Giuseppe Sottile

Quel giochino greve
su Beatrice Venezi

Beatrice Venezi è un’eccellente direttrice d’orchestra: fresca, giovane, geniale. Ma da quando è entrata nell’olimpo politico di Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, è diventata una sorta di Madame Passepartout. Nel vasto mondo della musica politicante – quella finanziata dalla Regione – succede anche che i pagnottisti diventino sovrintendenti. Ma prima di incassare lo stipendio, i miracolati devono iscriversi a Fratelli d’Italia. O, meglio, alla corrente turistica dei patrioti. Che in Sicilia è quella che mette mano al portafoglio. Beatrice Venezi dà modo agli improvvisati musicologi di superare l’iscrizione senza bisogno di presentare un attestato di fede cieca e assoluta nella destra sovranista. Basta scritturare lei, la Divina. Ed è come avere in tasca una tessera del partito firmata dalla Meloni e controfirmata da Messina, il Balilla del Turismo.

Il ritorno di affaristi
e avvocati d’affari

Lo so, la fissazione è peggio della malattia. Ma da Palazzo d’Orleans comincia a fuoriuscire un brutto odore di fritto, di benevolenze pelose, di complicità sottintese, di pastette cucinate tra amici e compari. L’inchiesta di Mario Barresi sul grande affare degli aeroporti di Palermo e Catania – apparsa ieri su La Sicilia – alza il velo su trame che credevamo scomparse. Sono tornati a galla, dopo un breve periodo di immersione, affaristi e avvocati d’affari, avventurieri e capitani di ventura. Ma chi vigila? Nessuno. Le opposizioni, con la Finanziaria alle porte, vivono in attesa di nuovi possibili inciuci, la Commissione Antimafia non ha poteri d’inchiesta, la Corte dei Conti giudica a consuntivo. Non resta che il “Diario 1845” di Kierkegaard: “La nave è in mano al cuoco di bordo e..

Un circo musicale
che non diverte più

Abbiamo le pezze al culo ma la Sicilia è diventato il palcoscenico di un perenne spettacolo, opaco e politicante. C’è gente in questa terra che fa davvero fatica a sopravvivere ma la Regione, dove detta legge la corrente turistica di Fratelli d’Italia, ci travolge con festival e concerti, con la musica classica e la musica jazz. E se non bastano i teatri di Palermo, Catania e Messina accende le luci del Teatro antico di Taormina o del Politeama, dove opera un’orchestra di sottogoverno. Si dirà: ma è la cultura, bellezza! E’ vero. Però la musica, qui, è diventata merce di scambio clientelare: un fedelissimo di Schifani diventa sovrintendente; poi lui, il miracolato, distribuisce un bel po’ di soldi ai giornali per la pubblicità e i giornali lo presentano come il..

Le feste di Sicilia
non finiscono mai

Non c’è verso: né i sequestri della Guardia di Finanza né le inchieste delle procure frenano gli sprechi della corrente turistica di Fratelli d’Italia. Ogni mese, con la banalissima scusa di offrire al mondo il brand Sicilia, i discepoli dell’ex assessore Manlio Messina, detto il Balilla, bruciano milioni di euro in festival, rassegne, convegni. E soprattutto in “comunicazione” che è la voce, occulta e maleodorante, con la quale amministrano le peggiori clientele. Per il Bellini Context hanno versato novecentomila euro nelle tasche di Vincenzo Montanelli, il principe dei comunicatori. Oggi si sono inventati un’altra allegra manifestazione da dedicare al cinema. Hanno stanziato mezzo milione di euro. Non sanno nemmeno dove la rassegna si terrà. Ma intanto mobilitano organizzatori e venerati maestri della fuffa. Le feste malsane di Sicilia cominciano sempre..

Doppi stipendi
per i “beati loro”

Per carità, anche quella è cronaca; e Dio solo sa quanto bisogno di conoscenza ci sia in questa terra di clientele e pagnottisti. Però non fermiamoci agli spiccioli per i caffè di Schifani. Palazzo d’Orleans brucia centinaia di migliaia di euro ma lo spreco non sta nelle teste di moro che il presidente regala agli ospiti illustri. Sta nel fiume di denaro che la Regione spende per il cerchio magico del governatore. Prendete il Consigliere della Porta Accanto: oltre ai sessanta mila euro per la consulenza sui fondi europei avrà anche diritto a un compenso come presidente del Cts. Oppure prendete il Menestrello di Corte: oltre allo stipendio del Corecom, l’ente più inutile che ci sia, gli tocca pure una indennità come sovrintendente della Orchestra sinfonica siciliana. Sono i “beati..

