Quando la politica si alleò con i giudici contro la mafia

Dopo quasi trent’anni e dopo quattro processi, rimane senza autori uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana, quello sulle indagini per l’assassinio di Paolo Borsellino. La recente archiviazione del procedimento a carico di due ex pubblici ministeri di Caltanissetta lascia tuttora senza risposta gli interrogativi sulla gestione di alcuni pentiti – Scarantino per primo – che ha deviato l’accertamento sulla strage di via d’Amelio e avviato su binari sbagliati la ricerca della verità giudiziaria. Rimane la certezza del rapporto diretto tra la scelta stragista della mafia e la decisione della Corte di Cassazione del 30 gennaio 1992, che appose il sigillo definitivo al maxi processo e confermò la sentenza di primo grado. Svanirono così le residue speranze dei capi della cupola in un esito diverso che sarebbe stato..

Dentro il libro porno di Palamara ci sono pure reati

“Tutto questo avrà senso nella seconda parte...” Riassunto delle puntate precedenti: Un virus trojan, inoculato (ipse dixit!) all'interno del cellulare di un facilitatore di importanti incarichi giudiziari, rivela uno scenario apocalittico. L'Italia intera scopre qualcosa che già sapeva da molto tempo... Nella magistratura non vi era incarico di rilievo che non fosse determinato, condizionato e sottomesso al volere (se non allo strapotere) di pochi oligarchi. Muovendo dall'idea che la pluralità ideologica sarebbe il sale della democrazia partecipativa, essi avevano assaltato le saline istituzionali impossessandosene. Il facilitatore - radiato dal "Sistema" con un istantaneo ed esemplare processo disciplinare - non accettava la sua punizione ed elevava lo scontro pubblicando un libro a luci rosse. Pagina dopo pagina, sapientemente guidato dal filo di Arianna del suo mentore, il facilitatore raccontava di quanti..

Leader e partiti: queste le pagelle dopo il crack

Se si fa a chi ha vinto e a chi ha perso – un giochino non sempre intelligente – allo stato odierno dell’arte, in attesa di ciò che succederà dopo l’incarico a Draghi, al primo posto assoluto della strampalata gara che si è giocata per diverse settimane sulla pelle del Paese, in un campo chiuso, lontano ed estraneo al mondo reale, direi che il primo classificato in assoluto è Renzi. Il rottamatore, usando questa volta i mezzi più micidiali messi a punto magari nel corso della frequentazione con wahabbiti sauditi, dai quali sono venute le prime cinture esplosive, si è fatto saltare in aria insieme ai partiti che sostenevano Conte. Il senatore toscano può ben rivendicare il merito di aver accelerato il processo di frantumazione del Movimento cinque stelle, già..

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