Tutta da ridere la vita di Alberto Sordi, tutta da stampare. A cento anni dalla nascita di Alberto Sordi (il 15 giugno) si moltiplicano i libri a lui dedicati.

Ecco per esempio “Alberto, una vita da ridere” di Italo Moscati (Castelvecchi editore), ma sono già cento gli altri titoli su Sordi nel motore di ricerca di Ibs, ben centosessantasei se ne trovano su Amazon, e c’è tutta una vertigine di carta e colla dedicata al Dottor Tersilli, medico della muta, che ad accatastarla ne viene una scultura di carta tutta di aneddotica, di saggistica e di semiotica. Si erge, insomma, un monumento a cavallo sul centenario del Borghese piccolo piccolo, e tale è questa biblioteca monotematica, come neppure Ettore Petrolini – nel suo essere un vero Molière della scena – ha mai potuto avere.

Sordi ma non muti, è il caso di dire. Tutti, dunque, parlano dell’Albertone nazionale. La sua Storia di un italiano è, appunto, la storia di tutti ma la qualità artistica di Sordi, come ha spiegato nel suo saggio Alberto Anile – “Alberto Sordi” edito dal Centro Sperimentale di Cinematografia (con prefazione di Carlo Verdone) – si conferma attraverso le sue bugie e le sue verità, che sono proprie di un genio che va oltre la maschera di se stesso per fare da maschera a tutti.

C’è un Albertone attore e c’è un Sordi autore. La sua filmografia coincide con l’identità profonda d’Italia. Il critico televisivo Italo Moscati, appunto, analizza lo studio minuzioso che Sordi soleva fare dei suoi personaggi, frutto sempre di una osservazione sistematica, minuziosa dell’altro, il vicino, il passante di quella folla anonima che si divertiva a guardare dalle finestre di casa già da bambino a Trastevere.

Sordi è un incomparabile attore comico rimasto per sempre vivo nella nostalgia di chi gli è stato contemporaneo e di chi potrà conoscerlo studiandolo ma il suo talento non si è fermato a quel che portava sul set, nel suo presente.

I suoi esordi, la sua carriera e la sua popolarità si specchiano nelle locandine, nei singoli fotogrammi e nei ritornelli musicali – per non dire nei tormentoni – per raccontare, nel riflesso di questo sabba editoriale, gli anni italiani dal fascismo al dopoguerra, dal boom industriale agli anni bui del terrorismo, fino ai difficili anni ’80 quando gli sceneggiatori, volendo affrontare il Caso Gladio, pensano a un ruolo per Sordi.

La riedizione dell’opera di Giancarlo Governi edita da Fandango Libri in uscita il 4 giugno, racconta anche un sodalizio umano, quello che legò l’autore a Sordi, con il quale collaborò per circa due anni all’avventura televisiva di grande successo, “Storia di un italiano”. Governi ha visionato centinaia di film dell’attore per conservarli museo sordiano ubicato all’interno della famosa villa Sordi, dimora privata e accessibile solo agli amici più cari e fidati, una sorta di “Vittoriale” di cimeli, ambientazione e memorie.

Nulla si butta di Sordi e c’è “La Roma di Alberto Sordi” di Valeria Arnaldai, editrice Olmata: un viaggio nei quartieri della città da cui Sordi non volle mai allontanarsi, eccetto la breve parentesi milanese della sua giovinezza (un vero e proprio mistero, questo del soggiorno a Milano). Con Nicola Manuppelli c’è ancora un “A Roma con Alberto Sordi”, di Giulio Perrone editore che, come i precedenti titoli, è un lavoro di prossima uscita in libreria, anticipati nel mese di Maggio da un “Alberto Sordi segreto, amori nascosti, manie, rimpianti, maldicenze” di Igor Righetti, edizioni Rubbettino, che si avventura a indagare la vita privata di cui l’attore, riservatissimo era molto geloso, e da un “Alberto racconta Sordi, confidenze inedite sull’amore, arte e altri rimpianti” di Maria Antonietta Schiavina, edizione Mondi, chiacchiere registrate con l’attore e trascritte.

Attore, capace solo lui di svelarsi livido sotto il belletto; autore – artefice di vero cinema – ma anche un personaggio perfetto per diventare letteratura, questo è Sordi. Tutto da ridere, Sordi. Tutto da leggere. Il prossimo libro su di lui, uno di pura letteratura.