Le prime grane per Enrico Letta alla guida del Pd arrivano dal suo stesso elettorato che, secondo un recente sondaggio, non avrebbe gradito (75%) la pubblicazione di un tweet a favore di Fedez. Schiacciarsi sulle posizioni di un artista, che molti giudicano la vera anima della sinistra in Italia, non nobilita chi di quella sinistra fa parte e negli anni non è riuscito a farsi promotore di un cambiamento profondo nel Paese. Anche l’altra battaglia di Letta, quella sullo Ius Soli (proposta dal neo segretario nel giorno del suo insediamento), raccoglie scarse adesioni. Il 65% dell’elettorato dem non la trova prioritaria in questo momento storico. Gli altri problemi, invece, arrivano dai primi segnali di ricompattamento del centrodestra in vista delle prossime Amministrative. Un cenno positivo di Giorgia Meloni, infatti, potrebbe dare il via libera alla candidatura di Guido Bertolaso a Roma e di Gabriele Albertini a Milano: entrambi, fra l’altro, sarebbero in lieve vantaggio sui candidati della sinistra (uno, forse, è Zingaretti; l’altro, Sala). La leader di Fratelli d’Italia ieri ha tranquillizzato la Lega, dicendo di non aver posto alcun veto sulle proposte di Salvini. A Torino il centrodestra potrebbe completare l’en plein con Damilano. Sarebbe un autentico disastro per il segretario del Pd: le Comunali, in città così importanti, sono il primo banco di prova del nuovo corso. Il confine fra bene, male e malissimo è molto sottile.