Povera Sicilia. E’ bastato il primo caldo a mandare l’Isola in tilt e ad azzerare, in un colpo solo, la pretesa di farne una località turistica d’eccellenza. La parola d’ordine, semmai, è “emergenza”. C’è chi, dopo aver vissuto l’incubo di Stromboli, si è ritrovato in mezzo al fumo e alla cenere del villaggio Calampiso, sul mare di San Vito Lo Capo. E ha deciso di desistere, di chiudere in anticipo una vacanza sfortunata. Ma ci sono altri episodi, in questi giorni, che nulla hanno a che fare con il destino. Ad esempio la pessima gestione dell’emergenza ambientale a Palermo. Se ne discute da quasi un mese e il risultato è che alcuni quartieri della città – Bonagia, Falsomiele e Noce – sono ancora invasi dai rifiuti. Il capo della Rap, Giuseppe Norata, spera di rimuoverli in tempo per il festino di Santa Rosalia. Operazione ardua, rallentata per altro dall’incendio di ieri nei boschi intorno a Bellolampo: il fuoco ha bloccato per cinque ore gli autocompattatori pronti a scaricare. Non basta la task force, non basta l’impegno di polizia municipale e amministrazione. Il caos è pressoché completo. Mentre Orlando e il suo assessore di riferimento, Giusto Catania, annunciano esposti alla Procura (pensando a un’azione di sabotaggio nei confronti della ditta e della città) e saranno ascoltati dall’Antimafia, incombe un’altra questione, che si trascinerà a lungo: la discarica di Bellolampo la prossima settimana sarà satura e tutta la monnezza che c’è per strada (ieri 3 mila tonnellate) sarà raccolta e portata altrove, a 200 km di distanza (il primo “porto sicuro” è Lentini).

Troppo tardi per non farsi beccare dai turisti, che in questi giorni hanno girato per i vicoli di Palermo e si sono ritrovati di fronte veri e propri cumuli di spazzatura e di ingombranti. Laddove la civiltà manca, la Rap non ti assiste. Ma anche altrove è un incubo. Prendete Messina: la decisione concordata dal governo regionale con Rfi di chiudere fino all’8 settembre il collegamento ferroviario con Palermo, nel tratto fra Gioiosa Marea e Patti, ha provocato ore di interminabile attesa alla stazione di Patti per un autobus sostitutivo. Turisti e “indigeni” si sono ritrovati a corto di mezzi e di informazioni. A vagare per i binari, spaesati. Ma la decisione di aprire un cantiere adesso – nel cuore dell’estate – non è andata giù nemmeno agli albergatori della zona, che già dovranno convivere (fino al 25 luglio) con la chiusura della Statale 113, fra Gioiosa Marea e San Giorgio per alcuni lavori portati avanti da Anac.

Alcuni luoghi sono praticamente isolati e occorre girare attorno alle montagne per raggiungerli. Lo sconforto è enorme: “E’ l’ennesima dimostrazione della totale impreparazione dei nostri politici e dei burocrati che esercitano una dittatura sugli stessi politici” ha commentato Antonio Mangia, patron di Aeroviaggi, dalle colonne di “Repubblica”. Oggi lo ribadirà all’assessore Falcone, che sembrava concorde nell’interruzione ferroviaria durante l’estate per impedire che, in autunno, ne avessero da ridire i pendolari. La mossa si è rivelata azzardata e adesso la Regione è in imbarazzo: ha chiesto a Rfi di completare i lavori entro un mese. Ci vorrebbe un miracolo. Anche dal presidente dell’Ars Micciché è arrivata una tirata d’orecchie durante una seduta all’Ars: “Mi arrivano migliaia di messaggi di protesta per lo stop della linea ferroviaria. Il governatore intervenga”.

Il governatore, che nei giorni scorsi ha cambiato l’assessore al Turismo, dovrebbe cambiare anche tutto il resto. Ma al momento di limita a osservare, sconsolato, il terzo misfatto di queste ore. Gli incendi. Ieri hanno devastato il lido Europa alla playa di Catania, costringendo i bagnanti in acqua e provocando solo qualche intossicazione. Poi a Calampiso, dove nel cuore della notte la notizia del rogo si è diffusa col passaparola e in tanti si sono precipitati giù dal letto come disperati. Ma le fiamme hanno lambito anche la raffineria di Priolo e l’oasi dei fenicotteri. Seimila persone in tutta l’Isola stanno cercando di domare i ventidue incendi “di cui due gravissimi” secondo Musumeci. In azione sessanta autobotti, 120 mezzi di Protezione Civile, 10 canadair e nove elicotteri. L’intero apparato delle emergenze è in azione. Ma, come a Bellolampo, si teme che la situazione sia opera dell’uomo: “A determinarla non è solo l’eccezionale ondata di caldo ma, con molta probabilità, anche una criminale attività dolosa che stavolta nulla avrebbe a che vedere con la nota logica dei pascoli” ha commentato Musumeci. Poi il presidente della Regione ha puntato il dito contro gli enti locali: “Sullo sfondo di questa grave emergenza si evidenzia – lasciatemelo dire – la disarmante, carente attività preventiva di molti Comuni e dei privati nel predisporre anzitempo, come la legge impone, i viali tagliafuoco nelle aree agricole o in quelle incolte. La amara verità è che serve in Sicilia una nuova coscienza civica capace di coinvolgere tutti e far sentire ognuno responsabile nella prevenzione del rischio”. Intanto i turisti leggono, osservano e (forse) si pentono di essere venuti.