Giuseppe Sottile

Quella insopportabile
spocchia della destra

Credevamo che il governo della destra fosse “patria, famiglia e legalità”. O, se preferite, “patria famiglia e onorabilità”. Credevamo pure che il partito di Giorgia Meloni fosse espressione di un cameratesco senso del dovere, del rigore, della militanza. Scopriamo invece che l’unico principio che guida la classe dirigente dei patrioti è la perdonanza. Vittorio Sgarbi e Morgan si sono prodotti al Maxxi in un avanspettacolo di volgarità, sessismo e doppi sensi? Il ministro Sangiuliano li ha già perdonati e se li tiene stretti al suo fianco. Stessa clemenza e stesse coperture per le scempiaggini societarie di Daniela Santanchè, ministro del Turismo. E non parliamo della Sicilia, dove ogni scandalo – dall’appalto truffaldino di Cannes al colossale spreco di SeeSicily – è stato perdonato e pure premiato. Fino a quando dovremo..

Renato, il presidente
venuto da Tiberiade

Nel teatrino di Palazzo d’Orleans succede anche che Renato Schifani si attribuisca il merito delle piogge che in questi mesi burrascosi hanno avuto il merito di riempire d’acqua le dighe e di allontanare il pericolo di una dannosa siccità. “Il recupero della disponibilità di risorse idriche negli invasi siciliani, dovuto anche alle consistenti piogge dell’ultima primavera – recita un comunicato della presidenza della Regione – ci consente di guardare alla stagione estiva con serenità”. Subito dopo però irrompe, nel comunicato, la voce imperiosa e vanitosa del Governatore. Il quale, con sprezzo del ridicolo, si lancia in una affermazione decisamente fuori tono: l’aumento dei volumi d’acqua in Sicilia – spiega – è il “risultato del nostro lavoro per risolvere le criticità del sistema”. Non gli resta che camminare su quelle acque...

C’era una volta
il metodo Lumia

Stanchi per tutte le cose che avrebbero dovuto fare e non hanno fatto in questi mesi di smarrimento, i brancaleoni di Palazzo d’Orleans si preparano a una lunga estate di riposo. Renato Schifani, che è il capo dell’allegra compagnia, andrà in vacanza contento e appagato: i suoi rancori hanno avuto puntuali riscontri. Per lui il bilancio è altamente positivo. Per la Sicilia un po’ meno. Verrebbe da rimpiangere Rosario Crocetta. Che Schifani non ha saputo imitare: se decideva di silurare un assessore caduto in disgrazia, il governatore venuto da Gela era capace di agire con velocità e risolutezza. In compenso, qualche mente raffinatissima annidata tra i corridoi di Palazzo d’Orleans sembra avere assorbito i metodi di Giuseppe Lumia, il senatore che, dalla stanza accanto a quella di Crocetta, sapeva come..

Non governano,
bambineggiano

Bambineggiano. Non c’è altro modo per descrivere le miserie che gli occupanti di Palazzo d’Orleans spacciano per azioni di governo. Prendete ad esempio la geniale trovata con la quale hanno pensato di affrontare il 19 luglio, giorno del trentunesimo anniversario della strage di via D’Amelio. Per onorare la memoria del giudice Paolo Borsellino e degli uomini di scorta, l’assessore ai Beni Culturali, quello aveva tentato di regalare a Urbano Cairo 400 mila euro, ha stabilito – con un solenne atto burocratico “assunto”, si dice così, d’intesa col presidente Schifani – di dare dignità di monumento a un ulivo piantato lì molti anni fa da mani pietose e volenterose. Un tentativo maldestro di accaparrarsi la benevolenza dell’antimafia militante e prevenire così ogni possibile contestazione. Miserie, si diceva. Degne, sì e no,..

Una coppia di potere
Da Roma a Palermo

Lei è Giusi: è un magistrato, è vice capo di gabinetto di Carlo Nordio e, stando a un articolo del Domani, è la donna più influente del Ministero della Giustizia. Lui, il compagno, è Gaetano: è stato vice presidente della Regione e consulente di molti avventurieri della finanza, da Ezio Bigotti a Stefano Ricucci; come assessore al Bilancio ha compiuto molti disastri e, come semplice cittadino, ha avuto seri problemi con le tasse: tanto che l’Agenzia delle Entrate l’ha trascinato in giudizio e una sentenza della Commissione Tributaria lo obbliga a versare oltre seicentomila euro al fisco. Lei sussurra all’orecchio di Nordio e lui sussurra all’orecchio di Renato Schifani, governatore della Sicilia, del quale è il consigliere più ascoltato. Lei e lui formano una micidiale coppia di potere. Contano in..

Miccichè ha già perso
A che serve accanirsi?

