Il ballo in maschera
di noi palermitani

Ho visto giorni fa il servizio che Sky Arte ha fatto sulla mia città: Palermo. Guardavo e sembrava così bella. Più bella di quello che è in realtà; più pulita di come realmente è quotidianamente. E sentivo questo amore del palermitano per la sua cultura, per la “sua” Palermo, per la sua storia. Attaccamenti viscerali, malinconie primordiali. Perché il palermitano ha nel sangue le sue origini, ha il sorriso e l’attaccamento al folklore. Ha nella pancia (e in genere ne ha tanta) l’ospitalità e l’orgoglio siculo. Stronzate. Ci piace dipingerci di bello, ma siamo solo bravi a truccarci dietro le quinte e poi andare in scena. Filmate la prepotenza del palermitano, cogliete l’indifferenza che prova nei confronti dei portatori di handicap quando mette la sua maledetta auto davanti gli scivoli!..

Venezia e l’orologiaio
delle ore più buie

Nel ghetto di Venezia che andava svuotandosi e che le SS aiutate dai fascisti avrebbero sgomberato nel settembre del 1943, un orologiaio aveva costruito un automa, un giovinetto perfetto e bellissimo come quelli descritti da Casanova e che molti anni dopo Federico Fellini avrebbe fatto interpretare da Leda Lojodice nella sua biografia dell'avventuriero fuggito dai Piombi. A un'ora precisa fra la mattina e il pomeriggio, l'automa del ghetto alzava un calice per celebrare la gloria di quella giornata. Per il nostro orologiaio, sempre più solo, l'automa era spesso l'unica voce che ascoltasse nella giornata, l'unica presenza in quel campiello sempre più assolato e vuoto. Finché arrivò l'ultimo giorno. Fascisti ed Ss entrarono nel ghetto di Venezia decisi a stanarne anche l'ultimo occupante. L'orologiaio si nascose in uno degli armadi di..

Non tutte le liti
nascono per litigare

Ho litigato furiosamente col mio capo pasticciere. Ce le siamo dette, poi lui di pomeriggio mi ha mandato un messaggio per scusarsi. “Scusami se ho alzato la voce, ero nervoso”. Gli ho risposto che non ha bisogno di scusarsi. “Se ci scanniamo vuol dire che siamo vivi”, gli ho scritto. Fra l’altro la cosa l’avevo già abbondantemente archiviata. In realtà non ho mai ascritto alla voce lesa maestà le urla di un dipendente contro di me. Nel lavoro si litiga, se si vedono le cose in maniera diversa bisogna dirselo, anche se magari a volte lo stress te le fa dire male. Ci sta. Io per esempio ho nostalgia di quando litigavo al giornale. Al giornale c’erano giorni in cui si litigava furiosamente. Allora eravamo sessanta, stavamo tutti in un..

Spesso l’indifferenza
ti salva la vita

Una donna a cui voglio bene possiede un interruttore che tutti noi dovremmo forse avere. È un interruttore che si inserisce tutte le volte che qualcuno pronuncia una frase che potrebbe allontanarla dalla sua comfort zone fatta di piccole cose: la massiccia dose quotidiana di sigarette, le ormai sporadiche apparizioni di Pippo Baudo in tv, l’inopinato orgoglio per certa sicilianitudine folkloristica, l’affetto verso alcune persone che lei continua a tenersi strette malgrado tutto. Qualche giorno fa sono andato a trovarla e le ho detto una cosa che avrebbe fatto sobbalzare dalla sedia chiunque. Gliel’ho detto quasi per scommessa, per provocazione, come per choccarla, prevedendo la sua inespressività alla Buster Keaton. E appunto, lei non ha battuto ciglio. Ha ascoltato la mia clamorosa confessione - tranquilli, niente che valga la prima..

Come sono distratti
quelli dell’antimafia

"Una comune parete, un monumento che racconta di un paese che vuole dimenticare una della pagine più buie della sua storia moderna, che preferisce mettere la testa sotto la sabbia, che preferisce l’oblio". A parlare è Antonio Zangara, attraverso un lungo post su Facebook. A dire il vero si tratta di uno sfogo, uno sfogo amaro. Antonio è figlio di Salvatore Zangara, un uomo tranquillo, dalla vita tranquilla. La parete, in piazza a Cinisi, è quella che fu trivellata dagli stessi colpi che lo uccisero e che ferirono altri ignari passanti. Totò Zangara, titolare di un laboratorio di analisi, segretario locale del PSI, la sera dell’8 ottobre 1983 ebbe la sventura di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. In quegli anni per le strade di Cinisi si sparava. Era..

