Si mobilitano tutti quanti per Pietro Bartolo. Politici – per lui che non è un è politico ma un medico – esponenti della società civile, ora un gruppo di componenti del mondo della cultura. Di cui fa parte, ad esempio, l’attore Sergio Castellitto, assieme al collega Alessandro Haber, allo scrittore Davide Enia, al regista Gianfranco Rosi. E altri ancora. Si schierano a fianco del medico di Lampedusa, espressione dell’anti-salvinismo più accanito, della solidarietà, dell’accoglienza. Del volto buono dell’integrazione. La grande forza di Bartolo, candidato nell’Italia Insulare e centrale, è il suo popolo. Chi ha imparato ad apprezzarne le grandi doti d’umanità. Che applicate alla politica potrebbero generare qualcosa di diverso, molti sperano di meraviglioso. E siccome si fatica a trovare dei punti di riferimento ideali, al di là del contenitore del Partito Democratico, una larghissima fetta di consenso è diretta a lui, all’uomo. “L’Europa delle culture da una parte, quella dei fili spinati dall’altra – si legge nel testo dell’appello firmato dai big della cultura -. Il prossimo 26 maggio determinerà il nuovo corso della comunità che vogliamo consegnare ai nostri figli. Possiamo scegliere i muri, i confini, la sicurezza sbandierata come vessillo ma non garantita realmente, la questione climatica liquidata come un capriccio da “gretini”. Oppure possiamo ascoltare i nostri ragazzi, prenderci cura del mondo che abbiamo in prestito, ma che è già loro”. “Imparare dai nostri giovani – si legge ancora nel manifesto pro-Bartolo – l’interazione, un valore molto più alto della semplice integrazione. Accettare e governare il momento storico che viviamo, perché il mare non può essere arginato da uno scoglio. E di certo l’umanissima propensione al cambiamento, alla migrazione, non può essere fermata da un hashtag”.