Calogero Pumilia

Le mie pagelle:
tre a Salvini,
zero a Grillo

Sarà poco elegante, ma posso dire di averlo previsto, di avere scritto su questo giornale qualche settimana fa: finirà con la rielezione di Mattarella. Ed è finita così. Senza avere particolari doti di preveggenza, avevo visto giusto. Era perfino facile. Bastava partire da poche considerazioni, dall’esigenza di stabilità per consentire al governo di continuare a lavorare, dalla frammentazione del Parlamento dove non c’è un partito egemone e dove non esistono solide coalizioni, dalla volontà di deputati e senatori di arrivare al termine della legislatura. Se, poi, si aggiunge il ruolo di “incoronatore”, di king-maker affidato a Salvini o da lui stesso preteso, di un personaggio in perenne e incomponibile lite con la misura, con il buongusto e con la politica, il pronostico risultava perfino agevole. Dopo alcune giornate imbarazzanti, lui,..

Il mio Quirinale
Ebbene sì
votai per Cossiga

Per la seconda volta, a luglio del 1985, fui tra i grandi elettori che scelsero Francesco Cossiga come presidente della Repubblica. La stessa maggioranza che sette anni prima aveva portato Pertini al Quirinale si ritrovò sull’esponente democristiano, individuato come l’uomo della “conciliazione”, della tregua nel rapporto tra i partiti, quelli schierati a sostegno del governo e quelli dell’opposizione di sinistra. Dopo alcuni anni, smentendo del tutto quella previsione, diventerà elemento di rottura e di scontro, si metterà contro tutti, contro il partito comunista, con il quale aveva avuto da sempre buone relazioni – vantava una parentela con Berlinguer – e in accordo col quale, da ministro degli Interni, aveva gestito la tragica vicenda Moro, dalla quale era uscito umanamente lacerato e con una pesantissima sconfitta che lo aveva indotto alle..

Il mio Quirinale
Ecco perché
ho votato Pertini

Tra gli 832 voti – un risultato tuttora insuperato - con i quali Sandro Pertini, l’8 luglio del 1978, venne eletto alla presidenza della Repubblica, c’era anche il mio. Raccontare quel lontano evento del quale fui partecipe e cercare delle analogie, se ce ne sono, con quanto sta avvenendo ora per la scelta del successore di Mattarella, può avere qualche interesse. Anche a quel tempo c’era una vasta maggioranza a sostegno del governo Andreotti, frutto di un difficile accordo realizzato da Moro e da Berlinguer – la solidarietà nazionale - con l’obiettivo di fronteggiare l’emergenza del terrorismo e la crisi economica. Anche allora, come sta avvenendo in queste settimane, non risultò facile trovare un’intesa su un nome condiviso. I veti incrociati, e in particolare quello di Bettino Craxi, segretario del..

Lombardo, la mafia
e la solita accusa
senza prove

La Corte d’appello di Catania ha stabilito che Raffaele Lombardo non è colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa e di reato elettorale. Se fosse possibile rimettere indietro le lancette del tempo si dovrebbero restituire all’ex presidente della Regione i dodici anni trascorsi nelle aule giudiziarie, insieme ad alcuni familiari e segnati dal linciaggio di chi, di solito, non attende le sentenze definitive per giudicare e condannare. Con la medesima, fantasiosa operazione, si potrebbe ripristinare l’assetto politico che i siciliani scelsero nel 2008, stravolto, qualche anno dopo, dall’azione giudiziaria. Sempre sul filo delle ipotesi di terzo tipo, se la Procura avesse costruito la previsione di reato su presupposti probabili, supportati da prove e riscontri e i giudici di primo grado e di appello avessero deciso su questa base, la vicenda..

Draghi e Mattarella
rimangano al loro posto
per non lacerare l’Italia

Può succedere che il 24 di questo mese, nel pieno di quel gennaio “catastrofico”, come lo ha definito uno degli scienziati che collabora con il governo, alla prima votazione, venga eletto il nuovo presidente della Repubblica. Può capitare che, smentendo tutte le previsioni, nei prossimi giorni i leader dei partiti, o almeno quelli dell’attuale maggioranza, trovino un’intesa per garantire la prosecuzione della legislatura, intensificare la lotta contro il virus e attuare il PNRR. Che non è una roba da poco! Berlusconi, nel frattempo, avrà capito che il ruolo di padre della patria non corrisponde alla sua storia politica e giudiziaria e si sarà accontentato di aver recitato per alcune settimane un ruolo di protagonista, tornando ad avere una funzione residuale all’interno del centro destra. Sarà successo che i grandi elettori..

