Con una arroganza che calpesta il buon senso, il buon gusto e il senso della misura, il Balilla ha indossato l’orbace del gerarca e si è proclamato capo indiscusso dei patrioti di Sicilia. Dopo avere avocato a sé tutti i poteri si è affacciato, procace e ardimentoso, al balconcino dell’agenzia Italpress ed ha diramato gli ordini non solo ai suoi compagni di partito, come Salvo Pogliese, degradato al ruolo di caporale di giornata, ma anche agli alleati di centrodestra, da Renato Schifani a Matteo Salvini, ritenuti ormai dei collaborazionisti e nulla più. “Il sindaco di Catania spetta a noi e noi ce lo prenderemo. Nessuno si azzardi ad avanzare altre candidature”, ha intimato col tono trombonesco e pettoruto del federale. Poi ha annunciato che il nome del prescelto sarà fatto direttamente da Giorgia Meloni. Contestazioni? Nessuna. Credere, obbedire, combattere.