Quel che resta della gioiosa macchina da guerra
di Calogero Pumilia
Appena due giorni addietro scrivevo: “Zingaretti, come tutti i suoi predecessori vince le primarie e subito dopo diventa bersaglio di polemiche e di delegittimazione. Fuori un altro”. Volevo dare un senso scaramantico alla conclusione del mio articolo e non credevo che il conflitto interno al Partito democratico fosse arrivato ad un punto di non ritorno, che la crisi avesse assunto dimensioni tali da indurre il segretario nazionale alle dimissioni. Invece è capitato, puntualmente confermando che non c’è vita in quel partito se non ci sono conflitti permanenti, scontri incomponibili, vere e proprie forme di cannibalismo, tutti tratti, viene da dire, della identità di un partito che, dalla sua nascita, non trova pace. Probabilmente è stato concepito male, in una sorta di laboratorio di buone intenzioni ad opera di gruppi con..