Deputati o disoccupati?
Così Draghi al Colle
è diventato un incubo

La disponibilità di Draghi per la presidenza della Repubblica, per quanto prevedibile e più volte sollecitata, a leggere le reazioni dei partiti, ha aggrovigliato la scelta del successore di Mattarella. Le difficoltà di un’intesa tra i grandi elettori lasciano incerto tutto compresa la prosecuzione della legislatura. Nel migliore dei mondi possibili ci si aspetterebbe che, di fronte alla pandemia e alle difficoltà economiche, ci fosse un ampio consenso su Draghi o su altri che, con prestigio e autorevolezza, possano garantire le istituzioni e assicurare la continuità dell’attività governativa e parlamentare in una fase di pericolosa emergenza. Nel mondo della politica, che non è il migliore dei mondi possibili, pare ci sia poco spazio per il senso di responsabilità, per gli interessi generali del Paese, per la credibilità recuperata in Europa..

L’universo tristemente popolato dei negatori della scienza

Uno degli irriducibili no-vax ha finto di sottoporsi alla vaccinazione con la inqualificabile complicità di una infermiera. Questo rumoroso mondo dei negatori della scienza, della logica, del buon senso e della vita è variamente popolato. Lo abitano filosofi smarriti che il demone del nichilismo e della vanità conduce, ispira e trasforma in pessimi, pericolosi maestri, da poveracci irretiti dal romanzetto del grande complotto, da pavidi che al presunto, insignificante pericolo della vaccinazione preferiscono quello ben più consistente della malattia e della vita per se stessi e purtroppo anche per gli altri, i violenti che contro lo Stato e le istituzioni democratiche e quei miserabili tralcioni che hanno trafficato a Palermo per ottenere con la corruzione la finta dose di vaccino per tornare in piazza ad aizzare i deboli di mente..

Lo sciopero e il rischio
di una frattura che
Draghi non può evitare

O la CGIL e la UIL hanno ancora una buona capacità di mobilitazione – e già questa sarebbe una notizia positiva perché un sindacato forte è presidio di democrazia – oppure le due organizzazioni hanno posto questioni sensibili e problemi reali che riguardano le pesanti diseguaglianze esistenti nel Paese. Forse sono vere entrambe le ipotesi. In ogni caso il risultato dello sciopero, malgrado l’adesione nelle fabbriche non sia stata molto elevata, anche in Sicilia è stato apprezzabile. Rimangono abbastanza fondate, tuttavia, le perplessità e le critiche per una manifestazione realizzata durante l’emergenza, con il Covid che torna a diffondersi pericolosamente e con la contemporanea, inquietante presenza di gruppi no vax.  Varrebbe la pena, comunque, mettere a confronto la compostezza, la diffusa osservanza delle regole di comportamento proprie di questo tempo..

Sicilia, che fine:
una colonia in mano
a Salvini e Meloni

Meloni e Salvini – uno a te, uno a me – hanno deciso di spartirsi comune di Palermo e presidenza della Regione. Manca la conferma alla notizia ma, se è così, sarebbe nell’ordine naturale delle cose e si chiuderebbe la giostra dei tanti che in questi mesi, sulle macchinine dell’autoscontro, hanno giocato a proporsi come candidati a palazzo delle Aquile e a quello dei Normanni. Tutto torna nella disponibilità di chi ha la forza per decidere e decide secondo calcoli che non riguardano né Palermo né la Sicilia, non vengono fatti né a Palermo né in Sicilia ma a Roma, e sono, semmai, rapportati alle elezioni politiche. Ché se dovessero essere anticipate, quelle del capoluogo cadrebbero sempre prima, se invece arrivassero alla scadenza naturale della legislatura, entrambe, quella del comune..

Agrigento, dove
la politica diventa solo
un fatto di costume

Vengono dal suq della politica due vicende che, insieme a tante altre, alla politica somigliano come una patacca che a malapena segna le ore ad un Rolex. Vengono dalla provincia di Agrigento ed entrambi sono episodi di costume che nascono e si consumano sulla spinta di interessi e di ambizioni personali. Alcuni giorni addietro il segretario e tutti i componenti del direttivo provinciale della Lega hanno lasciato quel partito delusi, hanno dichiarato, dall’ambiguità del suo leader, in particolare sulla questione dei vaccini. Erano transitati lì pochi mesi addietro, quando una parte del ceto politico siciliano scoprì di avere avuto sempre nel cuore Alberto da Giussano e Forza Etna. Quell’antica, nascosta fede era affiorata sulla spinta dei sondaggi e per la convinzione che il carro condotto dal “comandante” fosse trionfalmente avviato..

Gerenza

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