Non è ancora il momento del requiem, ma poco ci manca. Il Movimento 5 Stelle è in crisi anche all’Ars. E non da ora. Il più deluso di tutti è Sergio Tancredi, deputato regionale di Trapani, giunto alla seconda legislatura. Tancredi è tra i grillini che mercoledì pomeriggio hanno scelto di non votare l’esercizio provvisorio. Ma, soprattutto, è l’unico che il giorno prima – mentre il governo veniva trafitto sull’articolo 1 – aveva incrociato le braccia e deciso di non partecipare. In segno di protesta rispetto alla posizione dei colleghi, già ebbri per aver fatto saltare in aria quel che restava della maggioranza.

Onorevole Tancredi, a cosa deve il non-voto di martedì pomeriggio?

“Il motivo è tecnico. Il comma 1 è una norma obbligatoria, che non ha nulla di politico. Su questo comma, teoricamente, il gruppo deve muoversi seguendo le indicazioni della commissione di merito. Io non posso bocciare un articolo obbligatorio per legge, che non fa alcun danno al governo, ma serve soltanto a buttare la palla in tribuna. E che inoltre mette a rischio l’esercizio provvisorio e tutta la macchina burocratica: stipendi, pensioni, eccetera… La decisione del gruppo è stata una mancanza di rispetto verso i componenti della commissione”.

Anche lei fa parte della commissione Bilancio. Ha provato a spiegarlo ai colleghi?

“Io e Luigi Sunseri li abbiamo messi in guardia: poi mi sono rifiutato di votare. Votare contro mi sembrava una stupidaggine”.

Nei corridoi di palazzo dei Normanni si sussurra che Tancredi sia il più critico, e non da ora, verso le posizioni del Movimento. Ci spiega la genesi di questo malumore?

“Io ho sempre separato il momento della campagna elettorale dall’attività parlamentare. Quando la campagna finisce, siamo tutti chiamati – maggioranza e opposizione – a fare gli interessi della Sicilia. Non ho mai valutato in maniera aprioristicamente negativa ciò che mi veniva proposto, ma ho sempre cercato di entrare nel merito. E’ questo lo spirito del Movimento 5 Stelle: se una proposta ci piace la votiamo, altrimenti no”.

Non tutti all’interno del M5s la pensano come lei.

“Da lì nascono le mie continue lamentele e osservazioni rispetto a una linea divenuta oltranzista e costantemente negativa. Parte del gruppo sta iniziando a rendersi conto che ho sempre detto la verità: e cioè che non stiamo facendo quello che è richiesto al Movimento 5 Stelle. Ma che la nostra è un’opposizione senza costrutto e visione politica. Basta analizzare i fatti”.

Quali sono i fatti?

“Tornando all’esercizio provvisorio, sono rimasto sbalordito di fronte alla posizione del capogruppo (Giorgio Pasqua) che ha deciso di votare contro un emendamento che garantiva di sbloccare l’attività della Crias per i prossimi quattro mesi. E’ una scelta che avrebbe danneggiato l’attività degli artigiani. Una cosa che per il Movimento 5 Stelle non può esistere. L’interesse generale viene prima dell’interesse di partito. Così io e altri cinque colleghi abbiamo scelto di non votare affatto”.

Perché questa linea oltranzista, secondo lei?

“Credo che una parte del gruppo interpreti in maniera troppo rigida il fatto di stare all’opposizione. Più volte è stato rimarcato il concetto che “noi abbiamo perso le elezioni e quindi siamo contro”: io questo non lo posso accettare. E’ un elemento che si è acuito da quando è andato via Giancarlo…”.

Quanto pesa l’assenza di Cancelleri?

“Molto. E’ uno che ha sempre saputo separare la campagna elettorale dall’attività parlamentare. Era stato lui stesso a lanciare dei messaggi al governo: si ricorda quando propose a Musumeci di prendere un foglio bianco, due penne e scrivere insieme le cose da fare?”.

Musumeci ha risposto picche. Col senno di poi, avrebbe funzionato?

“Secondo me non eravamo ancora maturi. Ma ora è il momento di fare qualcosa in più per la Sicilia, e di farlo tutti quanti. Considero Giancarlo un deputato regionale in prestito al governo nazionale, ma il venir meno della sua presenza ha aumentato le distanze dentro il Movimento”.

