Il caso dei “buoni spesa” ha fatto esplodere per l’ennesima volta Cateno De Luca, sindaco di Messina. Il quale, oltre a rimarcare che il suo Comune è stato fra i più virtuosi nella rendicontazione degli aiuti alimentari (per 1,6 milioni) già erogati, sottolinea che “noi abbiamo speso anche l’altro 70%, inviando da due mesi la documentazione alla Regione. Ma dei soldi anticipati neanche l’ombra: e sapete perché? Perché probabilmente questi soldi non ci sono. Musumeci ha istigato tutti i siciliani e venire a bussare alla porta dei sindaci per chiedere il bonus, ma ha raccontato delle falsità. Di quei soldi è stato dato appena il 30%, ma la procedura era talmente farraginosa che molti Comuni non sono riusciti a rispettarla. Il primo Comune a fallire è stato Palermo, ecco perché Orlando non parla”. De Luca ha poi messo nel mirino l’altra “operazione carta igienica”, cioè “la Finanziaria di fuoco che, per ritardo della Regione siciliana, ha visto sbloccare soltanto i 380 milioni del fondo perequativo per i Comuni. Di tutto il resto non si sa niente. Pretendo che Musumeci si dimetta a chiede scusa a tutti i sindaci. Già del 28 marzo sapeva che quei soldi non li aveva, è solo un imbroglione politico”. Il sindaco della città dello Stretto ha contestato anche la firma dell’accordo Stato-Regione, come asserito anche in aula, a Palazzo dei Normanni, dal deputato Danilo Lo Giudice.