Il fustigatore Massimo Giletti ha subito messo le mani avanti: “Io amo la Sicilia”. E Crocetta, che a “L’Arena” (si chiamava così in Rai) aveva annunciato l’abolizione delle province, molto incauta vista i risultati, gli è corso dietro, ergendosi a moralizzatore: “Grazie, Massimo, per le tue inchieste. Questo dimostra che hai a cuore le sorti dei siciliani”. Ha detto più o meno così l’ex governatore, prima di riavvolgere il nastro dei ricordi (“Ma non sono qui per parlare di me”) e confidare a milioni di italiani che ha fatto di tutto per abbattere i privilegi, ma che il sistema è talmente incancrenito da averlo costretto alla resa.

“Non è l’Arena”, la trasmissione di La7 che già in passato si è occupata di sprechi siciliani, anche stavolta non perdona. Tutto è cominciato da una lunga elucubrazione sui rapporti tra Massimo Giletti, il conduttore, e Gianfranco Micciché, il presidente dell’Assemblea regionale (che la trasmissione l’ha guardata da casa, immaginiamo). Tra i contributi mandati in onda dal giornalista, ce n’è uno che risale a gennaio 2018, quando – uno in studio e l’altro in collegamento – ebbero modo di confrontarsi sul tetto agli stipendi degli onorevoli, ospiti di Myrta Merlino a “L’aria che tira”. In quell’occasione Miccichè provò a parlare, ma si scontrò col vocione di Giletti che da studio montava imperioso, per sostenere le solite questioni. Tanto grandi quanto stantie. E vergogna di qua, e vergogna di là.

Poi Giletti tira fuori il titolo di qualche giorno fa su “La Sicilia”, in cui Micciché dice di non aver potuto realizzare la sua rivoluzione a causa dell’impostazione demagogica del giornalista. Apriti cielo. Il presidente dell’Ars rifiuta un’intervista con La7, una giornalista lo aspetta sotto casa e lo insegue con gentilezza per le scale, Micciché (che in post su Facebook aveva parlato di “agguato” e “violenza”), la spedisce indietro con la minaccia di querelarla. L’inviata demorde. Ma nel frattempo qualcuno le ha sfilato le chiavi dal quadro dell’automobile a noleggio, lasciata incautamente aperta fuori dall’abitazione del massimo inquilino dell’Ars. Così il giallo – chissenefrega di strade e ferrovie che non funzionano – diventano le chiavi e il carroattrezzi che viene a recuperare il mezzo. E la confidenza di un passante anonimo, che incolpa di tutto l’autista del presidente. Si impenna lo share.

Ancora una volta la Sicilia diventa teatro. L’unica che cerca di riportare la discussione su toni seri è l’ex ministra forzista Nunzia De Girolamo, moglie del ministro Francesco Boccia, che si offre come intermediaria per riappacificare i due contendenti (“Ma so che Micciché, in fondo, mi ama” sostiene Giletti) e interroga Crocetta sui risultati del suo governo, e su quella rivoluzione strombazzata ma senza esito. L’ex presidente della Regione cincischia, ricorda di aver licenziato i 21 giornalisti dell’ufficio stampa, diventa un “passacarte” di responsabilità. Dice persino di aver risanato il Bilancio della Regione: “Noi abbiamo creato utili e non disavanzo”. Assegna ad Armao, assessore di ieri e di oggi, le responsabilità del buco da 400 milioni di euro. Ma in studio non sanno nemmeno chi sia Armao. Hanno le tabelle e intendono darne sfoggio. Eccola qui, l’inchiesta dello scandalo: il Bilancio di previsione 2019 dell’Ars “brucia” 200 milioni di euro per il palazzo e i 70 deputati che lo abitano, mentre la Camera dei Deputati spagnola (con 350 inquilini) appena 86. Clamoroso!

In mezzo alle discussioni senza costrutto – di siciliano c’è solo il giornalista dell’Huffington Post, mai tenero con Crocetta – qualche servizio sui “privilegiati” dipendenti dell’Ars, che guadagnano molto più dei colleghi di palazzo d’Orleans. Un paio di inseguimenti e qualche slalom, per dire che sì, è tutto un magna magna. Qualcuno abbozza un accenno ai fondi europei, ma che palle ’sti fondi europei. In tv, la domenica sera, non tirano. O parliamo di soldi “veri” – i guadagni di Tizio, Caio e Sempronio – o comincia lo zapping. La sensazione è che al di là del privilegio di occupare un terreno di scontro col presidente dell’Ars – che bello questo tête-à-tête – non ci sia alcuna intenzione di affrontare i mali che ci affliggono. E non appena Crocetta, unico sussulto della serata, assegna al governo nazionale precise responsabilità, il collegamento cade. Benvenuti nella tv verità.

LA REPLICA DI ARMAO A CROCETTA
“Un personaggio da spiaggia come Crocetta, senza vergogna e dignità istituzionale, per cancellare il disavanzo da 2,5 miliardi € che ci hanno scaricato, mi attacca dicendo il falso sul bilancio del 2012: approvato dal suo partito, parificato dalla Corte dei conti, rispettando il patto di stabilità, e dopo una riduzione della spesa apprezzata dal Governo Monti”. Inizia così la nota di Gaetano Armao, assessore regionale all’Economia, che annuncia una conferenza stampa per domani: “Uno che ha svenduto la Sicilia con accordi capestro, portato al ridicolo la credibilità della Regione, disamministrato provocando disastri che ci affliggono ogni giorno, favorito l’ingerenza di poteri occulti a causa dei quali è indagato per gravi reati, condannato dalla Corte dei conti, si permette di parlare – attacca Armao – Una cialtronata che spiace sia stata tollerata da Giletti e da “La 7” in totale assenza di contraddittorio, insieme ad una serie di castronerie sulla Sicilia (come quella sui dipendenti o su strade e ferrovie che sono a vergognosa gestione dello Stato). Sulla vicenda dei vitalizi, non percepiti, né percepibili dai non parlamentari, preferisco non esprimermi, ma occorre una decisione seria”.