Pietrangelo Buttafuoco per Il Foglio

Lo sberleffo del pilota tedesco nel cielo nero di Catania

Manco Franco e Ciccio, una fantasia così, come quella del pilota crucco di Lufthansa. In volo da Francoforte a Catania, dirottato su Malta – l'ennesimo volo sballottolato in ogni dove eccetto che a destinazione – l'aereo tedesco spurga per dispetto un disegno inequivocabile. Due cerchi a far da base e una mentula bislunga in verticale. Ebbene sì, una forma di minchia disegnata nell'esatta porzione di cielo che corrisponde alla patria degli ingravidabalconi. Ovviamente la compagnia aerea s'è premurata di smentire – non è quello che credete, fallo non fu – ma carta canta e non c'è altro tracciato di rotta del Flight Radar che quello: due cerchi e la cosa bislunga, messa per lungo. Come a voler significare, con una mentula in cielo, tutta la santa pazienza che ci vuole a sopportare il..

Una storia di famiglia, la destra
Canto in memoria di chi non c’è più

Alle tre di notte parla Giorgia Meloni e Lia — la signorina Lia, mia zia – batte le mani. La vincitrice del 25 settembre dedica il risultato a chi non c’è più e Lia batte le mani nella stanza importante della propria casa con la raggiante felicità delle sue ottantacinque primavere. Ognuno ha un mondo intero nei propri ricordi, pezzi di vita che sono solo batticuore ormai, la piccola bionda ostinata arriva al governo d’Italia, parla da Roma, e quella sua dedica – “a chi non c’è più” – fa commuovere Lia, mia zia, che di ogni lacrima se ne fa un film. Ed è una pellicola che va a svolgersi alle ore tre del mattino, questa di Lia – la signorina, mia zia – con tutti quelli che non..

Le regole del Covid
il cui esito è la nevrosi

Spett.le Pandemia, sua Sede. Le leggi si rispettano, le regole si seguono (il destino si subisce). L’estrema conseguenza di una legge – quando è al culmine dell’ingiusto – è la cicuta. Ma quella di una regola ottusa e stupida – nell’orgia della burocrazia – è la nevrosi. Quella di un tempo psicotico – come questo nostro tempo ormai – presagito solo attraverso le pagine di Ionesco, Dürrenmatt e Lacan. Tutto il resto – Spett.le Pandemia – è sipario. Nel palcoscenico del destino.

Il comunismo furbo
del comparaggio
inghiotte Calenda

Il fascismo di certo non c’è più ma il comunismo furbo del comparaggio di potere quello sì, altroché. Rachele Mussolini che prende tutti i voti a Roma – con buona pace del Corriere della Sera che se ne scandalizza – non sposta un bicchiere ma Gualtieri che arriva al Campidoglio, di una torta a doppio strato guarnita di Giubileo in arrivo e l’Expo da fare, sa che farsene, altroché. Rachele può solo essere una nipote ma un Gualtieri cresciuto alla scuola di partito del Pci è un erede, e tutta quella furbizia della doppiezza ce l’ha nel suo corredo, altroché. Il comunismo da temere non è certo quello genuino di Marco Rizzo ma quello furbo che comanda, quello dei magistrati compiacenti, sempre loro, ed è quello dei giornalisti di regime..

La favola malinconica del Santo che suda ad Agira

Nella favola del Santo che suda, ad Agira, una stilla di dolce malinconia. Il priore che per primo ha raccolto il prodigio di San Filippo il Nero lascia la sua Abbazia. Il patrono di Agira, la cui sacra effigie più volte, senza mano umana, s’è intrisa da sé di un sudore simile ai preziosi olii dei riti antichi, vede andare via – in altra sede – don Giuseppe La Giusa. Rispettoso degli ordini dettati dal proprio vescovo, il mite ragazzo cui la Fede ha dato il fardello di una struggente responsabilità – contemplare un legno in preghiera, la Statua del Santo che suda – prosegue il suo cammino là dove il dovere impone, lontano dalla chiesa che l’ha visto bimbo, dai banchi dove è diventato sacerdote nel patto eterno tra..

Il ballo in maschera
della Regione Siciliana

L’unica cosa da fare è vaccinarsi, e va bene – fin qui la responsabilità individuale – ma quella della politica, col pretesto della pandemia, è un furbo culto dell’emergenza per dimenticare le urgenze. In una Sicilia dove le autostrade sono tutte rotte (per tacer del resto), che si fa? Ci si mette la mascherina. A Palermo dove i morti cuociono insepolti sotto il caldo, che si fa? Ci si mette la mascherina. In una terra devastata dagli incendi, che si fa? Ci si mette la mascherina. E allora sì che “ti conosco, mascherina!”: con la scusa dell’emergenza, non si risolve nessuna urgenza. La Sicilia diventa zona gialla, e va bene, ma essere presi per coppole di mentula proprio no.

Turisti e untori
in terra di Sicilia

Due milioni di turisti in due mesi. E se ne lamenta Nello Musumeci, presidente della Regione siciliana cui manco pare vero l’arrivo della zona gialla che per lui “non è una maledizione, ma l’effetto di un comportamento”. Intervistato dal Corriere, Musumeci accusa gli untori, i cittadini che si sono dati alle feste, e magari in compagnia di questi due milioni di visitatori i quali – sciagurati – hanno anche speso soldi, affittato case, prenotato alberghi, mangiato nei ristoranti e financo copulato in tutta Sicilia, a beneficio del Pil, invece che dire bravo al presidente sempre casto e sempre divo. Ps Casto, non crasto.

Un Pantheon di cocci
per la nobile Sicilia

C’è una cosa impossibile – forse più del Ponte di Messina – ed è quella d’immaginare il ritorno di Ade e della sua Venere, a Morgantina e d’immaginarlo questo abbraccio del tornare in una festa che renda onore all’amore degli Dei incidentalmente cocci di antiche statue, meritevoli di poesia, folla, festa, insomma: festival. Ed è Barbablù-Fest, dal 19 agosto al 4 settembre, che è ben più che un carosello in scena ma per l’appunto l’impossibile di Sicilia finalmente realizzato. Merito tutto di Alberto Samonà, nobile di nascita e volitivo assessore dei Beni Culturali e della Identità. E la nostra carta d’identità è quel pantheon di cocci. Tutti d’amore.

Se la realtà irrompe
la mascherina scompare

Nelle foto che arrivano dalla Germania prostrata dalla tragica alluvione – nelle immagini e così nei video – c’è un dettaglio proprio rivelatore: nessuno, pur assembrato, indossa la mascherina. Neppure Angela Merkel, tra i soccorritori nel fango, la porta. Neppure il Cancelliere, dunque, che pure è stata tra le più attente al rito della precauzione. All’emergenza si è sovrapposta un’altra emergenza potrebbe dirsi, oppure – ed è nell’ordine delle cose – l’irrompere della realtà. Quando le chiacchiere stanno a zero. La famosa variante livella: “Nuje simmo serie, appartenimmo à morte!”

Gerenza

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