Pietrangelo Buttafuoco per Il Foglio

Un gesto di sudditanza
a sua maestà la Paura

Da oggi, in Francia, niente più mascherine all’aperto. E così in tante altre nazioni. Cade l’obbligo da lunedì in Alto Adige mentre nel resto d’Italia – con la proroga dello stato d’emergenza – si continuerà con i bavaglini all’aria aperta. È ovvio che non ci sia alcuna necessità ma quello che permane – reiterando il nonsense – è la fedeltà a sua maestà la paura, sorella all’ottusità, madre della burocrazia che tutto riduce al fancazzismo dell’amministrazione (nonché figlia dell’ignoranza sempre di casa tra i caporali di giornata incautamente nominati ministri all’Egemonia della nuova normalità).

Il pepperepé del Pd
per l’ultimo sondaggio

In tutta questa felicità del Pd primo partito nei sondaggi ma con i gazebo deserti, nel pepperepè d’incontenibile gioia del giornalismo altolocato – proprio del salotto slegato dalla realtà – al di là della cosmesi cui attinge il sistema per darsi un tono, urge qualche osservazione ulteriore. Tre partiti – in un 3% di errori nel calcolo – sono dati alla pari e comunque, giusto per tagliare la testa al toro, diciamolo: sono gli stessi sondaggi che danno Roberto Speranza come il politico più amato dagli italiani. E come diceva Peppino a Totò: “Ho detto tutto”.

Salvini, la Chiesa
e l’amica del giaguaro

Matteo Salvini che regala coroncine del Rosario e dispensa benedizioni da Fatima non s’illuda adesso d’avere la Chiesa dalla sua. Padre Livio, il direttore di Radio Maria, gli fa da padre spirituale ma il leader leghista metta in conto l’atavico cinismo del potere vaticano. E gli basti l’esempio di Francisco Franco quando (coi comunisti e i repubblicani che ammazzavano i sacerdoti, i seminaristi e le suore in ogni dove), sollevava gli eserciti a difesa della cristianità in Spagna, restituiva la Chiesa alla sua centralità a Madrid per ritrovarla – passato manco un solo giorno – già nemica irriducibile. Amica del Giaguaro. Come sempre. Da sempre.

L’eterno girotondo
dei giornali di destra

Duro il destino dei direttori di destra – sempre gli stessi – costretti alle porte girevoli da un giornale all’altro: da Libero al Giornale, al Giornale a Libero. E poi anche La Verità. E sempre a dispetto del “mostruoso conformismo della stampa italiana”. E, infatti, spiega Vittorio Feltri – intervistato da Francesco Battistini del Corriere – “dall’altra parte siamo pochini”. E qui si spiega il perché la battaglia culturale è una battaglia persa: “La maggioranza degli editori, per moda, se non sta a sinistra si sente male”. Per moda – per uso di mondo – e per ben figurare in società. Facendo del Corriere, l’Unità.

La corsa al Quirinale
e il candidato con la W

Diavolo di un Verderami. Il principe degli analisti della politica scrive sul Corriere che l’elenco dei quirinabili è lungo assai, copre tutto l’alfabeto dalla A alla W e non ha però detto Z perché evidentemente Zorro non è interessato all’elezione al Quirinale. E dunque: a quali tra i tanti W pronti per la presidenza della Repubblica avrà voluto alludere Francesco Verderami? Forse Washington, nel senso di George, forse Winston Churchill sotto mentite spoglie, oppure Richard Wagner così ci si butta tutti con le Valchirie – così si cavalca l’onda sovranista – e non se ne parla più?

La mascherina in tv
è voyeurismo puro

Quando finirà – se mai finirà – si rifletterà su tutti quelli che si sono fatti, a futura memoria, selfie e foto con la mascherina sul muso (senza che questa sia di cuoio, nell’unica variante degna dell’umano: quella sadomaso). Dopodiché ci sarà anche da ragionare sulla psicotica regola dei collegamenti video e delle interviste in tivù fatte con la mascherina, specialmente se a distanza – senza nessun motivo sanitario – ma per assecondare il voyeurismo della canea da addestrare perinde ac cadavere. E se ci fosse un Magritte – ahinoi – non potrebbe che pittare un unico soggetto: quello che da solo, in macchina, guida con la mascherina.

Dove finisce il bacio
negato a Biancaneve

Gli Stati Uniti di Joe Biden e Kamala Harris fanno dunque guerra ai baci. Già il nome Biancaneve è razzista e da oggi sarà Neralava, di chiamare i Sette Nani, nani, manco a parlarne: è offensivo. Il Principe, in calzamaglia arcobaleno, mai più darà un bacio non consensuale. Aspetterà il Gay Pride per svegliare la Bella Addormentata e con lei discutere sulla parità di genere e la transomofobia aspettando l’outing di Grimilde che si sente maschio, s’è sottoposta a un’operazione reclamando adesso una nuova identità. Bacia la Bella Addormentata, anzi, no: bacia il Principe. Neppure, no. Bacia tutti e sette i sette brevilinei.

I cieli alti di Totò
e di una comicità
che sfiora la metafisica

Braccia conserte sotto al mento a modo di tibia incrociate. L’occhio sbarrato come a segnalare le orbite svuotate di bulbi e pupille da tempo inghiottite dai vermi. E un sorriso bieco, infine – il vacuo ghigno del Nulla – per rappresentare con la propria capa la morte in persona. Ecco Totò nella pantomima macabra del teschio, ed ecco Paolino nostro che nel giorno 12 dello scorso febbraio s’è fatto trovare dalla cameriera e cuoca, la signora Valentina succeduta da poco alla defunta Immacolata, già storica cameriera e cuoca di casa Isotta. Eccolo, dunque, Paolino nostro: vestito di tutto punto, con una polo grigia abbottonata anche all’ultimo bottone, con sopra di questa un pullover rosso scuro, pantaloni di velluto marrone chiaro e mocassini anch’essi di colore marrone. Palpebre calate, gli occhi..

Ritratto di uno Sciascia inedito e inimmaginabile

Insegnante alle elementari. Questo è Leonardo Sciascia. A chi cerimoniosamente lo appella “maestro!”, da sornione qual è, risponde: “Ebbene sì; maestro di scuola io sono”. Diplomato alle magistrali dove insegna Vitaliano Brancati, all’istituto IX Maggio di Caltanissetta – la cittadina siciliana d’entroterra della sua più completa felicità – Sciascia, nato cent’anni fa l’8 gennaio 1921, è il pezzo raro della letteratura europea in ragione della sua unicità: essere davvero un intellettuale e, al contempo, un formidabile artista. A dispetto dei tanti imbonitori di pistolotti moralistici da festival letterari, Sciascia attraversa il suo tempo accompagnando Sandro Attanasio, l’ispettore di Einaudi che alla guida di una Bianchina furgonata vende libri nei più remoti paesi dell’entroterra di Sicilia. Anni dopo – portando con sé Gesualdo Bufalino – accompagnerà anche Gianni Giuffrida e Mario..

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