La sanità siciliana
dal teatrino alla lotteria

I convenzionati della sanità siciliana si riuniscono oggi all’Hotel Astoria di Palermo. Tornano a battere i pugni. Vogliono sapere se avranno accesso ai fondi stanziati per le liste d’attesa o se le somme assegnate alla Regione dal governo nazionale finiranno – more solito, scusate il latino –alle cliniche private la cui lobby, lo sanno pure le pietre, ha robusti agganci dentro Palazzo d’Orleans. Ambulatori e laboratori pretendono risposte. Ma i possibili interlocutori sono tutti chiusi nei sotterranei del potere a discutere, dibattere, ribadire, auspicare e scannarsi sulle nomine dei manager di Asp e ospedali. A cominciare del presidente della Regione, Renato Schifani, costretto ogni giorno a smentire quello che aveva dichiarato il giorno prima. Era un teatrino – “Certa stampa, signora mia” – e siamo già arrivati alla lotteria. Chi..

La sanità siciliana?
Da turarsi il naso…

Sappiamo bene che la metafora è dura, ruvida, persino rasposa. Ma noi di Buttanissima - “Certa stampa, signora mia…” – non abbiamo più aggettivi per descrivere il ributtante sfascio della sanità siciliana. Non ci resta dunque che paragonarla alla Rap di Palermo, l’azienda municipalizzata che costa ogni anno 120 milioni di euro ma non riesce mai ad assicurare una decente pulizia della città. Come la sanità di Schifani. Che costa miliardi ma lascia i pazienti accatastati davanti all’Ortopedia di Villa Sofia o nei corridoi dei pronto soccorso, manco fossero cumuli di immondizia. Del resto, c’era da aspettarselo. Il presidente della Regione - che è un politico politicante - ha insediato un assessore inesistente per controllare di persona il grande feudo e trasformarlo in una potente macchina clientelare. I risultati si..

Il coraggio di Schifani
e il monito di Cechov

Renato Schifani poteva dire: “Signori, scusateci: abbiamo ancora da definire alcuni dettagli”. Sarebbe stato un gesto di lealtà che i partiti della maggioranza, convocati a Palazzo d’Orleans per le nomine della sanità, avrebbero certamente compreso. Invece no. Il presidente della Regione – il cui coraggio di fronte alle difficoltà puntualmente traballa – non ci ha voluto mettere la faccia e ha incaricato Marcello Caruso, il suo fedele scudiero, di montare un siparietto e accendere un pretesto per rinviare ogni decisione. Caruso ha obbedito. Travestito da leader di Forza Italia si è piazzato all’ingresso e ha vietato l’accesso a Marianna Caronia, capogruppo della Lega all’Ars, dicendo che il vertice era solo per i segretari di partito. La lite è esplosa e il confronto sulle nomine è saltato. Ricordate Cechov? “Calate il..

Questioni di sanità
tra teatrino e realtà

Benvenuti al tavolo delle tre carte apparecchiato dal presidente della Regione, Renato Schifani, per decidere l’unica cosa che gli sta a cuore della sanità siciliana: le nomine. Primo quiz: al vertice della Asp bisognerà nominare dei commissari che poi diventeranno manager o dei manager da trasformare in commissari? E dov’è nascosto il tesoro: sotto la carta degli “idonei” o dei “maggiormente idonei”? E che ne sarà della proposta di risolvere tutte le ambizioni e le liti dei partiti con un sorteggio, proposta avanzata da Totò Cuffaro, regista occulto di ciò che si cucina a Palazzo d’Orleans? In attesa che gli invitati al banchetto risolvano i quiz, non potrebbe Schifani spiegare per quale mistero l’Asp di Palermo non paga da maggio le strutture convenzionate? Ci provi, governatore. Provi per una volta..

Volevano essere
Pasqualino Monti

Erano tutti lì, venerdì sera, a far finta di essere bravi ed efficienti come Paqualino Monti, il presidente dell’Autorità portuale che in cinque anni ha costruito il Molo Trapezoidale di Palermo: un’isola di bellezza dentro una città perduta, abbandonata, sfregiata. C’era Matteo Salvini, il vicepremier che agita la grande opera del Ponte sullo Stretto e dimentica che la Sicilia ha urgenza soprattutto di infrastrutture ordinarie come le strade o i collegamenti con le isole minori. C’era il sindaco Roberto Lagalla, che non riesce a fronteggiare nessuna emergenza: né quella del traffico né quella, ancora più sconcia e maleodorante della spazzatura. E c’era pure il presidente della Regione, Renato Schifani, l’uomo delle feste malinconiche a Palazzo d’Orleans, intrappolato da dieci mesi nelle sue trame di politico politicante. Sì, volevano essere tutti..

Gerenza

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