Giuseppe Sottile

Il garantismo fluido
di Renato Schifani

Pur di conquistare un titolino di due colonne in cronaca il presidente della Regione si è lasciato andare a una scemenza che fa a pugni con il garantismo professato da Forza Italia soprattutto al tempo in cui Silvio Berlusconi aveva non poche gatte da pelare con la giustizia. La scemenza gli è venuta fuori a commento dell’orrendo stupro su una ragazza di 19 anni, per il quale sono stati arrestati sette giovani palermitani. Secondo Renato Schifani – che si è guardato bene di invocare lo stesso rimedio forcaiolo quando l’accusa di stupro ha toccato il figlio di Ignazio La Russa, suo padrino politico – “occorrerebbe allungare o raddoppiare i termini della carcerazione preventiva”. E la presunzione di innocenza sancita dalla Costituzione? Per la vanità di un francobollino in cronaca l’ex..

I predicati molesti
di Schifani su Lagalla

Roberto Lagalla sta facendo di tutto per tirare Palermo dalla voragine nella quale era precipitata negli anni di Leoluca Orlando. Ha messo ordine nei conti ed ha eliminato la vergogna dei morti senza sepoltura al cimitero dei Rotoli. E’ un sindaco con la testa sulle spalle e con una esperienza amministrativa che lo mette al riparo da ogni tentazione populista. La sua opera di risanamento risulterebbe più facile se non venisse assediato dai predicati molesti di Renato Schifani. Che, da presidente della Regione, insiste nel sollecitare non una azione comune per il rilancio della città; ma un rimpasto della giunta. Allo scopo di sostituire gli assessori scelti a suo tempo da Gianfranco Miccichè con due suoi amici e clienti. C’è da augurarsi che Lagalla opponga, alle miserie e ai rancori..

La corrente turistica
ha perso la spocchia

Da vincitori, spocchiosi e inarrestabili, erano convinti di sfiorare l’onnipotenza. Ed erano pure certi che non sarebbe mai arrivato il giorno del giudizio. Invece qualcosa si è inceppato. Prendete “la corrente turistica” di Fratelli d’Italia. La ministra Santanché si è impantanata in un groviglio politico-giudiziario e con lei si è spiaggiata anche “Open to Meraviglia”, una campagna costata nove milioni. Stessa sorte per SeeSicily, l’azzardo da settanta milioni costruito attorno a sé da Manlio Messina, l’ex assessore regionale promosso vice capogruppo alla Camera. La “corrente” ovviamente resiste e cerca di inventarsi nuovi canali di spesa. Ma intanto è entrata in gioco la procura di Palermo e l’aria, soprattutto a Roma, è cambiata. Dove c’era spregiudicatezza c’è una insolita cautela. Accompagnata dal timore che l’eccesso di turismo alla fine porti sfiga.

Pagana, assessore
a sua insaputa

Prima o poi, c’è da star certi, si costituiranno in una associazione il cui compito sarà quello di ricordare alla politica la fitta serie di vendette e di rancori che hanno segnato la vita di Palazzo d’Orleans negli anni di Renato Schifani. All’elenco delle vittime – che trovate qui, in apertura – manca il nome del professor Giuseppe Trombino. Era stato nominato presidente del Comitato tecnico scientifico, quello per le autorizzazioni alle imprese, sette mesi fa da Elena Pagana, assessore al Territorio e all’Ambiente. Ma la settimana scorsa è stato destituito per fare posto a Gaetano Armao, l’avvocato d’affari al quale Schifani ha delegato le questioni più delicate della Regione. Nessuno ha spiegato a Trombino il perché della sostituzione. Elena Pagana – assessore a sua insaputa – avrebbe voluto dire..

I super pagnottisti
di Palazzo d’Orleans

Legulei e azzeccagarbugli, maestri del diritto e del rovescio non fanno altro che invocare una legge, un comma, un combinato disposto. Insomma, una “carta” che dia copertura alle loro azioni. Poi, quando la norma c’è, puntualmente viene ignorata. Stracciata. Calpestata. Il 30 dicembre del 2019, imperante Nello Musumeci, il Segretario Generale della Regione, Maria Mattarella, ha diramato una circolare: il Governatore non può assegnare, a un proprio cliente, più di un incarico. “Carta” fatta a pezzi da Renato Schifani che al cliente del suo cuore, Gaetano Armao, ha conferito non uno ma due incarichi. Stessa generosità per un altro centometrista del cerchio magico: quell’Andrea Peria che, da presidente del Corecom, è diventato sovrintendente dell’Orchestra Sinfonica, pur continuando a rastrellare appalti pubblici a destra e a manca. Pagnottismo senza limitismo.

