Non ci credo molto ma, siccome bisogna essere generosi, supporrò che Luigi Di Maio sia passato dall’etica dei principi all’etica della responsabilità. L’etica dei principi gode di ottima fama, e illustra il paese, perché ha un’aura di nobiltà, racconta un’illibatezza d’animo, una rettitudine rara nel mondo del mercimonio, in definitiva è molto facile da maneggiare all’opposizione o nelle cause perse perché è deresponsabilizzante. Se dico, per esempio, che tutti i bambini nati sul suolo italiano devono essere italiani – non lo dico a caso, lo penso davvero – esercito una mia etica dei principi, e se resto su questa posizione, nell’impossibilità di realizzare il progetto perché non otterrò mai la necessaria maggioranza parlamentare, avrò mantenuto pura la mia etica, rivendicherò la mia coerenza, anche a costo di non raggiungere mai un risultato, né pieno né intermedio. Se invece mi accorderò, per dire, sulla cittadinanza ai bambini che abbiano concluso un ciclo scolastico, avrò tradito la mia etica, i miei elettori mi rimprovereranno la parola mancata – oggi esibirebbero un vecchio screenshot a prova del tradimento – ma io avrò negoziato qualcosa di buono per i bambini immigrati. Non qualcosa di ottimo, non quello che avrei voluto, ma qualcosa di buono. Questa è l’etica della responsabilità. L’etica della responsabilità prevede sempre un tradimento. Continua su Huffington Post