Il grido di dolore di Giorgetti,
isolato nel governo e nella Lega

Qual è la Superlega, la Lega che conta, quella di Giorgetti e Molinari, o quella di Bagnai e Borghi? L’affondamento del Mes in Parlamento fa risaltare la crepa che divide il Carroccio. Segna il passo l’ala moderata del bocconiano Giorgetti, con Molinari e Centinaio e un nugolo di estimatori tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Cantano vittoria i pasdaran del sovranismo verde, come Claudio Borghi e Alberto Bagnai. Canta vittoria, soprattutto, Matteo Salvini. Il leader leghista se la ride sui social, commentando la vignetta di Giannelli che lo ritrae celebrare ‘la’ Mes di Natale: il Mes è finito, andate in pace. “Promessa mantenuta”, esulta il leghista. Anche il presidente dei senatori Massimiliano Romeo, ad Huffpost spiega: “Il Mes non si cambia, è morto e sepolto, cambiassero strumento”. Eppure è stato..

In braghe di Pd. Il furbo Conte tradisce Elly pure sul Mes

Dario Franceschini passeggia con Pier Ferdinando Casini nel bel mezzo del Senato, poco dopo che Matteo Renzi ha intonato un requiem per il campo largo con queste parole, all’incirca: “Se il M5s avesse votato con il resto dell’opposizione, giovedì avremmo fatto cadere il governo sul Mes”. Ma eccolo, Franceschini. Gli chiedono di Elly Schlein che ancora accarezza Giuseppe Conte, malgrado tutto. Malgrado pure il Mes. Sicché lui, l’Eterno, si ferma. Sorride. Punta l’indice alla gola: “Schlein? Sono afono”. Più che altro è sornione. Poco più in là, in un capannello di senatori del Pd, si riconoscono Losacco, Zampa, La Manna... Si parla del M5s. Della federazione. I parlamentari del Pd stanno ai grillini come quelle vedove allucinate che seguitano a dormire col marito già morto da mesi. Se il Movimento..

Mes. Salvini vince, Tajani perde
E Giorgia diventa come Orban

A Napoli si chiamano gli sfessati, alla Camera gli smessati. Sono i parlamentari che si sono liberati del Mes. Il trattato viene bocciato: 184 contrari, 72 favorevoli. Forza Italia e Noi Moderati si astengono. Il governo si smessa. Meloni si separa da Tajani per non disunirsi da Salvini e Salvini si allontana da Giorgetti (minaccia, ancora, di lasciare) per riunirsi con Claudio Borghi. Alle 10 di mattina, Marco Osnato, di FdI, dice che “Forza Italia potrà presentarsi alle Europee come il partito più europeista. Gli abbiamo fatto un regalo”. E’ segno di fregatura. Paolo Barelli, il quasi Tajani, ripete che lui non sapeva nulla dell’accelerazione e che è solo “campagna elettorale”. Salvini sorride. Ha vinto. In Europa si parla di Superlega (ma è di calcio). Continua su ilfoglio.it

Caso Ferragni. Perché i moralizzatori finiscono moralizzati

Spiace, lo dico con la massima sincerità possibile, per Chiara Ferragni. Il problema non è lei, di cui tutti adesso sembrano sapere tutto mentre era così accogliente e promettente l’idea di saperne quasi nulla. Il problema è la costante, anzi la legge bronzea, che dice: se fai del bene morale la tua professione abituale, una qualche forma di male morale alla fine inevitabilmente si accanirà contro di te. Tonino Di Pietro è l’emblema assoluto del fenomeno, che praticamente non ammette eccezioni. La storia della famiglia Soumahoro e del diritto al lusso, anch’essa penosa il giusto e l’ingiusto, fa da cornice a questa vicenda di pandori e uova pasquali destinate ai “bambini delle fate”, così triste e inappellabile, almeno in apparenza. Ma gli episodi sono infiniti, riguardano l’establishment e le persone..

Sergio Mattarella vola alto,
al di sopra delle trappole

Traduzione, concisa e immediata, dell’alato discorso alle Alte cariche, tradizionale appuntamento pre-natalizio di auguri ai vertici dello Stato: Sergio Mattarella ha voltato al di sopra di tutte le trappole tese, con una certa scientifica meticolosità, da destra e da sinistra. Chi, come Ignazio La Russa, dice che ha troppo potere - anzi peggio: che ha esondato rispetto ai poteri perimetrati dalla Costituzione - rendendolo un bersaglio; chi, come il Pd, lo ha già reso una bandiera della pugna contro la riforma personalizzando, con l’utilizzo del suo nome, la difesa dell'istituzione, ed è evidente l’intento di sfruttarne, a proprio vantaggio, popolarità e consenso. Continua su Huffington Post

