Dopo 10 anni il catanese Giovanni La Via potrebbe vedersi sbarrata la strada per Bruxelles. Direttamente da Silvio Berlusconi, che al termine di un summit con Miccichè ad Arcore, avrebbe deciso la rosa dei candidati per le prossime Europee nella circoscrizione Isole: ci sarebbe lui, capolista, ovviamente, poi i palermitani Saverio Romano e Giuseppe Milazzo e infine, fra gli uomini, il sardo Cicu (confermato). Anche se nel pomeriggio il partito si è affrettato a smentire che si tratti di una rosa definita, il nome di La Via divide. In Europa dal 2009, quando l’agronomo catanese fu eletto con il Popolo della Libertà dopo aver ricoperto per tre anni il ruolo di assessore tecnico nelle giunte Cuffaro e Lombardo, La Via si è dedicato anima e corpo all’Unione. Nel 2013 è stato addirittura capodelegazione per il Pdl all’interno del Partito Popolare Europeo.

E dalla famiglia dei popolari (europea s’intende) non è mai uscito. Da quella del Pdl sì. Lo strappo risale al novembre 2013, quando decise di seguire Angelino Alfano nella deriva del Nuovo Centro Destra (e venne rieletto in Europa con oltre 56 mila voti). Un’esperienza governativa, al fianco dei governi di sinistra (Letta, Renzi e Gentiloni) e lontano da Silvio Berlusconi, rinnegato anche dal suo delfino, l’ex ministro della Giustizia. Non solo: perché La Via si macchierà di un altro peccato inconfessabile: alle ultime elezioni Regionali, era il candidato vice-presidente (in quota Alternativa Popolare) di Fabrizio Micari, il rettore di Palermo e leader del centrosinistra. Il papabile successore di Crocetta il cui prestigio politico naufragò presto in campagna elettorale. Non solo: perché La Via si macchierà di un altro peccato inconfessabile: alle ultime elezioni Regionali, era il candidato vice-presidente (in quota Alternativa Popolare) di Fabrizio Micari, il rettore di Palermo e leader del centrosinistra. Il papabile successore di Crocetta, il cui prestigio politico naufragò presto in campagna elettorale.

Solo lo scorso autunno, in una convention celebrata nella sua Catania, La Via è tornato a bordo di Forza Italia, rinnegando il suo precoce tradimento. Giusto in tempo – credeva il politico di lungo corso – per rimettersi in pari e tentare di strappare un seggio in Europa per la terza volta consecutiva. Ma non aveva fatto i conti con gli equilibri del partito che in Sicilia è retto da Gianfranco Micciché, palermitano doc, che non può e non vuole accettare l’esclusione di un suo uomo – Giuseppe Milazzo – dalla lista. La Via non avrebbe preso bene la decisione di Arcore e ha manifestato l’idea di rimanere in campo. Senza un simbolo e un gruppo pronto a sostenerlo difficilmente potrà farsi largo. Anche se la base catanese del partito è già in subbuglio: oltre alla sua esclusione si paventa, all’orizzonte, quella di un altro etneo doc, Basilio Catanoso.