Qualcuno lo ha contestato perché ha abbandonato un ruolo elettivo, quello di deputato regionale, in cambio di una nomina a vice-ministro.

“Io invece apprezzo quello che ha fatto, e ci tengo a rimarcarlo: ha tentato di accorciare la distanza fra la Sicilia e il governo centrale, abbandonando una posizione comoda per intraprendere un percorso accidentato. Lo ha fatto nell’interesse di tutti, soprattutto dei siciliani. Per me ha un valore incommensurabile”.

Esiste l’ipotesi di scissione nel Movimento 5 Stelle?

“Non posso escluderla, ma io posso rispondere soltanto delle mie azioni. Mi fa piacere che una parte del gruppo abbia compreso le mie ragioni e stia maturando una certa predisposizione a un tipo di lavoro differente. Se questa rigidità porterà a una frattura non lo posso sapere, lo valuteremo insieme nei prossimi giorni”.

Ha valutato il rischio espulsione?

“Mi dispiacerebbe molto se dovesse presentarsi questa ipotesi. Io mi assumo sempre le mie responsabilità e ritengo di portare avanti al 100% le posizioni del Movimento. Se poi il M5s, nell’accezione attuale, ha avuto una virata oltranzista, non sono io che sono cambiato, ma loro”.

Musumeci più volte l’ha elogiata pubblicamente. Ad esempio, complimentandosi durante il dibattito sulla questione morale. Com’è il rapporto con il presidente della Regione?

“E’ un rapporto che affonda le radici nella scorsa legislatura, in cui eravamo entrambi all’opposizione. La mia visione di servizio per la Sicilia mi accomuna a quella del presidente, che considero una persona perbene. Vorrebbe elevare gli standard della Regione, ma è chiaro che fin qui le fibrillazioni politiche hanno imbrigliato l’attività legislativa e determinato le difficoltà attuali”.

Qual è il suo giudizio sull’esercizio provvisorio appena approvato?

“Nel testo finale, rispetto a quello soppresso il giorno prima, cambia solo la durata: quattro mesi anziché tre. Sono stati impinguati i capitoli che altrimenti, per via dei dodicesimi, sarebbero rimasti a zero. Ma di politico c’è davvero poco, a parte un paio di norme che potevano essere trasfuse nella Finanziaria. Su quelle avrei potuto condividere un’eventuale reprimenda in aula, ma il resto è aria fritta. Vede, rischio di ripetermi, ma il problema è di visione: io che sono al secondo mandato, non voglio seguire la filosofia del “tanto peggio, tanto meglio”, ma fare l’interesse dei siciliani. Come mi ha insegnato il Movimento”.

Ma alla scadenza del secondo mandato, per le regole interne, non potrà più ricandidarsi…

“Ne sono già cambiate di cose. Non escluso che il Movimento 5 Stelle, da qui a tre anni, possa cambiare anche questa”.

Un commento sulle dimissioni di Luigi Di Maio da capo politico.

“Luigi è una persona che ha fatto tanto, ma ha commesso anche tanti errori. Probabilmente per l’enorme pressione che ha dovuto sopportare dall’interno”.

Dove ha sbagliato?

“Uno degli errori più clamorosi è stato delegare a Rousseau tutte le scelte; l’altra abbandonare i meetup. Questa cosa ha fatto allontanare milioni di persone. Luigi avrebbe fatto meglio ad ampliare il gruppo di persone con cui confrontarsi e rendere più orizzontali le decisioni. Siamo in una fase di grande fibrillazione e fin quando non riusciremo a riaffermare le finalità del Movimento, lasciando da parte l’interesse politico-elettorale, difficilmente recupereremo il terreno perduto. Sono stanco di una campagna elettorale perenne”.

Sergio Tancredi ha messo in conto di poter cambiare partito o gruppo parlamentare?

“Non lo so. Ma un concetto voglio ribadirlo: io sono rimasto l’attivista che dal 2010 lavora nell’interesse generale. Se gli eventi mi porteranno a fare altre scelte, ne prenderò atto. La politica cambia in maniera molto rapida: quando ci sono decisioni importanti da prendere, bisogna sempre metterci la faccia e avere l’onestà intellettuale di capire se quello che si sta facendo è giusto o sbagliato. Io penso di essere nel giusto, di lavorare nell’interesse della Sicilia e soprattutto non ho nemici. Questo mi permette di valutare in maniera serena quello che mi viene proposto”.