Ma alla fine è lui che bacia la pantofola dei suoi nemici

Considera l’incidente diplomatico già chiuso e a breve si ripresenterà alla sua porta per confermare l’impressione – ribadita ieri in un’intervista – che “considero Salvini il miglior ministro dei Trasporti per la Sicilia”. Insomma: avevamo scherzato. Sono bastate poche ore a Renato Schifani per fare un passo indietro clamoroso rispetto all’annunciato “conflitto istituzionale” con il vicepremier a seguito della rimodulazione dei fondi Fsc per la Sicilia (dirottati sul Ponte). Schifani si era lamentato pubblicamente, ne aveva chiesto la restituzione, provocando un moto d’orgoglio anche nelle opposizioni, che l’avevano invitato a non cedere al ricatto. Era persino volato da Ignazio La Russa per convincerlo a sposare la sua causa e invece… “C’è stato un deficit di comunicazione, non abbiamo condiviso le modalità ma guardiamo avanti”. Schifani, parlando a Radio 1, sembra..

Così Mediaset si genuflette
ai capricci della Regina Bianca

Sta a Pier Silvio Berlusconi come Salomè a Erode. Il prossimo passo sarà offrire a Bianca Berlinguer la testa di Gerry Scotti, il mignolo di Del Debbio, il piede di Mario Giordano. Per farla felice, ancora, per esaudire i suoi capricci, è stato smontato un palinsesto, smembrato un programma, anticipato perfino l’amore, umiliata la firma più prestigiosa di Mediaset. Se siete fan delle soap “Tempesta d’amore” e da due giorni vi chiedete perché, anziché andare in onda alle 19,50 va alle 19,30, qui troverete la risposta. Quando Mediaset ha “strappato” alla Rai la figlia dell’ ex segretario del Pci, Enrico, trasferito il programma “Cartabianca”, il vagone grappa e distillati, a Rete 4, l’accordo era: una prima serata e un preserale per Berlinguer. La cifra pattuita supererebbe i 600 mila euro...

Europee: Meloni sì, Salvini nì,
Schlein boh, Conte invece no

Mi si nota di più se mi candido o se non mi candido? L’antico adagio di Nanni Moretti è qualcosa di più che un’ironia lieve se presa dal punto di vista dei leader dei partiti. Giugno e le sue ondate di caldo sembra lontanissimo, eppure per i tempi della politica che tutto mastica e consuma alla velocità della luce è dietro l’angolo. Il sistema elettorale impone che ognuno corra per sé, niente coalizioni, ognuno deve massimizzare la propria messe di consensi. Ecco perché Giorgia Meloni è orientata a candidarsi, il suo nome potrebbe svettare in cima alle liste di tutte e cinque le circoscrizioni, “un’ipotesi probabile” secondo il sempre ben informato presidente del Senato, Ignazio La Russa. Il brand “Meloni” è quello che tira di più nell’elettorato del centrodestra, secondo..

I pm: “La prescrizione per Schifani? Scatta a ottobre ‘24”

Non ci sono i termini per la prescrizione relativa al reato di concorso esterno in associazione a delinquere relativamente alla posizione del presidente della Regione Renato Schifani", imputato oltre che per concorso esterno anche per rivelazione di notizie riservate, nel maxi processo sul cosiddetto "Sistema Montante". Per questo, nel corso dell'udienza di questa mattina nell'aula bunker di Caltanissetta, i pm Maurizio Bonaccorso, Claudia Pasciuti e Davide Spina si sono opposti a ciò che aveva detto il tribunale sulla prescrizione di alcuni reati per alcuni imputati. La difesa del presidente della Regione Renato Schifani, rappresentata dagli avvocati Roberto Tricoli e Sonia Costa, si è opposta alla tesi del pm secondo il quale il concorrente esterno - Schifani secondo l'accusa - dovrebbe rispondere in concorso con il promotore dell'associazione, vale a dire..

La Meloni ad Atreju: “Non ci
sarà verso di liberarsi di me”

"Non vi libererete facilmente di me". Fortuna che era senza voce. E' con queste parole che Meloni chiude Atreju, parlando per un'ora e dieci minuti. Inanellando il suo anti-pantheon: da Chiara Ferragni a Roberto Saviano, da Elly Schlein a Giuseppe Conte. E poi la stampa militante, citata più e più volte, i partiti, i poteri forti e il mainstream. Non mancano i sindacati che scioperano troppo e poi firmano i contratti collettivi a 5 euro. La leader di Fratelli d’Italia che in apertura ringrazia “chi si è fatto un mazzo così per questa festa” traccia così il suo personalissimo identikit dell’anti-italiano “quello che gufa contro l’economia” e sogna governi tecnici appena lo spread sale un po’. Sarà il palco di Atreju, ma il discorso fiume di Meloni è un attacco..

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