Quei due moralisti
prigionieri del silenzio

Ma dov’è finito Giancarlo Cancelleri, il puro e duro dei Cinque Stelle transitato tre mesi fa in Forza Italia, il partitaccio dei reprobi? E che fine ha fatto Caterina Chinnici, la figlia prediletta dell’Antimafia? Anche lei, come Cancelleri, ha cambiato casacca, abbagliata dal partito di Silvio Berlusconi; però non è ancora riuscita a trasferire nel popolo azzurro quella carica di legalità e trasparenza che il suo nome si porta dietro. Fino a qualche anno fa le parole di Cancelleri, come quelle di Johnny Stecchino, facevano tremare i mobili. Pure quelle di Caterina Chinnici avevano una potenza innata: alle elezioni regionali del 2022 riuscirono persino a sconvolgere le liste del Pd. Ma dopo il trionfale passaggio a Forza Italia i due campioni del moralismo si sono imposti un silenzio a dir..

Urso, stai in guardia
Schifani non perdona

E’ proprio incorreggibile questo presidente della Regione. Ha diramato un lungo comunicato stampa per rivendicare il merito di avere posto per primo la questione del caro voli e per dare atto al governo Meloni di avere finalmente inserito in un decreto la norma che dovrebbe – dovrebbe – attenuare le speculazioni delle compagnie aeree soprattutto nei collegamenti con le isole. La norma, come si sa, è stata voluta e portata a Palazzo Chigi dal ministro Adolfo Urso. Ma il governatore siciliano evita accuratamente di nominarlo. Urso, dieci giorni fa, ha avuto l’ardire di contrastare non solo la linea di Palazzo d’Orleans sulle responsabilità dell’incendio a Fontanarossa, ma anche l’assetto amministrativo dell’aeroporto catanese, controllato da Forza Italia. Il rancoroso Schifani non ha digerito l’affronto. E alla prima occasione si è vendicato...

L’ultima domanda
all’assessore Carta

L’assessore Maurizio Carta, frontman della giunta comunale di Palermo, si è risentito per il “sottile sarcasmo” – capito il doppio senso? – manifestato da Buttanissima sullo sconcio di via Maqueda, la strada spagnolesca che taglia il centro storico di questa città “regia e conventuale”. Ci rimprovera di non avere una visione “di sistema” e di formulare critiche comunque prive di un contributo costruttivo. Mizzica. Lui però che cosa ha fatto? E’ al governo da dodici mesi con deleghe che vanno dal traffico alla rigenerazione urbana, ma non ha ancora elaborato una sola ideuzza in grado di riportare Palermo a un livello di civiltà, di decenza, di decoro. In compenso ha fatto tante belle corse mattutine, ha pubblicato migliaia di post e di selfie, ha piritollleggiato per tutto il Festino. Affidato,..

L’assessore “tuttoselfie”
perso in via Maqueda

Lui, Maurizio Carta, l’assessore tuttoselfie del Comune di Palermo, si era lasciato andare a una dichiarazione solenne: “Mai abbassare la guardia”. Così aveva detto venerdì. E per un giorno la severa ordinanza municipale ha funzionato: una pattuglia di vigili urbani ha allontanato da via Maqueda – l’isola pedonale che doveva essere il fiore all’occhiello della città – le dieci, cento, mille bancarelle abusive e tutta la sporcizia legata al ributtante suk che da oltre dieci anni avvilisce e ammorba il centro storico. Ma l’aria nuova è durata meno di dodici ore. Sabato mattina eravamo già punto e a capo. Gli abusivi, nascosti provvisoriamente nei vicoli laterali, sono tornati a invadere, spocchiosi e impenitenti, ogni angolo e marciapiede della spagnolesca via principale. L’assessore Carta, manco a dirlo, aveva abbassato la guardia...

Attenti al senatore
della porta accanto

Rosario Crocetta, governatore di pomposa inutilità, aveva delegato gli affari più delicati della Regione a Beppe Lumia, uomo del Pd e principe dell’Antimafia. Gli assegnò pure una stanza al piano nobile di Palazzo d’Orleans e da quel momento Lumia veniva indicato dagli uscieri come “il senatore della porta accanto”. Crocetta regnava e Lumia comandava. Per un capriccio del destino, anche Renato Schifani, governatore per grazia ricevuta, ha il suo “consigliere della porta accanto”. E’ quel Gaetano Armao che per cinque anni, da assessore al Bilancio, ha inflitto alla Sicilia non pochi disastri, tutti documentati dalla Corte dei Conti. Non è ancora senatore ma promette bene. Mentre, con i poteri conferiti dalla Regione, vigilava sui tributi degli altri, veniva personalmente inseguito dal fisco per oltre 600 mila euro di tasse non..

Gerenza

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