Addio a Fabio Carapezza. Ha dato luce ai colori di Guttuso

Fabio non c'è più. Si è spento ieri pomeriggio dopo quattro anni di sofferenza per un male che lo aveva invalidato inesorabilmente. Aveva sessantasette anni. E' spirato tra le braccia della sua amata moglie Tiziana che, in lacrime, mi ha recato la dolorosa notizia. Sono affranto. Fabio Carapezza Guttuso era un mio amico fraterno, un'amicizia consolidata nel tempo attraverso quella dei padri, per le radici culturali e morali che ci univano e ci hanno visti in più occasioni condividere battaglie civili in tema di arte, politica, ideologia. Figlio adottivo di Renato Guttuso, Fabio è stato fino alla fine uomo di principi saldi nel difendere l'integrità dell' opera dell'artista, nel diffondere e mantenere viva la memoria di un pittore che ha lasciato una impronta decisiva nell' Italia del secondo dopoguerra, interprete..

Onore all’avversaria Giorgia e alle sue parole “di sinistra”

Non l'ho votata, non la voterò mai. Ma la Meloni ha fatto un discorso bellissimo. Si è autodefinita un underdog, il cavallo sfavorito, perché tale era una ragazza della Garbatella, nata in una famiglia complicata e certo non ricca, che ha fatto una scelta politica all'epoca marginale, perdente (e da me detestata). Ho ascoltato con attenzione un'ora 11 minuti e 10 secondi del suo intervento mentre mangiavo, seduto al tavolo di lavoro, l'insalata con la buzzonaglia di tonno che m'ero portato da casa. Ho ascoltato attentamente anche perché, finita l'insalata e mangiate tre clementine comprate dall'indiano sotto l'ufficio, alla fine sapere che ha detto il capo del governo per cui lavoro credo sia anche mio dovere, seppure non sono di destra e non lo diventerò per l'occasione. Ma Giorgia ha..

Meloni conquista anche il Senato
Berlusconi torna e giura lealtà

Il Governo di Giorgia Meloni ha ottenuto la fiducia dall'Aula del Senato: 115 sì, 79 no e 5 astenuti. Il tetto al contante, che non frena l'evasione e "penalizza i poveri". Il salario minimo che non risolve il problema dei "bassi salari". Il Pnrr, di cui si è speso finora la metà dei fondi. E poi la gestione del Covid, le scelte "senza basi" sposando la scienza quasi fosse "una religione". Da oggi cambia tutto. All'Italia "senza visione", che non trova soluzioni "efficaci" a tanti problemi promette risposte Giorgia Meloni nell'Aula al Senato dove incassa la fiducia: 49 minuti di intervento, tutto politico, rispondendo punto a punto alle critiche e tracciando la sua ricetta per risollevare l'Italia dalla pesante "eredità" dei governi passati. Continua su Huffington Post

Il premier ombra. Salvini riscrive
il bilancio all’insaputa di Meloni

Innanzitutto farsi vedere. Su Facebook, dove compare alle nove e mezza di mattina seduto alla scrivania del ministero, intento a sfogliare una pila di documenti. Qualche ora dopo al tavolo con l'ammiraglio Nicola Carlone, il comandante generale della Guardia costiera. E lo storytelling non si ferma qui. Ancora, nell'ufficio romano della Lega, con una statuetta di Alberto da Giussano sullo sfondo, lui al centro e il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti di lato. Continua su Huffington Post

Schifani, Lagalla: tutti a fare da spalla a Cairo e al Balilla

Sono bastate un paio di foto per far sognare i nostalgici. L’occasione si è presentata qualche sera fa, al parco archeologico di Segesta, dove Renato Schifani ha finalmente potuto celebrare (come merita?) l’ex assessore al Turismo Manlio Messina. Nel suo regno. Ovverosia un’iniziativa pensata, studiata e soprattutto finanziata dal Balilla, che negli ultimi anni di onorato servizio al fianco di Musumeci, ha costruito ponti d’oro per Cairo & Co., organizzando giri in bicicletta e sfilate in passerella. L’editore di Rcs Sport, e presidente del Torino, non poteva mancare al Gran Galà di Premiazione dei “Gazzetta Sports Awards SeeSicily”, l’evento promosso dalla Gazzetta che celebra i campioni dello sport italiano (tra cui il ciclista Vincenzo Nibali, fresco di ritiro). E che per l’occasione – per soddisfare la brama di visibilità di..

Giustizia e Sviluppo, due sconfitte
per Berlusconi (che non parla)

La tentazione di non stare zitto ce l’aveva. Si notava dalla mimica facciale tenuta nel corso del minuto e mezzo in cui Giorgia Meloni, uscita dalle consultazioni del presidente Mattarella, ha annunciato che il centrodestra aveva appena indicato “all’unanimità” lei come possibile premier. Invece Silvio Berlusconi, che si avvia a perdere definitivamente la guerra sui due ministeri che voleva a tutti i costi, alla fine è rimasto in silenzio. Continua sull'Huffington Post

Meloni furiosa con Berlusconi
ma ora vuole stringere i tempi

Giorgia Meloni ha già la lista dei ministri in tasca, sono da definire solo gli ultimi dettagli, ma da Fratelli d’Italia il messaggio è chiaro: fra pochi giorni ci sarà il governo, le tribolazioni degli ultimi giorni non spostano di un millimetro il faticoso lavoro di cesello fatto nelle ultime settimane dalla premier in pectore. Ciò non toglie che Meloni sia furiosa con Silvio Berlusconi: non è bastato il dietrofront su un accordo che si riteneva chiuso sui ministeri, in particolare quello della Giustizia, gli audio delle sue posizioni sulla guerra all’Ucraina che sembrano scritte in copia carbone mutuando le tesi del Cremlino gettano un’ombra che si spera non sia indelebile sul nuovo esecutivo. Continua su Huffington Post

Da Putin alla lista dei ministri
Silvio ha fatto impazzire Meloni

C'è chi lo ha definito "uno show" e chi, a sentire le sue dichiarazioni, è saltato dalla sedia. Poche ore sono bastate a Silvio Berlusconi per prendersi la scena. E in queste poche ore è riuscito nell'ordine: a ritornare indietro, con polemica, sulla designazione dei collegi, ad attribuire ad altri la responsabilità degli appunti su Giorgia Meloni, a dare per assodato un accordo sul governo che non esiste, a evocare lo spettro di una guerra mondiale se l'Ucraina entra nella Nato e soprattutto a incensare "il migliore amico Putin, con cui sto riallacciando i rapporti". Continua su Huffington Post

A Palazzo d’Orleans c’è una nobile residenza per anziani

Diciamolo con dolore e, se volete, anche con malinconia: la Sicilia arranca. Non riesce più a produrre nemmeno la cosa più elementare: un risultato elettorale nei tempi previsti dalla legge. E non è in grado neppure di impegnare i soldi che l’Europa le ha messo a disposizione: mancano i progetti e c’è il rischio che entro il prossimo anno vadano in fumo altri due miliardi di fondi non spesi. No, la Regione non ce la fa: ’n gna fa, avrebbe detto, con il suo romanesco categorico, quel diavolo televisivo di Gianfranco Funari. E’ stanca, ha il fiato grosso, è artrotica, si muove a fatica, fa un passo in avanti e due indietro. Sarà anche colpa del tempo o della malasorte, sarà colpa della politica o degli apparati, sta di fatto..

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