Giuseppe Sottile e Riccardo Lo Verso per Il Foglio

Trattativa rasa al suolo, salvate i Cavalieri della Fuffa

Pensavate che bastasse una sentenza della Cassazione per stroncare un teorema giudiziario? Venite a Palermo. Scoprirete che i Cavalieri della Fuffa, quelli che per dodici anni hanno tenuto in piedi un processo senza prove e senza reato, non hanno ancora calato il sipario sulla grande sceneggiata della Trattativa. Scoprirete che quei magistrati, ovviamente coraggiosi, sono ancora ai loro posti di combattimento in attesa, come nel deserto dei Tartari, che sulla linea dell’orizzonte si affaccino nuovi complotti, nuovi nemici, nuovi misteri e nuovi fantasmi. Scoprirete, insomma, che i protagonisti del più fantasioso romanzo costruito dentro il Palazzo di Giustizia resistono e non si arrendono. Né mostrano il minimo rimorso. Hanno inchiodato, per tanto tempo, all’albero della gogna tre alti ufficiali del Ros e due uomini politici, accusati di avere stretto un..

In morte di un boss. S’apre la danza su complotti e misteri

Ora che la morte ha sigillato per sempre i suoi occhi indemoniati, ora che il cancro gli ha devastato il corpo e gli ha stroncato gli ultimi furori mafiosi, ora che le tre donne chiamate al capezzale dell’agonia – la sorella, la nipote e la figlia ribelle – si preparano ad accompagnarlo al cimitero senza nemmeno la benedizione di un prete, ora che la giustizia chiuderà per sempre un fascicolo di nefandezze rimasto aperto per oltre trent’anni, chi si ricorderà di Matteo Messina Denaro, killer e boss di Cosa nostra, accusato di avere fiancheggiato, nella terribile stagione delle stragi, i sanguinari corleonesi di Totò Riina? Parce sepulto, verrebbe da dire. Ma non sarà facile per nessuno stendere un velo di misericordia sulle sue imprese criminali. Non lo permetteranno i familiari..

Le verità farlocche che piacciono all’antimafia chiodata

“La luce taglia le tenebre ma le tenebre non l’afferrano”, annotava l’apostolo Giovanni in apertura del suo Vangelo. Si riferiva ai misteri dell’universo, all’eterna lotta tra bene e male, al difficile cammino della ragione per afferrare la verità. Un’annotazione terribilmente attuale per chiunque voglia capire che cosa è successo, da trent’anni a questa parte, attorno al mistero delle stragi. Mysterium iniquitatis, per dirla ancora una volta con le sacre scritture. La luce della Cassazione, con una sentenza che non si presta né ad equivoci né a interpretazioni, ha tagliato le tenebre di un processo durato quasi dodici anni, ha smontato le elucubrazioni di una boiata pazzesca e ha detto chiaro e tondo che lo stato non è mai sceso a patti con i boss di Cosa Nostra per sovvertire l’ordine..

Berlusconi e i magistrati: un assedio durato trent’anni

Ma come ha fatto? Per quasi trent’anni ha dovuto fronteggiare una macchina di guerra che non era quella gioiosa e spompata di Achille Occhetto ma quella d’acciaio e fiele messa in piedi da un esercito di magistrati – tutti coraggiosi, tutti valorosi, a tratti persino spocchiosi – che lo hanno accerchiato, assediato, asfissiato. Lui, Silvio Berlusconi, si è difeso con le unghia e coi denti. Non gli sono di certo mancati i soldi né il potere. Ha schierato in campo il fior fiore degli avvocati. Ma se oggi, in un qualche angolo del cielo, qualcuno gli chiedesse di ricostruire le fasi della sua guerra con la giustizia non avrebbe altro modo se non quello di proiettare su uno schermo i numeri e le immagini di un’avventura che ha riguardato solo..

Commissione antimafia. Come evitare il rito dell’inutilità

Si insediano oggi, 23 maggio, giorno in cui l’Italia celebra con dolore il trentunesimo anniversario della strage di Capaci, quel maledetto tratto di autostrada dove i corleonesi di Totò Riina massacrarono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. Credono che la cipria, un po’ annacquata, della retorica possa nascondere o quantomeno appannare l’inutilità di una Commissione parlamentare antimafia nata oltre sessant’anni fa per contrastare l’invadenza di Cosa Nostra e divenuta nel tempo una sorta di Cappella cardinalizia all’interno della quale la politica celebra il proprio impegno – certamente sincero e a tratti persino appassionato – contro l’arroganza dei boss e le trame delle cosche. Un impegno istituzionale, formale, quasi burocratico. Perché, nei fatti, i volumi accatastati nelle stanze di palazzo San Macuto, sede della..

Quella della trattativa era un’antimafia di cenere e fango

E ora che ne sarà dei professionisti dell’antimafia che per anni hanno imbastito processi farlocchi, che hanno impiccato all’albero della gogna persone innocenti, che hanno costruito carriere sulle pene degli altri e che oggi liquidano le loro scempiaggini con un sorrisetto cinico e beffardo? Dicevano di cercare verità e giustizia; invece traccheggiavano con i pentiti per confezionare scenari improbabili. Dicevano di volere smascherare tutte le colpe e tutte le complicità sulle stragi di mafia; invece si servivano dei pataccari per costruire teoremi e inchiodare sul banco degli imputati chiunque mostrasse di volere contrastare il loro potere. Già. Come si permettevano i Ros di Mario Mori di sollevare un dubbio di fronte ai Reverendissimi Inquisitori della procura di Palermo che volevano invece riscrivere la storia d’Italia e bruciare sul rogo della..

Il mito della mafia invincibile

La narrazione proposta da talk show e toghe in carriera, non piace ai magistrati che arrestano i boss

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