosa esclusione dalla lista per le elezioni regionali avvenuta un mese prima. Eletta, la Furlan è rimasta per due anni e mezzo in un silenzio «operoso». Poche volte..

Trump e Musk. Com’è diventato difficile amare l’America

Ho amato l’America. L’ho amata già a sette anni, inseguendo le jeep dei soldati per le caramelle, le “candies”. L’ho amata quando iniziai a capire che nella parte del mondo in cui vivevo si costruiva il sistema di libertà che dura tuttora e si edificava una condizione di benessere dopo i disastri della guerra e la dittatura fascista. Ho amato la letteratura americana leggendo Melville, Mark Twain, Hemingway, Dos Passos, Faulkner, Fitzgerald, Jack London e Bukowski. Sono stato affascinato dalla musica e dalla cinematografia e ho ammirato le innovazioni industriali e tecnologiche. Sono stato incantato da New York, Chicago, San Francisco e dalla architettura orizzontale americana. L’ho considerata la terra della speranza, quella che rendeva concreto il sogno del riscatto di tanta gente proveniente da ogni parte del mondo a..

Agrigento Capitale della Cultura. Qualcosa si muove

Forse qualcosa si muove. Forse è possibile recuperare, almeno in parte, il progetto “Agrigento capitale della cultura 2025”. I tempi sono molto stretti e quelli perduti irrecuperabili. La svolta potrebbe essere stata la nomina a presidente della Fondazione dell’ex prefetta Cucinotta in sostituzione del professore Minio, probabilmente quello con minori responsabilità rispetto a quelle di altri. La scelta di Schifani ha sottratto la realizzazione del progetto alla palese inefficienza, alla gestione della classe dirigente locale, incapace di cogliere il valore e il significato dell’evento, che ha rischiato di trasformarsi in un rilevante danno d’immagine per la città e per la Regione. Per realizzare una condizione diversa da quella dei mesi passati, almeno dal punto di vista organizzativo - ché talune incertezze sulle scelte culturali rimangono -, la dottoressa Cucinotta ha..

Zero tituli. I giochi perversi tra burocrati e politica

La giostra si è fermata. Il seggiolino lasciato vuoto da chi ha dovuto rinunciare per problemi con la giustizia è stato occupato da uno che naturalmente ha gli stessi sponsor. Al di là dell’ironia, pure pertinente, il presidente della Regione ha proclamato a lungo di puntare attraverso scelte di merito ed in piena autonomia ad un ricambio per dare maggiore efficienza all’amministrazione. Poi, com’era prevedibile, ha dovuto fare i conti con la politica o con ciò che oggi per politica s’intende. Ha dovuto subire gli inevitabili condizionamenti per «appattare la settanta», la sua prova di forza è stata temperata dall’esigenza di soddisfare le richieste dei partner di maggioranza e solo così ha potuto procedere alla rotazione e alle sostituzioni. È sempre utile evitare che si creino incrostazioni, è opportuno spendere..

Anche la Cisl a Milano è salita sul carro della Meloni

In forma smagliante come chi ostenta un importante successo, a Milano, pochi giorni fa, Meloni ha annesso la CISL, accostando una delle maggiori organizzazioni sindacali, componente di quella che un tempo veniva chiamata la Triplice, alla «Fiamma», al simbolo del suo partito, a quel fuoco al quale la presidente del Consiglio non intende rinunciare. Quel successo mostrato con orgoglio viola una storia lunga, capovolge una grande tradizione, eppure è stato applaudito dai delegati al congresso nazionale in modo così ripetuto e intenso da non esprimere solo la doverosa cortesia nei confronti di un’ospite illustre, ma da manifestare una entusiastica adesione. Il fragore degli applausi era tale da provocare, mi viene da dire, il distacco dalle pareti del palazzo di via Po a Roma, sede storica del sindacato, delle fotografie di..

Salviamo Agrigento Capitale da chi può ridurla a una sagra

Forse è pure una questione di cortesia. Quando insieme a Maurizio Masone, del Centro Pasolini, ho inviato una richiesta di incontro al sindaco di Agrigento e al presidente della Fondazione “Capitale della Cultura”, quanto meno mi sarei aspettato una risposta, anche di diniego. Quella richiesta seguiva a due incontri ai quali ha partecipato una buona parte della società civile della città, con esponenti della cultura, del sindacato, dell’economia, del turismo, delle organizzazioni cattoliche. Si ragionò in quelle occasioni di errori e ritardi colpevoli nella organizzazione dell’evento ma si manifestò prevalentemente la volontà di contribuire a salvare il salvabile, di evitare il fallimento della iniziativa, di dare risposte anche parziali alle aspettative e speranze suscitate dalla scelta del governo nel marzo 2023. Per raggiungere questo obiettivo si è deciso di costituire..

Agrigento 2025. La città si mobilita e chiede di partecipare

Proviamo a liberare «Capitale italiana della cultura» dalla gabbia dentro la quale l’ha rinchiusa la politichetta locale. Tentiamo, per quanto possibile, e nel poco tempo che rimane, di restituire all’evento la natura propria di grande opportunità culturale, di sviluppo turistico ed economico. È questo il senso della iniziativa avviata da chi scrive insieme a Maurizio Masone, responsabile del Centro Pasolini di Agrigento e che ha visto venerdì scorso la presenza di un numero imprevisto di partecipanti. Seppure in ritardo, la città ha dimostrato che vuole esserci, vuole chiedere conto di quanto è successo o non è successo finora e pretende di conoscere ciò che si intende fare nei mesi che restano alla conclusione dell’anno. La città vuole mettere in campo un protagonismo che finora non le è stato consentito o..

Il Pd, destinato dai cacicchi a sempre più eclatanti sconfitte

Uno spettacolo a dir poco indecoroso. Una rissa da angiporto. Una partita giocata senza regole e arbitrata da uno con indosso la maglietta di una delle due squadre in campo, in nome e per conto, peraltro, della Schlein. Alla fine un partito sfregiato ha deciso di affidare ai soli iscritti la scelta del nuovo segretario regionale e dei nuovi organismi, cancellando le “primarie” che dal 2005 hanno rappresentato una delle caratteristiche più proprie, quasi identitarie, di quella formazione politica, un metodo che, dopo la fine dei grandi partiti di massa e la crisi delle tradizionali ideologie, la identificava e distingueva nel panorama politico nazionale. Attraverso le primarie, sostituendo o comunque compensando la crisi della militanza, tanti cittadini si sono sentiti protagonisti nei passaggi più importanti. Le lunghe file davanti ai..

Gerenza

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