Recita da mattina a sera la giaculatoria che la Sicilia deve puntare le carte del proprio sviluppo su turismo e beni culturali. Ma poi non riesce a trovare il coraggio di sganciarsi da quell’assessorato. E sta lì a governare un settore delicatissimo nei ritagli di tempo che gli restano tra i doveri imposti dal cerimoniale di Palazzo d’Orleans e una gita in trenino nell’immancabile Ambelia, la stazione di monta meglio conosciuta come il centro del mondo. C’è poco da fare. Musumeci non mollerà mai l’assessorato ai Beni Culturali, preso in mano cinque mesi fa dopo la tragica fine di Sebastiano Tusa. Per carità, l’interim rientra nei suoi poteri di Governatore della Sicilia. Ma il dato di fatto è che da cinque mesi un assessorato così importante e così strategico viene utilizzato, come una foresteria della Presidenza. E solo per spartire incarichi di sottogoverno.