Calogero Pumilia

Le preghierine “de sinistra” di Elly, la suor Cristina del Pd

Due emiliani – uno DOC, l’altra acquisita -, per qualche tempo con un percorso comune, Stefano Bonaccini alla guida della Regione ed Elly Schlein, sua vice, sono ai nastri di partenza del congresso del Partito democratico. Due persone molto diverse, per formazione culturale e percorsi di vita politica. Di conseguenza, con un progetto che ha pochi punti comuni. La distanza delle loro storie è già plasticamente emersa dalle modalità dell’annuncio delle candidature. All’interno di un circolo, che, con ogni probabilità, dovette essere una sezione del vecchio Partito comunista, dietro un tavolo, con una postura compassata, leggendo un discorso scritto davanti ad un uditorio di tradizionali militanti, Bonaccini ha ufficializzato la propria candidatura. Lo ha fatto con il rito e le parole d’ordine appartenuti al suo vecchio mondo, rivolto in prevalenza..

L’opera dei Pupi non interessa a nessuno, calate il sipario

Hanno provato ad apparire consapevoli della gravità dei problemi da affrontare e della solennità del momento nel quale la nuova giunta e la nuova legislatura stanno per prendere il via. Hanno cercato di assumere le sembianze di politici responsabili. Alcuni di loro provengono da una lunga tradizione, tutti hanno tentato di essere all’altezza del momento, della austerità del luogo, della storia che trasuda dalle sue pareti, che fu, almeno secondo una consueta retorica, la sede del primo Parlamento del mondo. Schifani ha voluto dare il senso e la direzione dell’azione di governo. Ci ha provato, non so quanto consapevole di avere per le mani uno strumento inadeguato, arrugginito, simile ad una macchina d’epoca piuttosto che a un veicolo moderno, e senza carburante per giunta. Tralasciando il merito delle proposte e..

Teatro dell’assurdo? Tra Palazzo reale e Palazzo d’Orleans

Che c’è di strano se applico alla politica regionale le categorie proprie del teatro, un genere del quale qualcosa ho capito dopo tanti anni di impegno nell’organizzazione di eventi di quel genere? Ci sono volute parecchie settimane per scrivere il copione da mettere in scena all’inizio della nuova legislatura, dovendo cucire, tagliare, individuare gli attori giusti per interpretare le parti. Si doveva imbastire una commedia dell’arte, ne è venuta fuori una dell’assurdo che sembra uscita dalla penna di Samuel Beckett. La trama iniziale, quella immaginata e più volte sbandierata dal presidente della Regione, si snodava lungo alcuni punti essenziali, irrinunciabili, come si dice spesso poco prima di barattarli. In modo poco cauto, alla stregua di una persona inesperta, che tale certamente non è, egli proclamò che gli assessori sarebbero stati..

Altro che traversata. Il Pd resta fermo nel deserto

“Che fare?”, si chiese Lenin nel 1901. Probabilmente era una domanda retorica. Il futuro capo dei bolscevichi aveva idee chiare – per quel che vale, da me non condivise - e le mantenne per sedici anni con assoluta determinazione, fino alla presa del potere. Ai dirigenti del Partito democratico, alcuni dei quali, per lontane filiazioni ideologiche, quel saggio potrebbero averlo letto, da tempo si pone la stessa domanda e finora non si ottiene alcuna risposta. Si resta così in un terreno incerto, in una vaghezza politica ed identitaria che sta riducendo il consenso, come si coglie dai sondaggi. Nel tempo hanno accroccato soluzioni diverse e spesso incoerenti che hanno garantito il galleggiamento, assicurato la partecipazione alla gestione del potere e la perpetuazione del quadro di comando. Nel turbinio dei segretari,..

Da Roma a Palermo. L’inconcludente notte della politica

“La nuttata e la figlia fimmina”. La frase è così becera, che ci si vergogna a pronunciarla e tuttavia rende bene il concetto. Per diversi giorni carte e fiches sono rimaste sul tavolo, il gioco dell’incastro per la composizione del governo che non è più regolato dal “manuale Cencelli”, il prezioso vademecum che ci consentiva negli anni della prima e anche della seconda Repubblica di spartire il potere, scienza difficile e comunque essenziale, quel gioco è stato sospeso e il “manuale” sostituito dagli algoritmi. Non mi chiedete cosa siano. Avevo difficoltà ad utilizzare lo studio di Cencelli e anche per questo ho gestito poco potere quando ero tra quelli che formavano la “casta”, ci fosse stato l’algoritmo avrei dovuto cambiare mestiere, senza, peraltro, arrecare alcun danno alla vita pubblica. Fuor..

Come a destra così a sinistra: l’epopea dei foglietti bianchi

Se n'erano dimenticati. Stava lì, da solo, in attesa che venissero proclamati gli eletti. Lo trovarono appinnicato sulla poltrona, con il cruciverba quasi interamente risolto e "Guerra e Pace" aperto alle pagine iniziali. Era rimasto lì a fare la simulazione per verificare se i "bottoni" del potere continuassero a funzionare. Di tanto in tanto riceveva delle telefonate, più spesso le faceva lui e avvertiva talora quasi un fastidio dagli interlocutori, che sembrava volessero digli "Stai tranquillo, ti faremo avere la struttura del governo quando sarà il momento". Voleva sapere di più, qualche anticipazione o la conferma delle ipotesi che leggeva sui giornali. Teneva sulla scrivania un grande foglio sul quale annotava nomi e assessorati, componendo e scomponendo e capiva sempre di più quanto fosse difficile appattare. Accanto a quel foglio..

Quei ridicoli “figli della lupa” che ancora ricordano il Duce

Del fascismo, nato cento anni fa dalla violenza squadrista e dalla viltà della monarchia, vidi la coda finale, non avendone com’è logico, alcuna consapevolezza. Alla prima elementare fui premiato con la divisa di “figlio della lupa” per avere imparato a memoria, primo tra i miei compagnetti, una filastrocca. Divenni una tessera del grottesco mosaico che componeva il tragico regime. Per due anni indossai la camicetta nera, i pantaloncini grigio verde, il cinturone bianco, le bretelle a formare la M di Mussolini e il fez in lana nera con l’immagine di Romolo e Remo allattati dalla lupa. Per alcuni sabati così bardato e felice di esserlo mi portarono a montare la guardia al monumento ai caduti della prima guerra mondiale. Ebbi la pagella, che conservo, con l’emblema del regime, il proclama..

C’è una scommessa
che i partiti possono
ancora vincere

Che succederà al centrodestra in Sicilia quando a Roma, come dice Salvini, si è sciolto come neve al sole? Non è certo questo il problema che appassiona i siciliani, che rende le loro notti insonni. Ma la politica che, da tempo, non intreccia i problemi della gente, ruota attorno a questi giochi di palazzo e i mezzi di comunicazione sono costretti a fare da megafono. A Musumeci basterà la “bolla” meloniana per ottenere la sua ricandidatura? Quesiti di fondamentale importanza e a soluzioni multiple. Per capire come finirà, occorre attendere che si concluda il “balletto” nella maggioranza che al mattino litiga e al pomeriggio si ritrova unita al tavolo del potere. È necessario vedere se l’elezione del presidente della Repubblica e la prosecuzione del governo Draghi, con la destra divisa..

Gerenza

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