Totò Rizzo

Catania e i suoi inganni
con Monica Guerritore

Il teatro, grande gioco degli inganni, del far finta di essere altri, di vivere in un mondo immaginario: è il leit-motiv della nuova stagione dello Stabile di Catania, anno secondo dell’era Laura Sicignano, direttrice del teatro pubblico etneo insediatasi “in corsa” nel febbraio del 2018. Il primo cartellone tutto a sua firma, dunque, «Meravigliosi inganni» il titolo. Una stagione complessa come «complesso è il nostro tempo e dunque anche il teatro che lo rappresenta – dice la Sicignano – felicemente strabico tra passato e futuro, meticcio e contaminato come lo scenario globale, inclusivo, capace di partire dalle radici per parlare al presente. Il teatro si trasforma come la società che lo esprime. E’ dionisiaco: muore e rinasce rinnovato». Tredici i titoli in abbonamento. Cinque le produzioni e coproduzioni. Si inaugura..

Da Elena a Le Troiane
I debutti al teatro greco

Con Antonio Calbi è così. Inutile prepararsi le domande perché tracima, esonda, straripa, trabocca. E dunque, gioca d’anticipo, previene, in quel che dice c’è già la risposta a quel che avresti voluto chiedergli subito dopo. Non c’è il tempo, ad esempio, per domandare al neo-sovrintendente dell’Istituto nazionale del dramma antico, se il passo dall’oro degli stucchi dell’Argentina (ha diretto il Teatro di Roma fino a pochi mesi fa) al bianco delle pietre millenarie della cavea greca di Siracusa sia stato lungo, che lui ha già intavolato un ragionamento sul fatto che entrambi i luoghi sono stati, come simboli architettonici, il parlamento sociale delle due città, là dove si è esercitata l’arte della polis. Certo, qui sul colle Temenite siamo al quinto secolo avanti Cristo, mica nel Settecento, siamo alle radici..

Alajmo e i sassolini contro Orlando

I messaggi "cifrati" dell'ex direttore del Teatro Biondo al sindaco di Palermo. Che è stato è stato suo sostenitore e infine defenestratore

La città dei morti che cercano pace

Nel cimitero dei Rotoli 267 bare accatastate. Se la vita a cui si passa è "migliore", quaggiù è persino indecorosa e indegna di una società civile

Per l’opera di Siracusa
i tronchi della Carnia

Il bosco vero e il bosco finto, il bosco vivo e il bosco morto. Si fronteggeranno a pochi metri di distanza, speculari l’un l’altro, loro che erano lontani, anzi lontanissimi, millecinquecento chilometri o poco più, appena pochi mesi fa. Accadrà a Siracusa per le recite de Le troiane di Euripide (debutto il 10 maggio), uno dei tre spettacoli del cartellone 2019 dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico. Il bosco vero è quello che sta dietro il teatro greco aretuseo, sul colle Temenite, a fare da fondale naturale alla scena, quei pini mediterranei e quei cipressi che impennacchiano la cornice inferiore della cavea con il loro verde ora fermo, ora ondeggiante; il bosco finto sono oltre cento tronchi che costituiranno la scenografia dello spettacolo, arrivati dal Friuli, parte minima di quel che..

Che bel museo,
sembra un teatro

"Sembra lo Spasimo", si sente ripetere a Palermo su Notre Dame scoperchiata dall’incendio. Notre Dame sarà comunque ricostruita con la vagonata di milioni che sta arrivando dal cuore compassionevole del mondo ricco, e forse poco importa se in cinque anni come promette Macron, che è un politico, o in cinquanta, come prevedono le più Cassandre tra gli esperti: comunque sarà ricostruita. Lo Spasimo no, probabilmente è bello così com’è, con il sommacco che si staglia verso la vetta dell’antica chiesa (c’è ancora il sommacco? è un po’ che non vado) ma è stato uno dei simboli di quella che un mio illuminato caporedattore, Mario Genco, chiamava «l’estetica del rudere» nella cui lista era iscritto anche il Teatro Garibaldi, e qualche altro sito ripescato sì dal degrado, ritornato sì a pubblica..

La Belle Epoque ci tiene in ostaggio

Palermo celebra Franca Florio con una mostra fotografica. Da un lato la mitologia favolistica del personaggio, dall'altro la sua nostalgia disincantata

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