Che cosa cambia? Ora che Gianfranco Miccichè è rimasto intrappolato – ma non indagato – in un storiaccia di cocaina, sono tutti lì a chiedersi se l’inchiesta giudiziaria è destinata a modificare gli equilibri della politica regionale. Se lo chiedono i suoi colleghi dell’Ars, alcuni dei quali indignati nell’apprendere dettagli che, per la verità, si conoscevano da oltre vent’anni. E se lo chiedono i suoi compagni di partito, di quella Forza Italia che già all’inizio di quest’anno lo aveva isolato e ridotto al silenzio. Diciamolo: con l’avvento di Renato Schifani a Palazzo d’Orleans, Miccichè è rimasto fuori dai giochi: troppi errori nella gestione della crisi. Oggi ai suoi disastri in politica si aggiunge un amaro capitolo della sua vita privata. Che non cambia le cose. Gianfranco, per dirla con Giobbe,..

Chi vede e non vede
lo scandalo del Cas

Ismaele La Verdera, del gruppo che fa capo a Cateno De Luca, ha presentato un’interrogazione al governo della Regione per avere spiegazioni sull’ultimo scandalo denunciato da questo giornaluzzo: un regalo di 53 mila euro del Consorzio per le autostrade di Sicilia, il famigerato Cas, a un clan di pagnottisti che rastrellano soldi dagli assessorati, dalle partecipate e da tutti i peones della politica che hanno la fregola di apparire sui social o di ottenere un’intervista in uno spelacchiato bar della vanità. La Vardera ha letto la notizia e si è indignato: 53 mila euro per garantirsi la presenza di tre mesi su Facebook sono un’offesa a tutti i poveri di quest’isola. L’unico che che ha preferito non indignarsi è stato l’assessore alle Infrastrutture, Alessandro Aricò. Non vede la trave di..

Oltre Crocetta
e oltre Tarabas

Ma a Palazzo d’Orleans c’è un presidente della Regione o un avventore? C’è un governatore, con tutta la responsabilità che questa carica comporta, o un certo Tarabas, l’eroe “imperioso e vanitoso” che Joseph Roth amava definire “un ospite su questa terra”? A sette mesi dall’insediamento, Renato Schifani si ritrova con Fratelli d’Italia, partito di maggioranza relativa, che lo contesta pesantemente e gli lancia ultimatum: o bere o affogare; con Gaetano Galvagno, presidente dell’Ars, che denuncia un allarmante vuoto di proposta politica; con Cateno De Luca, suo dirimpettaio alle elezioni di settembre, che da Taormina gioca con lui come il gatto col topo. Nemmeno Rosario Crocetta, che pure veniva chiamato il “pappagone della politica”, era arrivato, in così poco tempo, a toccare il fondo. Torniamo alla domanda: a Palazzo d’Orleans c’è..

Gran festa a Taormina
alla faccia di Cateno

Bivaccano a Taormina, tutto pagato. C’è il presidente della Regione, Renato Schifani. Non è stato applaudito al Teatro Antico come il divo del cinema Harrison Ford ma lui, stavolta, non se l’è segnata a dito. C’è l’assessore al Turismo, Elvira Amata, custode smarrita della complicata eredità lasciata dal suo predecessore, Manlio Messina. C’è Esterina Bonafede patrona, con Beatrice Venezia, di tutto l’impero costruito dai patrioti attorno a TaoArte. E c’è pure, al San Domenico per Taobuk, Gaetano Armao, trombato alle elezioni ma recuperato con 60 mila euro l’anno da Schifani che, per un rancore indomabile nei confronti di Marco Falcone, vuole ridargli ufficialmente l’incarico di assessore al Bilancio. Mentre a Palermo si misurano i danni di SeeSicily, loro fanno festa. Alla faccia di Cateno De Luca, il sindaco che vuole..

L’ultimo capolavoro
di Schifani allo sbando

In tre giorni Renato Schifani è riuscito a commettere tre errori che pregiudicheranno in maniera pesante la futura azione di governo. Primo. Ha sconfessato l’accordo dell’assessore Francesco Scarpinato con Cateno De Luca, costringendo Fratelli d’Italia, principale azionista della sua maggioranza, a sostenere le tesi del sindaco di Taormina, il suo più accanito avversario. Secondo. Stordito dalle batoste di Scateno, ha indirizzato i suoi rancori contro Gaetano Galvagno, che aveva tentato una mediazione, dimenticando che il presidente dell’Ars è nel cuore di Ignazio La Russa, il potente senatore che l’anno scorso lo ha portato a Palazzo d’Orleans. Terzo. Ritrovatosi con le spalle nude si è rifugiato sotto le ali della Lega senza considerare che Matteo Salvini oggi è la spina nel fianco di Giorgia Meloni, di Daniela Santanché e dello stesso..

Gerenza

Buttanissima Sicilia quotidiano online è una testata regolarmente registrata. Registro generale n. 223.
Registro della Stampa n.5 del 24/01/2018 presso il Tribunale di Palermo

Editore: Salt & Pepper S.r.l. Tel +39 091 7302626 P.IVA: 05126120822

Direttore responsabile Giuseppe Sottile

Change privacy settings

Contatti

+39 091 7302626
www.buttanissima.it
Via Francesco Scaduto, 2/D – Palermo
Questo sito è associato alla
badge_FED