Quando i compagnucci
silurarono
Giovanni Falcone

Nel gennaio del 1992 si verificarono due eventi di notevole rilievo per la storia del Paese e della Sicilia in particolare. Il 20 di quel mese, il Parlamento convertì in legge il decreto che istituiva la Direzione nazionale antimafia. Arrivava al traguardo l’iniziativa del governo presieduto da Andreotti, con Martelli ministro di Grazia e Giustizia e veniva coronato da successo l’impegno tenace di Falcone che aveva puntato alla creazione di una struttura unitaria di coordinamento delle iniziative di contrasto alla mafia. Il percorso verso il voto finale della Camera dei deputati era stato tutt’altro che agevole. Si erano dovute, infatti, superare riserve e ostilità provenienti dal versante politico e da quello giudiziario. La necessità di coordinare le indagini sui crimini mafiosi era stata avvistata, se pure non in forma organica,..

Maschere e macchiette
sul palcoscenico
della crisi di governo

Non voglio mancare di riguardo a coloro che hanno il duro compito di trovare una soluzione alla crisi di governo, dal capo dello Stato ai rappresentanti dei partiti. Ma i veri protagonisti delle vicende bislacche di queste settimane, quelli che più di tutti incarnano l’ethos della seconda repubblica – prima delle banane – non sono loro. I veri interpreti di questo spettacolo un po’ farsesco e perfino divertente, nel pieno della pandemia e della crisi economica, sono altri. Il primo è Mastella, maschera del teatro napoletano che, dal 1976 ha avuto parti non secondarie in parecchie sceneggiate di livello nazionale, con innumerevoli copioni, indossando una incredibile quantità di costumi diversi che, a leggere Wikipedia, c’è da smarrirsi, per la serie di sigle cambiate nel tempo e di candidature collezionate utilizzando..

Morire per Fofò. L’ultima frontiera dei manettari grillini

Una maggioranza risicata e raccogliticcia, che al Senato, pochi giorni fa, ha dato la fiducia al governo, non poteva consentire a Conte di continuare a vivacchiare e meno che mai di far fronte adeguatamente alla drammatica situazione sanitaria ed economica del Paese, non offriva alcuna garanzia di costruire un progetto organico per utilizzare le enormi risorse comunitarie che arriveranno nei prossimi mesi ed anni. I tentativi di sostituire Renzi con nuovi gruppi, mantenendo in vita l’esecutivo, non hanno avuto alcun esito. Di fronte al rischio di vedere bocciata la relazione annuale sulla giustizia e quindi di cadere su una questione fortemente identitaria per il Movimento cinque stelle e per il ministro di Giustizia, si è capito che non rimaneva altra strada che rimettere tutto nelle mani del presidente della Repubblica...

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