Nello Musumeci continua a sostenere che la Regione ha superato a pieni voti la prima fase dell’emergenza. Se così fosse, non ci ritroveremmo con l’acqua alla gola, soprattutto nei reparti di Terapia intensiva. Dove la soglia limite di 175 ricoveri è  a un tiro di schioppo (ieri le persone intubate erano già 115). Dal decreto Ristori emerge che la Sicilia dovrebbe provvedere all’attivazione di 301 nuovi posti letto. Ma, secondo l’osservatorio di Carlo Cottarelli – premier in pectore per una notte prima dell’arrivo di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi – l’Isola è al decimo posto per rapidità di applicazione del decreto, con un 39,9% che si traduce in 120 posti in più (anziché i 301 stabiliti).

Anche se il governatore, più cautamente, continua a parlare di 253 posti di Terapia intensiva e 318 di sub-intensiva, per una riconversione di reparti e ospedali da finanziare coi 128 milioni la cui gestione è affidata a Tuccio D’Urso, l’ex dirigente anti-fannulloni. I numeri generano caos, ma stavolta dovranno portare a qualcosa. “I progetti sono già pronti – garantiscono da Palazzo d’Orleans, secondo quanto riferito da “Repubblica” – aspettiamo che Arcuri completi le cinque gare per individuare l’elenco di imprese alle quali assegnare i lavori”.

In attesa di fare chiarezza sui dati, Musumeci si lagna: “La terapia intensiva presuppone una particolare dotazione di strumentazione ma soprattutto di personale specializzato, che manca in Sicilia e manca in tutta Italia- ha detto ieri, intervenendo su Sky -. Noi possiamo realizzare i posti letto in tre giorni e ci stiamo lavorando, ma vorrei capire accanto al posto di terapia intensiva quale sanitario specialista mettere? Da un lato stiamo lavorando alle terapie intensive, per arrivare nei prossimi giorni a 800 posti letto, dall’altro stiamo lavorando con i 128 milioni messi a disposizione dal commissario Arcuri per realizzare la riqualificazione di infrastrutture per collocare gli strumenti necessari perché le terapie intensive possano funzionare”, ha aggiunto “Se la mia nomina come commissario delegato – ha aggiunto – fosse arrivata a luglio, oggi avremmo già aperto molti cantieri e alcuni li avremmo anche già chiusi. La nomina è arrivata l’8 ottobre, stiamo lavorando 24 ore su 24 per fare le gare e aprire i cantieri. Anche se si tratta di una procedura accelerata bisogna stare cauti, perché il diritto alla trasparenza non può mai essere sacrificato”.

Ma è proprio con Arcuri che i rapporti sembrano lentamente incrinarsi. Il commissario nazionale per l’emergenza, infatti, ha bocciato la richiesta avanzata in videoconferenza dalla Regione di avere 35 mila tamponi al giorno. “In Sicilia – ha ribattuto – se ne fanno sei mila al giorno”. Con picchi di 7.500. Ergo: a che servirebbe una dotazione di test così massiccia? Anche la dirigente dell’Osservatorio epidemiologico, Maria Letizia Di Liberti, ammette che il passo è stato più lungo della gamba: “Forse ha ragione il commissario: quel numero è troppo elevato”, ha detto all’Ansa. Il fatto è che per poter aumentare il numero dei tamponi servono le macchine per analizzarle. Sono state ordinate solo ieri.