Teneva il mondo tra le mani. Era il padrone assoluto della procura di Palermo. Aveva il modulo. E con quel modulo poteva mettere sotto scopa tutti i presidenti e tutti gli uomini potenti. Si inventò l’inchiesta più scandalosa di tutti i tempi e su quell’inchiesta costruì il suo regno. “Ragioni di giustizia”, diceva. E così dicendo entrò trionfalmente a Palazzo Chigi e anche nei saloni del Quirinale. Lo incensarono giornali e settimanali, inviati e conduttori. Lo chiamarono pure in Guatemala. Poi, quando credette di toccare il cielo con un dito scese in politica e tentò il colpo grosso. Era un baritono voleva cantare da tenore: “All’alba vincerò”. Ma stramazzò al suolo. Fallita l’ambizione del governo ha trovato rifugio nel sottogoverno. Ma non ha esorcizzato la disfatta. Ora si è candidato a sindaco di Campobello, suo amatissimo paesello. Canterà nei matrimoni.