Un’app per lo shopping
del giorno prima

Comunque vada, finisce sempre in camarilla. In società segreta, carbonara, misteriosa e, va da sé, esclusiva. Il mondo social, e la diffusione urbi et orbi, immediata, di ogni più piccolo sospiro di chiffon o tintinnar di charms al braccialetto, rende sempre più difficile per le società del lusso difendere le proprie posizioni. Come mantenere lo status di esclusività, e i relativi prezzi, se si compete su multipli di migliaia con i copycat del fast fashion, i copiatori della moda pronta e nuova ogni due settimane? La risposta e' mazziniana: fondando società segrete, aree prive'. In anni social, nuove App. Ralph Lauren ne ha appena aperta una per i fan della linea Polo, che ha appena celebrato i 50 anni. Adidas ha fatto lo stesso per i frequentatori più assidui del..

Il ritorno virtuoso
alla vita elementare

"Viviamo una vita elementare". L’amica che ieri sera mi parlava della sua vita, della sua vita elementare, sceglie sempre con cura le parole da adoperare. Mi piacciono le persone che hanno a cuore le parole da dire, che non le spendono a casaccio. È una forma di eleganza e di rispetto verso se stessi e gli altri. Ma dicevo: mi ha colpito questa storia della vita elementare. Mi evoca una sorta di ritorno alle origini, come riscoprire se stessi attraverso l’eliminazione di quel superfluo che un tempo neanche troppo lontano consideravamo invece necessario. Semplificando, immagino che la vita elementare dell’amica e del marito abbia a che fare con l’equazione casa-lavoro-casa. Che pur nascondendo la paura mortale della noia, nasconde in fondo una sorta di esigenza che forse noi tutti da..

Perché Faraone
ha avuto coraggio

A Davide Faraone bisogna riconoscere coraggio. Perché ci vuole coraggio, e tanto pure, ad organizzare una kermesse politica old style, di un partito old style, con ospiti old style che hanno offerto alla platea contributi old style. E ha avuto coraggio Davide, in un caldo week end di un autunno che stenta a decollare, dentro l’afosa sala di un teatro in piena ZTL, a sfidare Golia, il mostro a milioni di teste (di cazzo) padrone del web, pronto ad annientare qualsiasi nemico che non si è piegato alla follia gialloverde e che prova a resistere alla deriva che ha preso la politica da quando un comico e un genio della comunicazione hanno deciso di impastare argilla, ignoranza e populismo e dare vita a quel golem, forte e ubbidiente, che della..

Moda buttanissima?
No, forme libere

E ora chi vestirà le puttanelle, le escort, le partecipanti alle cene eleganti. Dopo l'ultima tornata di sfilate - Dior e Valentino in primo piano perché Gucci lavora sopra, dentro e fuori dalle righe da tempo - iniziamo a domandarci dove si rivolgeranno le signorine, che in Italia sono tante, a cui piace il cosiddetto genere "bodycon", cioè body conscious, insomma le tipe avviluppate, strizzate, infilate a forza in jeans che ne mettono in mostra le coscione o in abiti a pelle che, in caso di sgradevoli abbondanze, infilano sopra guaine contenitive pesanti e lunghe come camicie di forza. Ricordate Hervé Lèger? Per qualche stagione, il brand sopperì a entrambi gli scopi (contenimento, esaltazione), con certi abiti fatti di banda elastica che garantivano a chi li indossava un paio di..

Non si sfregia così una
città come Agrigento

C’è un luogo incantato nel nostro meraviglioso paese, che affascina da 2500 anni, da quando nel quinto secolo avanti cristo i greci innalzarono maestosi templi dorici. Il poeta Pindaro la definiva "la più bella città fra quante albergo son d'uomini". Agrigento, con la sua valle dei Templi, patrimonio dell'umanità, ancora oggi richiama milioni di turisti da tutto il mondo. Raccontata dal suo figlio più geniale, Luigi Pirandello, pubblicizzata in tutte le guide turistiche, inserita come tappa imprescindibile nei tour siciliani, succede però che nel 2018 un posto così fascinoso venga presentato con una scheda che neppure il più torvo viaggiatore si azzarderebbe a scrivere, nemmeno sotto falso nome sui social. Cedendo a facili stereotipi, che sembravano ormai consegnati a un passato lontano e sepolto, non un anonimo turista deluso, ma..

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