Le Sezioni riunite della Corte dei Conti, in speciale composizione, hanno accolto l’istanza del pubblico ministero Pino Zingale e riaperto il contenzioso con la Regione relativo all’approvazione del rendiconto 2019. Il documento contabile, che era stato oggetto di parifica lo scorso 18 giugno, e che l’Assemblea regionale aveva esitato a fine settembre, dovrà tornare in giunta per l’ennesimo aggiornamento. La Corte dei Conti, con una sentenza che porta la firma del presidente Mario Pischedda e dei due relatori, Francesco Sucameli e Andrea Luberti, ha accertato che “il Fondo crediti di dubbia esigibilità debba essere rideterminato in aumento di euro 43,5 milioni anziché di euro 34,9 milioni come accertato dalle Sezioni riunite siciliane”. Ballano poco meno di nove milioni.

Ma non è questa la parte più critica della sentenza. Bensì il fatto che la Corte, con separata ordinanza, “solleva questione di legittimità costituzionale in merito all’articolo 6 della legge della Regione siciliana 17 marzo 2016, n.3 e conseguentemente sospende il giudizio quanto agli effetti sul saldo determinato dai capitoli di spesa interessati dalla suindicata legge”. La questione è tecnica ma va spiegata. Come sollevato dal pm Zingale settimane addietro, i soldi che secondo la previsione di legge sarebbero dovuti servire a garantire i Lea (livelli essenziali di assistenza) e al “risanamento strutturale dei relativi servizi sanitari regionali, anche attraverso la ristrutturazione dei debiti contratti”, in realtà non sono mai state iscritte a bilancio per tale scopo. Piuttosto, sarebbero stati utilizzati per pagare un mutuo fatto con lo Stato.

Dopo l’accoglimento del ricorso da parte della Corte dei Conti, la palla passa alla Corte Costituzionale. Se il verdetto si rivelasse sfavorevole a palazzo d’Orleans, ci ritroveremmo con un altro disavanzo da 127 milioni (da coprire con fondi regionali). L’effetto moltiplicatore, però, potrebbe riguardare anche gli esercizi 2016, 2017, 2018. Meglio non pensarci. Nel frattempo Luigi Sunseri, deputato del Movimento 5 Stelle, sbotta: “Purtroppo, anche stavolta, avevo ragione. Il documento contabile, approvato in giunta il 7 settembre, era stato trasmesso subito alla commissione Bilancio e, in seguito, l’Assemblea regionale siciliana lo ha approvato immediatamente. Avevo chiesto a Miccichè, Armao e Musumeci di non farlo, e invece… L’approvazione, nelle more della decisione sul ricorso proposto dalla Procura, è stata una mossa sbagliata. Adesso, purtroppo, a pagarne le conseguenze è la Sicilia. Sono degli incapaci. E dobbiamo liberarcene il prima possibile, per il bene della nostra terra”. E ora che succede? “Il rendiconto 2019 – spiega Sunseri – va corretto immediatamente e poi, se la Corte costituzionale accoglierà la questione di legittimità costituzionale, occorrerà coprire con fondi regionali il mutuo che, fino ad ora, veniva pagato con i fondi della sanità. Un buco enorme”.

A breve giro di posta era arrivata la replica piccata dell’assessore Armao: “Assistiamo allo scontro giurisdizionale interno alla Corte dei Conti con una pronuncia che giunge a legge approvata. Desta stupore che un deputato dell’opposizione (con riferimento a Sunseri), disponga di un documento da più di mezz’ora ancora non noto in Sicilia… Si vede che o è lì, ma non mi risulta sia avvocato o abilitato a partecipare all’udienza, oppure è ben informato… La foga politica fa brutti scherzi”. Ma forse l’assessore si riferiva a se stesso: tanto che qualche minuto dopo la pubblicazione, il post è stato rimosso. Qualcuno gli avrà fatto che non c’è in atto alcun conflitto interno alla Corte dei Conti: semplicemente un organo di grado superiore ha modificato la pronuncia di un organo di grado inferiore. Meglio dedicarsi ai conti.

Critico pure Giuseppe Lupo, capogruppo del Partito Democratico all’Ars: “Siamo di fronte ad una ennesima bocciatura dei conti della Regione che apre ulteriori preoccupazioni sul futuro della Sicilia. Il presidente Musumeci e l’assessore Armao hanno il dovere di illustrare in aula come intendono agire di fronte allo stop della parifica del bilancio 2019”. “Ormai abbiamo perso il conto degli errori contabili ed amministrarvi di questo governo regionale – aggiunge il parlamentare – purtroppo il prezzo che i siciliani saranno costretti a pagare per i pasticci di Musumeci sarà altissimo”.

Gli fa eco Antonello Cracolici: “Lo avevo detto che saremmo andati a sbattere, ma il punto è che a forza di sbattere la faccia contro il muro a farsi male è la faccia, non il muro. Come era prevedibile – dice il deputato – la scelta di approvare il rendiconto 2019 prima della decisione delle Sezioni riunite della Corte dei Conti avrebbe potuto generare un serio conflitto istituzionale. Lo avevo detto in aula in tempi non sospetti, c’era un altissimo rischio di trovarsi in questa situazione ma l’arroganza di Musumeci e del suo governo non ha limiti, il guaio è che questo susseguirsi di decisioni fallimentari sta affossando la Sicilia”. “Siamo di fronte all’ennesima dimostrazione dell’assoluta inadeguatezza di chi dirige la politica economica e finanziaria della Regione – conclude Cracolici – Musumeci non può più fare finta di nulla: o prende provvedimenti immediati oppure sia lui stesso a lasciare da subito la guida della Regione”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Claudio Fava e Valentina Palmeri, del gruppo Misto: “Arroganza e sicumera del governo Musumeci sono un pericolo per la Sicilia. Avevamo chiesto di non procedere al voto parlamentare sull’approvazione del rendiconto 2019 e di attendere il giudizio della Corte dei Conti. Il governo regionale ha, invece, scelto la prova di forza. Da cui oggi miseramente esce sconfitto, aumentando preoccupazioni e paura per lo stato finanziario del bilancio regionale. La sensazione è di avere al timone della Regione una squadra improvvisata, pasticciona e presuntuosa”.

IL POST DI ARMAO, POI CANCELLATO