Ennesimo scempio alla Foss. Da qualche ora, infatti, il commissario straordinario Nicola Tarantino ha nominato il nuovo sovrintendente di una gestione sempre più allegra e privatistica: si tratta di Salvatore Francesco Di Mauro, già coordinatore della direzione artistica, ma soprattutto catanese come l’assessore Manlio Messina e molti dei protagonisti del sottogoverno Musumeci. Circostanza – questa – che ha mandato su tutte le furie il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché: “Lancio un appello alla Regione: basta con questo accanimento nei confronti della Fondazione Orchestra sinfonica siciliana. L’assessore al Turismo non è in grado di gestirla”. Piccolo inciso: è stato lo stesso Tarantino a beneficiare di un decreto di proroga da parte dell’assessore al Turismo, che l’ha confermato nel ruolo di commissario straordinario che lo vede protagonista – unico e indiscusso – da oltre un anno.

La decisione di Tarantino giunge dopo le dimissioni di Giandomenico Vaccari, protocollate a metà giugno e rese note all’Orchestra con una nota stringata. “Ci avevano presentato Gianna Fratta e Giandomenico Vaccari come un’affiatatissima coppia di professionisti – prosegue Micciché -. Ora, a quanto pare, Vaccari va via, perché non sopporta più la Fratta. La Foss era un gioiello siciliano e mai aveva vissuto un periodo così drammatico e disastrato. Per favore, basta. Invito il presidente della Regione a farsi consigliare da qualche esperto, anche se non catanese, che possa contribuire a ridare lustro alla Fondazione”.

La questione è più drammatica di così. L’Orchestra, che dovrebbe suonare e basta, è al centro di un’infinita querelle ormai dal 2018, quando l’ex assessore Sandro Pappalardo cacciò in malo modo l’allora sovrintendente Giorgio Pace. Per un attimo le sorti della Foss furono affidate a Esterina Bonafede, il cui incarico venne immediatamente revocato dal Cda a causa della sussistenza di motivi d’incompatibilità. Stefano Santoro, il presidente che aveva ‘esautorato’ l’ex assessore Udc (gesto che gli costò il linciaggio della politica), in seguito si fece da parte per una lite col comune di Palermo. Poi è andata sempre peggio, con le dimissioni in massa di tre membri del Cda, la decadenza del Consiglio (guidato da Maria Elena Volpes) e l’inizio di una transizione infinita, che vede come protagonisti il Cavaliere del Suca e il suo sodale, Tarantino. L’ex ufficiale della Guardia di Finanza, subentrato nell’aprile 2021, è una figura irrinunciabile per Messina, che qualche mese addietro ha respinto le sue dimissioni.

Oltre al tira e molla nauseante, e all’impressione che la Foss sia davvero un giochino in mano alla (peggiore) politica, si sono susseguite denunce su denunce sull’irregolarità di alcuni atti. Una situazione borderline che ha provocato la nomina di tre ispettori da parte dell’assessorato all’Economia (nel dicembre 2021) al fine di indagare “alcune criticità inerenti l’assunzione a tempo determinato di alcuni professionisti intestatari di plurimi contratti con la FOSS e in considerazione del Piano di risanamento che prevedeva la razionalizzazione della spesa del personale artistico, tecnico e amministrativo”. Ma i chiarimenti non sono mai arrivati. Gli scandali proseguono. E i protagonisti sono sempre gli stessi. Impuniti, ovviamente.