E’ giallo-verde ed è il suo momento. No, non è il nuovo Governo 5 Stelle-Lega. Bensì trattasi dell’avocado e no, non è – di grazia – la versione in latino di avvocato, come si addurrebbe con una istrionica battuta. È il frutto tropicale il cui utilizzo, in Italia, è ormai massiccio, prevalentemente – per usare un vocabolo nostalgicamente scolastico – nell’area settentrionale dove pullulano ristoranti orientali di ogni sorta, ma non solo. Non è difficile, a Milano, imbattersi in una cosiddetta show cooking experience, sbattuta in vetrina per il diletto e le fauci di passanti e clienti. In queste occasioni, gira e firrìa, c’è sempre di mezzo l’avocado. È dappertutto.

Mette d’accordo onnivori, vegetariani, vegani, fruttariani. L’hashtag #avocado, su Instagram, è stato digitato circa 8 milioni di volte. Sulla scena globale, gli attori commerciali sono essenzialmente il Messico, in testa, ritenuto il luogo di origine, la Repubblica Dominicana, la Colombia, il Perù, il Cile. Insomma, l’America Latina. Dall’ultimo rapporto Coop, nel nostro Paese, il frutto è risultato essere l’alimento con il trend di crescita più alto, in aumento del 78% rispetto al 2016, con oltre 8 milioni di euro di vendite nel 2017. Non a caso, da quest’anno, il prodotto è nel paniere dell’Istat.

In questo nuovo e sensibile mercato, la Sicilia ionica è una felice “primiziaˮ. Andrea Passanisi, 33 anni, catanese, una laurea in Giurisprudenza appesa al muro, intuì già nel 2010 l’approdo di questa attività, convincendo una ventina di imprenditori agricoli a consorziarsi in Sicilia Avocado. “La scorsa settimana siamo stati protagonisti al Macfrut di Riminiˮ – appuntamento unico in Europa dedicato alla frutta esotica – dice Passanisi, fondatore e Responsabile Commerciale del Gruppo, che rivela: “L’avocado, in Sicilia, esiste in realtà già dalla fine degli anni Cinquanta. Il cliente, riconoscendone gli aspetti nutraceutici, conferma il consumo. A Milano, a cui ci siamo da subito indirizzati, arriviamo in 12 ore; in Francia in 24 o 36 ore. Una filiera decisamente più corta contro quella del Cile che, via nave, impiega tra i 16 e i 28 giorni. Abbiamo dato l’opportunità di confrontare il nostro prodotto con quello estero: è stato un successoˮ, così il giovane imprenditore dalle pendici dell’Etna dove esistono le condizioni favorevoli alla coltivazione, o condizioni pedoclimatiche per usare un tecnicismo, dell’Hass: la varietà di avocado punta di diamante del territorio, con un ventaglio di raccolta di 8 mesi su 12.

Gli impianti, quelli grossi, sono innestati tra Giarre, Acireale e Fiumefreddo. Nessuna concorrenza, quindi, al contrario un’unica e virtuosa visione, commercializzazione e logistica che unisce gli operatori di Sicilia Avocado: professionisti e non, anche docenti universitari. “Ripartiamo costi e otteniamo un risultato di alto profilo. Sui ricavi applichiamo un criterio di omogeneità, ovvero ognuno guadagna sulla propria superficieˮ, afferma Andrea con palpabile passione: “Cerco di calmare il mio entusiasmo, perché ne ho troppo. Ma la vendita di un prodotto è complicata e in questo modo la semplificoˮ. È grazie anche, o forse soprattutto, all’e-commerce – esempio d’innovazione per alcuni indecifrabile – se prosegue l’opera di espansione di questo “superfoodˮ, la cui crescita della pianta ha esigenze parecchio diverse rispetto all’arancia o al limone.

La qualità dell’acqua, qui estratta a 130 metri di profondità, influisce molto su quella del prodotto finale. “Prospettiamo un anno roseo, con una produzione tra 400 e 500 mila chili. Quanto alle superfici, abbiamo raggiunto i 100 ettari ma vogliamo crescere ogni stagione. In ogni caso, non arriveremo mai ai numeri della Spagna o, fuori dall’Europa, di Israele. Preferiamo rimanere piccoli ma mantenere questo standard qualitativoˮ. Da tiratori di tanti giornalieri buttanissima miseria!, gioiamo di cotanta iniziativa e capacità, realmente un unicum che fa non soltanto la gola ma anche l’invidia di Paesi. La Nuova Zelanda, ha riportato “Il Postˮ, sta affrontando un serio problema di furti del raccolto, tanto che ne è nato un traffico illegale condotto da bande criminali che vendono gli avocado per le strade o direttamente ai locali.