In Sicilia comincia a soffiare il vento di scirocco, triste preludio alla stagione degli incendi. L’altra sera, sulla collina che sovrasta Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani, è divampato il primo della stagione: sono servite una ventina di ore e numerose squadre dei Vigili del Fuoco (senza il supporto dei canadair, ostacolati dal vento) per spegnere le fiamme ed evitare guai a case e persone. Per la vegetazione, pazienza. Questo è solo un avvertimento rispetto a ciò che potrebbe verificarsi da qui in avanti, fra maltempo, piromani e connivenze mai accertate.

Fra superficie boscata e non boscata, a metà dello scorso settembre, erano andati in fumo 37 mila ettari. Solo nel 2023. E ogni anno è peggio. Il problema è che la politica fatica ad adeguarsi: sia in sede di prevenzione che risarcitoria. Si limita a una sceneggiatura già nota, con l’obiettivo di sfuggire alle responsabilità e infondere (falsa) speranza per il futuro. La pratica sui roghi della scorsa estate, dopo i bisticci fra Musumeci e Schifani (“Non mi riconosco in questo Stato”) e il coinvolgimento dei Comuni (che non avevano avviato nemmeno le istruttorie), si è conclusa il 26 febbraio, quando il Ministero della Protezione civile ha dato il via libera alla dichiarazione dello stato nazionale d’emergenza. “Siamo soddisfatti per l’obiettivo raggiunto perché la Protezione civile nazionale ha rivisto la propria posizione iniziale di diniego (…) sulla scorta dell’ulteriore documentazione inviata dalla Regione”, ha confermato Schifani.

Verranno anticipate risorse, pari a circa 6 milioni, per finanziare gli interventi effettuati in somma urgenza, “comprese le somme per l’alloggio degli evacuati, il ripristino di reti idriche e fognarie, della viabilità e la rimozione dei rifiuti combusti”. Le province coinvolte sono quelle di Catania, Messina, Palermo e Trapani, a seguito dell’eccezionale ondata di calore e dei gravi incendi che si sono verificati a partire dal 23 luglio dell’anno scorso. Ma sarebbe più che lecito, per la politica, imparare a prevenire. E non soltanto con l’avvio della campagna anti-incendio, che solitamente parte a primavera inoltrata – dovrebbe essere il dipartimento competente a fissare le date d’inizio e di fine entro il 15 marzo – con la pulizia dei viali parafuoco. Ma anche sotto il profilo delle risorse umane, che continua a rappresentare il vero assillo della Regione siciliana.

Le storielle, spesso diventate barzellette, sul numero di operai forestali (più consistente dei ranger canadesi), andrebbero ponderate con la realtà. Che parla di età media elevata (c’è ancora qualcuno che muore), personale non adeguatamente formato, mezzi e presidi di sicurezza vetusti. Era il 29 luglio quando Schifani, incontrando il vicepremier Tajani a Palermo, chiese l’aiuto del governo nazionale perché “abbiamo l’esigenza immediata di integrare mezzi e uomini del Corpo forestale. I primi stanno arrivando e ne ordineremo degli altri, ma ci servono anche mani esperte e giovani con le quali affrontare un nemico infedele come il fuoco”. In pratica un invito a concedere la riapertura della stagione dei concorsi per arrivare all’assunzione di 300-400 persone che si occupassero di prevenzione e spegnimento.

Il tappo ai concorsi è saltato grazie all’ultimo Accordo Stato-Regione, siglato dal ministro dell’Economia Giorgetti (in cambio di un maggiore impegno sul fronte della copertura del disavanzo), ma fin qui l’unica procedura che ha fatto ridere tutta Italia è quella relativa all’assunzione di 46 agenti forestali (quindi con mansioni di “ufficio”), scattata a ottobre e annullata due mesi dopo, a causa di un’imperdonabile coincidenza: primo in graduatoria è risultato il figlio dell’ex direttore generale del Corpo Forestale, al quale era spettata l’incombenza – da direttore in carica – di scegliere la commissione. Un intreccio di rapporti e di interessi che ha fatto gridare allo scandalo anche Schifani. “Rincresce per i tanti giovani che con sacrificio hanno partecipato alla prova del concorso – disse il governatore – ma l’annullamento degli atti, come indicato dal collegio ispettivo e in sintonia con la giurisprudenza amministrativa, è l’unica soluzione percorribile per ripristinare la legalità violata e consentire una partecipazione, con pari opportunità, a tutti i concorrenti. Sono certo che in poco tempo saranno selezionati i migliori”. Era l’inizio di dicembre, e nulla è accaduto.

“Occorre rimuovere tutti i vizi che sin dall’inizio gravavano sul concorso – confermò Antonello Cracolici, presidente della commissione Antimafia dell’Ars -, anche individuando i responsabili che non sono soltanto a carico della commissione, ma dell’intera procedura portata avanti dal Formez e dal dipartimento funzione pubblica. Avevo segnalato per tempo che questo concorso era a forte rischio di illegittimità e non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Resta l’amarezza per chi vi ha partecipato e che ha versato 10 euro per la prova e la figuraccia del primo concorso, dopo tantissimi anni, naufragato per irresponsabilità della macchina regionale”. Anche sul fronte delle responsabilità, ovviamente, non si è saputo granché.

Ciò che è più noto, almeno sulla carta, sono le intenzioni di Schifani & Co. per provare a potenziare l’antincendio ed evitare che la Sicilia, nei prossimi mesi, si trasformi in Sagunto. Come emerge dall’ultimo libricino sul primo anno di governo, per il 2024 sono stati assegnati al settore della forestazione 197,3 milioni di euro, utili alla prevenzione antincendio e al rafforzamento del servizio aereo (noleggio di mezzi pesanti). Ci sono anche altri 74 milioni in conto capitale ed è stata ultimata la fornitura di 109 nuove autobotti. E’ previsto, inoltre, l’utilizzo del personale dello Sviluppo rurale per lo spegnimento dei roghi, l’acquisto di mezzi e materiali innovativi, la digitalizzazione della rete radiomobile e la realizzazione della centrale operativa unica per la gestione delle emergenze. Durante l’inaugurazione della “control room” del Comune di Palermo, alla presenza del Ministro Piantedosi, Schifani avanzò un’altra promessa: “Ci doteremo di droni particolari che monitoreranno il territorio nella logica della prevenzione”. Non le stesse cineserie, inservibili, collezionate alcuni mesi prima dal governo Musumeci.

Altri 6,2 milioni di euro – e qui entra in ballo la questione del personale, in attesa dei concorsi – serviranno per aumentare il numero delle giornate da 78 a 101 per i lavoratori forestali che saranno impegnati, attraverso convenzioni con i Comuni, per la messa in sicurezza delle aree non sottoposte a pulizia da parte dei privati (questa misura è stata inserita nell’ultima Finanziaria ed è stata impugnata da Palazzo Chigi). Inoltre, è stata aggiudicata la gara per il noleggio di dieci elicotteri leggeri nel periodo dal 1° aprile al 31 ottobre 2024. Nel periodo dal 15 giugno al 30 settembre, nel parco mezzi della Regione, dovrebbero entrare (a noleggio) anche due elicotteri pesanti, previa procedura di gara. Insomma, a parole la situazione sembra migliorata. Bisognerà vedere all’atto pratico. Anche se, mai come stavolta, tutti sperano che non sia necessaria alcuna dimostrazione. Significherebbe essere nuovamente nella morsa del fuoco e non avere strumenti per salvarci.