Giuseppe Sottile

Ma per le certezze
c’è ancora da aspettare

Tutti a dire che è stata una coincidenza. Invece la scelta di depositare la sentenza sulla Trattativa nel giorno di via D'Amelio ha un significato preciso, inequivocabile. Con tale gesto la Corte di Assise ha voluto rendere certamente un omaggio a Paolo Borsellino e agli uomini della scorta trucidati 26 anni fa dal terrorismo mafioso di Totò Riina e dei suoi sanguinari corleonesi. Ma ha voluto pure significare che per consegnare alla storia "verità e giustizia" ci sarà bisogno almeno di un altro processo. Perché quello celebrato nell'aula bunker di Palermo è riuscito a mettere insieme solo una verità "logico-fattuale" e non una certezza suffragata da prove inoppugnabili. Più che le motivazioni della sentenza, le cinquemila pagine sottoscritte da Alfredo Montalto, presidente del collegio giudicante, contengono un severo messaggio agli..

Ma non sparate più
sul povero Crocetta

Povero Crocetta. Per cinque anni ci ha regalato motivi di esilarante divertimento. Le sue fanfaronate da duro e puro dell'antimafia, le sue invettive da pappagone della politica, le sue goffe smemoratezze sullo stipendio che la Regione gli elargiva, queste e altre amenità sono state il tutto e il niente dei suoi cinque anni di regno. Ma ora che la Corte dei Conti pretende da lui un risarcimento milionario e non perde occasione per avvelenare il suo crepuscolo politico, ora no: non possiamo più ridere. Perché l’ex Governatore avrà pure dissipato parecchi soldi per garantire uno stipendio (e non un lavoro) ai soliti precari, ma certamente quelle somme non sono finite nelle sue tasche. Schernirsi di lui sarebbe come avallare l’eccesso di giustizia che lo sta travolgendo. E dietro ogni eccesso..

Regione, il governo
dei lunghi silenzi

Nello Musumeci non dice una parola sul bullo che gli sta accanto e Giusy Savarino, che gli vuole molto bene, scrive un articolo per sostenere che il Presidente non parla perché lavora. In silenzio, naturalmente. Poi insorge la questione dei disabili che non hanno ricevuto il contributo della Regione: Davide Faraone, leader dei renziani, avvia uno sciopero della fame e Ruggero Razza, assessore alla Salute, replica: noi non cediamo al sensazionalismo, noi lavoriamo in silenzio. Di silenzio in silenzio arriviamo a Sebastiano Tusa, assessore ai Beni Culturali, che di fronte allo scandalo del castello Maniace, la cui piazza d’armi è stata ceduta ai privati per quattro lire, sceglie la via di mezzo: meglio una parola in meno che una parola in più. Provate a immaginare una riunione di giunta: un..

Il Traccheggiatore
ci ha ripensato

Miracolo. Il Traccheggiatore di Palazzo d’Orleans, che ovviamente non è l’onestissimo Musumeci, ha rinunciato alla battaglia dell’Esa. Era stata presentata come la battaglia del secolo ma dopo tanto tromboneggiare l’offensiva all’improvviso si è spenta. Come mai? Mentre Musumeci dormiva, il Traccheggiatore – che con Sicilia Patrimonio Immobiliare qualche capriccio se l’è passato – pregustava già l’ebrezza della soppressione e della conseguente liquidazione dell’Ente; in particolare della vendita (o la svendita: fate voi) di palazzo Florio, un imponente edificio al centro di Palermo che l’Esa, pure occupandosi di borghi rurali, annovera tra le sue proprietà. Quando l’Ars, conoscendo uomini e topi, ha fatto sapere che la liquidazione non sarebbe comunque passata dai suoi uffici, il Traccheggiatore ha buttato le armi e se l’è data a gambe. Fine della battaglia.

Uno zelo che ribalta
il senso della politica

E’ vero che tra di loro c’è un bullo della politica, un personaggio con troppe storie e nessun voto messo lì, ai vertici della Regione, da un disonorevole capriccio di Berlusconi. Ma sulla giunta presieduta da Nello Musumeci bisogna pure gettare uno sguardo d’insieme. Solo così sarà possibile cogliere le difficoltà di chi ogni giorno tenta di assicurare alla Sicilia un governo onesto e credibile. E solo così, con uno sguardo d’insieme, si potrà anche cogliere lo sforzo che ogni assessore compie per assicurare al settore di competenza un minimo di sviluppo e di affidabilità. Uno di questi assessori è Sandro Pappalardo che si spende giorno e notte per collocare il turismo della Sicilia al centro del mondo. Un progetto certamente ambizioso, ma vivaddio. Il suo zelo serve quantomeno a..

Dove nasce e finisce
l’orizzonte dei grillini

Se stessero dalla parte della buona politica si intesterebbero una battaglia contro i carrozzoni creati dalla Regione per fare largo alle clientele e sprecare qualcosa come quattro miliardi l'anno. Se stessero dalla parte della buona amministrazione si impegnerebbero in una campagna per il risanamento del territorio, per i depuratori che non ci sono, per le strade che non vedono mai la luce dell'Anas. Se stessero, come dicono, dalla parte dell'onestà e della trasparenza chiederebbero al presidente Musumeci perché tiene al Bilancio un assessore in palese conflitto d'interesse. Ma i grillini stanno sostanzialmente dalla parte dei social e degli odiatori che popolano quel mondo. Per questo il loro orizzonte comincia e finisce con il taglio dei vitalizi. Un risparmio misero, rispetto all'indicibile spreco delle partecipate; e per di più fatto sulla..

Eppur si muove:
l’azzardo di Musumeci

Ma sì, è andato a Pontida e ha pure detto due cazzate, di quelle che si dicono in queste barbariche feste della politica. Ma sì, è andato con la sua grisaglia d’ordinanza a mescolarsi con il colorito popolo dei riti padani e degli elmi vichinghi, quasi smaniasse dalla voglia di baciare la pantofola di Matteo Salvini e della sua cavalcata sovranista dentro le paure dell’Italia. Però, signori miei, credete davvero di potere crocifiggere Nello Musumeci per questo suo viaggio nel cuore di un Nord leghista e osannante? Il governatore della Sicilia, lasciando l’Etna per la valle del Po, ha già segnato un punto a suo favore. Ha smentito con un solo gesto – un azzardo, verrebbe da dire – tutti coloro che, prima di domenica, lo dipingevano come un presidente..

Un depistaggio
ma senza colpevoli

Dicono che è stato un colossale depistaggio. Dicono che a Caltanissetta pochi ma spregiudicati investigatori hanno fatto scempio della verità sulla strage nella quale morì il giudice Paolo Borsellino. Ma quando leggi le motivazioni della sentenza per capire chi furono i registi della messa in scena costruita attorno al falso pentito Scarantino scopri che i colpevoli non ci sono. I giudici del “Borsellino quater” insistono sul questore Arnaldo La Barbera, che guidò il gruppo d’indagine e che è morto prima che il processo arrivasse alla fase dibattimentale. E mettono alle corde tre poliziotti, infelici e sconosciuti, per i quali si preannuncia già un lungo calvario giudiziario. Sui magistrati che con un semplice tratto di penna avrebbero potuto sventare ogni trucco e ogni inganno neppure una parola. Al massimo ebbero qualche..

Gerenza

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