Alle volte le parole dicono ma non spiegano. È da un anno che raccontiamo la pandemia come una guerra, ma c’è voluto Mario Draghi per capire che le guerre si combattono con gli eserciti, con le alleanze solide e con le mosse tattiche migliori. Improvvisamente tutto si interpreta con il paradigma della guerra. Primo: il vaccino è l’arma nucleare e vincerà chi ne avrà di più nel tempo. Secondo: la sanità è una costola della sicurezza nazionale. Terzo: la dimensione globale del conflitto mette in fuori gioco gli attori minori. Per combattere servono masse critiche di poteri continentali. Tanto robuste, quanto coese. Perché siamo solo all’inizio, le egemonie sono ancora tutte da costruire. La forma del conflitto è quella di una guerra di movimento. Chi è più rapido prevale, almeno sul breve. Continua su Huffington Post